Sessismo e pubblicità: il caso della discoteca di Treviso

Nella provincia di Treviso, l’annuncio di un evento in discoteca ha scatenato una tempesta di indignazione e riflessione sulla cultura dello stupro e il sessismo nel marketing. Un volantino che raffigurava una giovane ragazza in uno stato di estrema vulnerabilità, accanto al testo “Sballo: la notte senza freni”, è stato ritirato dagli organizzatori del Quadrifoglio di Monfumo, ma non prima di aver scatenato polemiche.
La radice del problema: pubblicità e sessismo
Il volantino del Quadrifoglio è un esempio lampante di come la pubblicità possa essere utilizzata in modo irresponsabile per promuovere stereotipi dannosi e alimentare la cultura dello stupro. L’immagine della giovane donna in una posizione di estrema vulnerabilità (inginocchiata in un bagno davanti al gabinetto) è un richiamo alla sessualizzazione e alla degradazione delle donne; il testo “Sballo: La notte senza freni” sembra poi normalizzare comportamenti pericolosi e irresponsabili. Inoltre per donne (alla stregua di una merce di scambio) era previsto l’ingresso omaggio entro mezzanotte.
Questo, però, non è un caso isolato. La pubblicità sessista è onnipresente nella nostra cultura, ed è stata oggetto di critica da parte di teorici e attivisti femministi per decenni. Libri come Il secondo sesso di Simone de Beauvoir e La camera chiara di Susan Sontag hanno analizzato il modo in cui l’immagine delle donne è stata distorta e oggettificata nei media e nell’arte.
La reazione pubblica: dalla critica all’azione
La reazione al volantino del Quadrifoglio è stata rapida e potente. Annachiara Sarto, presidente dell’associazione Protection4Kids, ha definito il volantino come «misogino, sessista e maschilista» e ha sollecitato un’analisi critica del linguaggio utilizzato.
Tuttavia, la protesta generale non si è limitata solo alle parole. Il progetto editoriale thePeriod ha lanciato l’iniziativa per la realizzazione della prima Rape Culture Map, una mappa interattiva che consente a chiunque di segnalare luoghi in cui il sessismo è evidente e tollerato nell’indifferenza generale. L’idea è emersa in risposta al caso McFit (con l’orinatoio a forma di bocca femminile) e ha rivelato una realtà disarmante di pubblicità sessista, segnali e manifestazioni di comportamenti discriminatori.
Il futuro dell’attivismo femminista
L’iniziativa della Rape Culture Map rappresenta un esempio di come l’attivismo digitale e le piattaforme social possano essere utilizzate per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere il cambiamento sociale. Ma questo non deve rimanere confinato alla sfera virtuale. È essenziale educare le nuove generazioni sulla consapevolezza verso le informazioni che vengono veicolate.
Le diverse segnalazioni già registrate sulla mappa dimostrano quanto sia diffusa la cultura dello stupro e ben visibile e tollerata nell’indifferenza generale; raramente, infatti, questi atti violenti vengono riconosciuti e affrontati come problemi concreti al di fuori delle singole bolle social e/o femministe.
Con l’obiettivo di attuare (concretamente) un’azione sociale e politica, l’iniziativa della mappa coinvolge direttamente le istituzioni (come l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria - Iap e il Dipartimento delle Pari Opportunità del Governo), a cui verranno inviati i dati della mappa per affrontare il sessismo nella pubblicità e nelle rappresentazioni dei generi.
La lotta per l’uguaglianza di genere è una sfida continua ma oltre alla critica, all’azione e all’educazione, bisogna creare strumenti innovativi per sconfiggere l’indifferenza di massa.