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Immigrazione: che cos’è il Regolamento di Dublino?

Approvato nel 1990, è stato il primo accordo in materia di diritto d’asilo in Ue; all’epoca fu firmato dai Paesi che facevano parte della Comunità europea. Com’è cambiato negli anni?
Credit: James Beheshti 

Ogni volta che si affronta il tema dell’emergenza migranti, ci si interroga riguardo le leggi che dovrebbero frenare l’emergenza stessa. Tra queste, anche il Regolamento di Dublino.

Regolamento di Dublino: cos’è e come nasce

Il Regolamento di Dublino è stato il primo accordo per stabilire regole europee in tema di diritto di asilo, “i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione)”, nell’ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva Ue.

Il Regolamento fu approvato il 15 giugno 1990 nella capitale irlandese, siglato dai Paesi che al tempo facevano già parte della Comunità europea (inizialmente Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito; poi Austria e Svezia e in ultimo la Finlandia) e da alcuni Stati che non ne facevano parte come Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera. Entrò in vigore nel 1997.

Come si sviluppa il Regolamento di Dublino per l’immigrazione?

Secondo uno dei principi cardine del Regolamento di Dublino, è il primo Stato di approdo del migrante che deve far fronte all’accoglienza, domanda d’asilo inclusa, impedendo quindi che i richiedenti facciano richiesta in più Stati membri. Altro punto fondamentale è evitare che ci siano richiedenti asilo “in orbita”, cioè che siano mandati da uno Stato membro a un altro.

Analizzando questi principi, si capisce come il trattato “penalizzi” i Paesi meridionali dell’Europa. Per questo negli anni si è pensato a modifiche del trattato.

Questo avvenne parzialmente negli anni successivi con la sostituzione della Convenzione con il Regolamento di Dublino II adottato nel 2003. Il nuovo regolamento ribadiva, però, il principio del primo Paese d’arrivo e si applicava a tutti gli stati dell’Unione (tranne la Danimarca, che negoziò una clausola di esclusione) e a 4 Stati non comunitari: Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda.

Poi, nel 2014, è entrato in vigore il Regolamento di Dublino III, approvato nel giugno 2013, che predisponeva l’ampliamento dei termini per il ricongiungimento familiare, la possibilità di fare ricorso contro un ordine di trasferimento e maggiori tutele per i minori.

Il Regolamento oggi in Italia

In Italia, a inizio anno, il Governo ha previsto, con il decreto legge n.1 del 2 gennaio 2023, un nuovo assetto giuridico per le Ong che accolgono e offrono aiuto ai migranti.

Il decreto, convertito nella Legge 24 febbraio 2023, n. 15 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 52 del 2 marzo 2023,reca disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare”.

In questo modo, il Governo ha voluto regolamentare l’attività di soccorso delle navi per “contemperare l’esigenza di assicurare l’incolumità delle persone recuperate in mare […] con quella di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica”.

Il Decreto legge, quindi, ha introdotto requisiti più stringenti per i casi in cui l’Esecutivo non abbia la possibilità di disporre del “divieto di approdo per le operazioni di soccorso” (che sarà da escludere solo quando siano soddisfatte alcune condizioni citate nel testo del decreto-legge).

Inoltre, il decreto legge potrebbe risultare in contrasto con il sistema di Dublino; tuttavia, il regolamento non può venire meno per un provvedimento di uno Stato membro. E quindi per questo si continuano a creare incomprensioni e difficoltà nella gestione dei migranti.

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di Alice Dominese 3 min lettura