Ambiente

Via libera al giacimento petrolifero inglese di Rosebank

Il governo conservatore approva le perforazioni in nome della sicurezza energetica. Per gli ambientalisti, invece, si tratta di una mossa da “irresponsabili”
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28 settembre 2023 Aggiornato alle 17:00

I piani britannici per fermare la crisi climatica-ambientale e raggiungere il Net Zero sono sempre più a rischio.

Il governo conservatore del premier inglese Rishi Sunak ha dato l’autorizzzazione alla società energetica Equinor per uno dei più grandi progetti Oil & Gas degli ultimi anni, permettendo le perforazioni nel giacimento di Rosebank, situato nel Mare del Nord.

La scelta governativa è stata giustificata dallo scopo di garantire la certezza dell’approvvigionamento energetico nazionale, soprattutto dopo l’intensificarsi della crisi energetica che ha colpito il continente europeo, fra inflazione e guerra in Ucraina.

«Continueremo a sostenere l’industria del petrolio e del gas del Regno Unito per garantire la nostra sicurezza energetica, per far crescere la nostra economia e aiutarci a realizzare la transizione verso un’energia più economica e più pulita», ha dichiarato la ministra della Sicurezza energetica Claire Coutinho.

Secondo il governo conservatore lo sfruttamento del giacimento di Rosebank avrà una minore intensità di emissioni di gas alteranti rispetto ai precedenti progetti legati alle risorse fossili, grazie all’elettrificazione del processo di estrazione del petrolio e del gas naturale.

Il gruppo norvegese Equinor ha confermato che le procedure di estrazione inizieranno nel periodo fra il 2026 e il 2027, con un raggiungimento della piena elettrificazione dei processi entro il 2030.

Nonostante i dubbi da parte di numerosi esperti e le forti proteste delle organizzazioni ambientaliste, il premier inglese ha mantenuto inflessibilmente la sua posizione politica, ribadita ripetutamente negli ultimi mesi, sostenendo che la Gran Bretagna avrà bisogno delle risorse fossili nei prossimi anni.

Per Rishi Sunak i piani di mitigazione climatici richiedono cambiamenti troppo rapidi, esigenti e complessi per l’attuale società britannica: «Se continuiamo su questa strada, rischiamo di perdere il popolo britannico e la conseguente reazione negativa non sarebbe solo contro certe politiche specifiche, ma contro la più ampia missione climatica», ha ribadito in una conferenza stampa.

Il giacimento di Rosebank, situato a oltre 80 km a nord-ovest delle isole Shetland, dovrebbe arrivare a produrre fra i 300 e i 500 milioni di barili di petrolio, con la creazione teorica di 1.600 posti di lavoro. Che si andranno ad aggiungere ai 200.000 impieghi collegati all’industria Oil & Gas presente nel Mare del Nord, nonostante negli ultimi 20 anni la produzione di petrolio si sia ridotta di quasi 2/3.

L’andamento negativo della produzione e la necessità di accelerare l’implementazione delle fonti rinnovabili non hanno fatto desistere il governo inglese, che prevede di recuperare 50 miliardi di sterline di entrate fiscali nei prossimi 5 anni.

L’avvio di questo progetto causerà notevoli danni ambientali con il rilascio stimato di 200 milioni di tonnellate di CO2, aggravando il cambiamento climatico.

L’esponente del Green Party, Caroline Lucas, ha accusato i conservatori di essere degli irresponsabili: «È moralmente osceno dare la luce verde all’uso di questo enorme giacimento di petrolio. Il governo dovrà assumersi le sue responsabilità».

Mentre il gruppo attivista Uplift ha fatto notare che la maggior parte del petrolio estratto non andrà a beneficio dell’economia inglese, in quanto verrà raffinato all’estero: «Approvando Rosebank, Rishi Sunak ha confermato che non gliene importa nulla del cambiamento climatico», ha affermato Tessa Khan, attivista di Uplift.

Invece il leader del Labour Party, Keir Starmer, ha affermato che non revocherà la licenza appena approvata una volta al governo.

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