Ambiente

Uk: gli attivisti drappeggiano la casa di Sunak

Greenpeace Uk ha rivendicato il blitz alla residenza del premier inglese nello Yorkshire. Un gesto contro le nuove trivellazioni nel Mar del Nord
Credit: EPA/HANDOUT/LUCA MARINO
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4 agosto 2023 Aggiornato alle 20:00

Vernice sui monumenti, sit-in in mezzo alla strada, flash mob davanti ai palazzi del potere. Non avevamo fatto in tempo ad abituarci alle nuove ecoribellioni che ora sembra già tutto “vecchio”.

Il 3 agosto gli attivisti di Greenpeace Uk hanno pacificamente occupato il tetto della casa del Primo Ministro inglese Rishi Sunak mentre era in vacanza in California con la famiglia.

Come riportato da diverse agenzie inglesi, tra le quali Reuters, quattro manifestanti si sono arrampicati in cima alla residenza da 2 milioni di sterline del premier britannico nel North Yorkshire alle 8 del mattino. Hanno drappeggiato il palazzo con 200 mq di tessuto nero ed esposto uno striscione con la scritta “Rishi Sunak: i profitti petroliferi o il nostro futuro?” per poi scendere alle 13,15 ed essere arrestati. La polizia l’ha definita una grave violazione della sicurezza.

L’immagine degli attivisti è stata pubblicata da Greenpeace Uk stessa, che si è così autodenunciata e ha voluto lanciare un chiaro messaggio al leader conservatore, reo di aver firmato nuove concessioni di estrazione petrolifere nel Mar del Nord.

Come riporta The Guardian, una delle manifestanti, Alex Wilson, ha rilasciato un video messaggio dalla scena della protesta dicendo: “Siamo tutti qui perché Rishi Sunak ha aperto la porta a una nuova frenesia di trivellazione mentre ampie zone del nostro mondo sono letteralmente in fiamme. Questo sarà un disastro per il clima”.

Per Greenpeace Uk l’intento non violento dell’assalto è stato subito comunicato: il gruppo avrebbe bussato alla porta della residenza dicendo “Questa è una protesta pacifica”, ma non ci sarebbe stata risposta. Lo stesso giorno un’altra manifestazione si è tenuta davanti al 10 di Downing Street, storico domicilio londinese del premier.

La miccia della protesta è stato l’impegno congiunto del governo con la North Sea Transition Authority (Nsta) per concedere 100 licenze all’estrazione di petrolio e gas “che continueranno a essere soggette a un test di compatibilità climatica”, spiega un comunicato pubblicato sul sito stesso del governo inglese.

La decisione è parte della spinta per rendere la Gran Bretagna più indipendente dal punto di vista energetico. “Il Comitato indipendente per i cambiamenti climatici prevede che circa un quarto della domanda di energia del Regno Unito sarà ancora soddisfatta da petrolio e gas quando il Paese raggiungerà la net-zero nel 2050: il Governo vuole garantire così l’approvvigionamento interno e ridurre la dipendenza da stati ostili”, riporta la nota.

Il premier inglese punta così a ridurre importazioni a emissioni più elevate e “a proteggere più di 200.000 posti di lavoro in un settore vitale”. A dimostrazione di questo impegno, Sunak il 31 luglio ha visitato un sito di infrastrutture energetiche critiche nell’Aberdeenshire. «Abbiamo tutti assistito a come Putin abbia manipolato e armato l’energia, interrompendo l’offerta e bloccando la crescita nei Paesi di tutto il mondo», ha dichiarato il Primo Ministro.

La Gran Bretagna punta a diventare leader europeo nell’industria di utilizzo e stoccaggio della cattura del carbonio, rendendo il Mare del Nord uno degli ambienti aziendali più attraenti per questa tecnologia (tecnicamente chiamata Ccus). Per farlo, si è impegnato a fornire fino a 20 miliardi di sterline di finanziamenti.

Dure le critiche al Piano da parte dei laburisti, che hanno accusato Rishi Sunak di aver intrapreso una “guerra culturale sul clima” facendo anche a meno del ministro per il Commonwealth, lEnergia, il Clima e lAmbiente, Zac Goldsmith, che a giugno aveva dato le dimissioni proprio per dissenso sulla politica green del Governo.

Secondo Greenpeace Uk, la ricerca di nuovo petrolio nel Mare del Nord non farà nulla per aumentare la sicurezza o abbassare le bollette. “Solo un impegno per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica può”, sostiene l’Ong.

“Quando il petrolio viene perforato dal Mare del Nord, l’80% viene esportato. Il Regno Unito dovrà riacquistarlo al prezzo del mercato internazionale perché il petrolio appartiene alle aziende che ottengono la licenza per trivellare e lo venderanno al miglior offerente”.

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