Diritti

Ecco perché Musk non vincerà il premio Sacharov 2023

Tra i candidati al riconoscimento del Parlamento Ue per la libertà di pensiero si intravede anche il nome di Elon (e di Mahsa Amini). Eppure, sembra che X sia il social per eccellenza dell’hate speech
Credit: Getty images 
Tempo di lettura 3 min lettura
4 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

La diffusione (in crescita) di complottismi, estremismi e discorsi d’odio su X, il fu Twitter, sembrerebbe aver convinto il gruppo del Parlamento Europeo Identità e Democrazia a candidare Elon Musk al premio per la libertà di pensiero.

Secondo il report del Center for Countering Digital Hate (Ccdh), l’ex social dell’uccellino non rimuove il 99% dei contenuti d’odio pubblicati dagli utenti che hanno sottoscritto l’abbonamento a Twitter Blue per ottenere maggiore visibilità. Dall’inizio del 2022, il Ccdh ha trovato più di 1 milione e 700.000 tweet contenenti insulti verso la comunità Lgbtq+. Come aveva dichiarato la presidente del centro Imran Ahmed «non si tratta di un incidente. Elon Musk ha strizzato l’occhiolino a tutte le persone razziste, omofobe, transfobiche incoraggiandole a stare su Twitter».

Ma facciamo chiarezza: non c’è la minima chance che il premio Sakharov venga assegnato a Musk, dal momento che Socialisti, Popolari e Renew Europe hanno nominato Jina Mahsa Amini (la ragazza curda morta un anno fa mentre si trovava sotto custodia della polizia iraniana) e il Movimento femminista delle donne e del popolo iraniano, sceso in piazza al grido di Jin, Jîyan, Azadî‎ (Donna, Vita, Libertà), slogan curdo simbolo dell’autodeterminazione delle donne contro il regime del Paese.

Occorre essere realisti e dire che questo riconoscimento ha un mero valore simbolico e non darà un effettivo contributo alla liberazione delle iraniane; ma pensare di paragonare il miliardario che ha contribuito alla proliferazione di contenuti discriminatori di ogni tipo a un movimento per i diritti delle donne è quantomeno irrispettoso nei loro confronti.

I Sovranisti che cavalcano la sacrosanta difesa delle persone oppresse dai regimi autoritari sono gli stessi politici che, a più riprese, hanno bloccato gli account di giornalisti considerati fastidiosi o che, in realtà locali, hanno impedito alle donne musulmane di fare il bagno con i propri abiti. In questi casi, evidentemente la libertà di pensiero non sembrerebbe avere alcun valore.

La diffusione di disinformazione, odio, disumanità e discriminazione non è un valoroso contributo alla libertà di pensiero, ma solo alla libertà di disumanizzare il prossimo, manipolando la realtà a proprio piacimento.

Leggi anche
Social Network
di Azzurra Rinaldi 3 min lettura
Social network
di Marco Biondi 3 min lettura