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Scuole private Uk: i Laburisti vorrebbero eliminare le esenzioni fiscali

La tassazione proposta dal Labour Party comporterebbe un aumento delle rette del 20%. L’opinione pubblica sembra divisa
Credit: cottonbro studio 
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6 ottobre 2023 Aggiornato alle 12:35

Gli studenti di Eton, il prestigioso college privato nel Regno Unito, vagano tra i maestosi edifici secolari indossando con fierezza il classico tight, l’uniforme che è ormai un’icona del mondo dell’istruzione britannica. Fondata nel XV secolo, Eton è solo una delle tante scuole private inglesi: il futuro, però, sembra essere minacciato dal fervore politico che le circonda. O meglio, che circonda le loro esenzioni fiscali.

Il Labour Party, nel tentativo di stabilire un’agenda politica improntata all’uguaglianza, ha annunciato la sua intenzione di eliminare le esenzioni fiscali di cui godono le scuole private una volta ottenuta una (probabile) vittoria alle elezioni del prossimo anno. Una mossa ambiziosa che potrebbe fruttare all’erario pubblico oltre 2 miliardi di euro ma, allo stesso tempo, una decisione che ha scatenato una polemica senza precedenti, con la destra che grida alla “guerra di classe”. L’idea di tassare le scuole private, però, gode di un considerevole sostegno nell’opinione pubblica.

Infatti, il 50% degli elettori è a favore della misura, e soltanto l’11% vorrebbe che le scuole private mantenessero il loro status quo, che le rende esenti dall’Iva grazie alla loro registrazione come enti caritatevoli. Per i Laburisti colpire le “scuole dei ricchi”, frequentate solo dal 7% degli studenti, sembra essere un modo efficace per guadagnarsi il favore del popolo. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Dietro questa politica si nascondono, in effetti, alcune conseguenze impreviste: la tassazione delle scuole private, che comporterebbe un aumento delle rette del 20%, danneggerebbe soprattutto il ceto medio.

In quest’ottica, si stima che fino a 90.000 studenti potrebbero essere dirottati verso un settore pubblico già sovraffollato, comportando un aggravio di quasi mezzo milione di euro per i contribuenti. Inoltre, molte piccole scuole private potrebbero essere costrette a chiudere, mentre altre dovrebbero ridurre le dimensioni delle classi o tagliare corsi meno frequentati o, ancora, ridurre i programmai di borse di studio. E gli istituti più prestigiosi, come Eton (che costa quasi 60.000 euro l’anno) diventerebbero accessibili solo ai figli degli oligarchi internazionali.

Il dibattito non è nuovo

Il dibattito sulle scuole private e il loro impatto sulla società britannica non è certo una novità. Anche se educano solo il 7% degli studenti, queste istituzioni sfornano una percentuale sproporzionata di figure di spicco in vari settori. Per esempio il 65% dei giudici superiori, il 59% dei diplomatici e persino il 44% dei commentatori dei giornali e degli attori proviene da istituti privati. Senza contare che molti leader politici britannici, inclusi Boris Johnson e David Cameron, sono ex studenti Eton.

È però doveroso sottolineare che questi college non sono solo centri di elitismo, ma offrono una formazione d’eccellenza, con classi talvolta composte da soli 2-3 studenti, e preparano gli studenti per le ammissioni a Oxford e Cambridge. Ma è innegabile che il loro costo medio (di oltre 15.000 sterline l’anno, circa 18.000 euro) rappresenti un ostacolo per molti, anche se le borse di studio sostengono fino al 20% degli studenti e dunque consentono l’accesso a un gruppo più diversificato.

La discussione sul futuro delle scuole private in Inghilterra è dunque destinata a rimanere al centro del dibattito politico e sociale: mentre l’idea di eliminare le esenzioni fiscali potrebbe sembrare una mossa per raggiungere la parità e l’uguaglianza, i detrattori avvertono che potrebbe portare a un livellamento verso il basso. Una cosa è certa: il dibattito continuerà a infiammarsi nelle prossime elezioni. E oltre.

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