Bambini

L’atlante dei bambini che mostra le disuguaglianze nel mondo

Save the Children ha raccolto e pubblicato dati e testimonianze di povertà, mortalità, malnutrizione (anche a causa della crisi climatica). Il Burkina Faso è il Paese dove l’infanzia è meno tutelata
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30 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, fissati nel 2015 dalle Nazioni Unite per eliminare le disuguaglianze e proiettare l’umanità verso un futuro più green, scadranno fra 7 anni. In particolare, però, la disuguaglianza infantile è ancora molto forte: se entro il 2030 non si raggiungeranno gli Obiettivi, quasi 1 bambino su 2 subirà un rallentamento nella crescita, per un totale di circa 194 milioni di minori.

L’Atlante dei bambini della Ong Save the Children raccoglie ed elabora dati statistici (nazionali, regionali e locali) per raggruppare in un’unica pubblicazione le disuguaglianza vissute dai bambini nel mondo: povertà, educazione, tasso di mortalità e impatto della crisi climatica, ma anche malnutrizione e altre problematiche sanitarie.

I dati specifici relativi alle disuguaglianze sono incrociati, poi, con altre informazioni riguardanti rischi per i bambini e crisi generali, politiche e decisioni pubbliche. Oltre a tipologie quantitative (per esempio Unicef, Unesco, Organizzazione mondiale della sanità e Banca Mondiale), le fonti includono anche testimonianze dirette.

All’interno dell’Atlante, ogni Stato del mondo ha una propria scheda, che può essere esplorata individualmente o comparandola con un’altra: dai dati emergono significative differenze tra le regioni del Pianeta. Nascere nel posto giusto è un privilegio e, in senso opposto, chi nasce in alcuni Paesi ha meno possibilità di sopravvivere, di imparare a leggere, di nutrirsi in modo adeguato, di non subire disastri climatici estremi.

L’intersezionalità delle disuguaglianze

Le crisi sono intersecate tra loro, così come le forme di oppressione. E anche le disuguaglianze si intrecciano: essere sottoposti a eventi climatici estremi spesso implica elevati tassi di povertà, che influiscono sulla nutrizione e sull’accesso alle cure mediche.

Inoltre, i rischi e le crisi di un Paese si sovrappongono alla mala (o buona) gestione della crisi stessa da parte delle istituzioni, alla salute dei bambini e alla loro più generica protezione. Non stupisce, quindi, che siano le aree più soggette a guerre, povertà, crisi ambientali le stesse dove le disuguaglianze infantili sono più drammatiche: da Paesi colpiti in modo feroce dalla crisi climatica, come il Pakistan, si passa a Stati dove la povertà è ai massimi livelli e l’instabilità politica è frequente, come Sudan e Burkina Faso.

I Paesi dove l’infanzia è meno tutelata

Da una comparazione globale, all’ultimo posto per tutela dei diritti infantili c’è il Burkina Faso: ha il più alto tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni del mondo. La stessa tendenza si riscontra in altri Paesi dell’Africa sub-sahariana: la previsione di Save the Children è che 86 milioni di bambini nati tra il 2023 e il 2030 in questa regione subiranno un arresto della crescita. Altra area molto colpita è l’Asia meridionale, seguita da quella orientale e dalla regione del Pacifico. Ci sono poi la regione del Medio Oriente e il Nord Africa.

I primi 10 posti nella classifica dei Paesi con alti tassi di mortalità sotto i 5 anni sono tutti concentrati nell’Africa orientale e centrale (Niger, Nigeria, Chad, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Guinea, Mali, Benin sono i primi 8) e in 2 Stati dell’Africa orientale e meridionale (Somalia e Sud Sudan).

Il Pakistan e la Repubblica Democratica del Congo rientrano tra gli Stati che dovranno affrontare i tassi più alti di arresto della crescita tra i bambini nei prossimi 7 anni, “con oltre il 25% della loro popolazione che già ora sta affrontando alti livelli di crisi di fame” si legge nell’Atlante.

Come si evolveranno le disuguaglianze

Al contrario, se nulla verrà fatto o se si agirà troppo lentamente, le disuguaglianze colpiranno sempre più bambini. E in questo scenario, la responsabilità della crisi climatica sarà cruciale. L’esposizione agli effetti del climate change è in aumento e nel 2030 potrebbero essere 2,6 miliardi i minori che vivranno almeno un evento climatico estremo.

L’istruzione, senza un incremento di politiche a favore, rappresenta un altro elemento di disuguaglianza: l’accesso alla scuola è ancora basso per moltissimi studenti. E la previsione è che “2 bambini su 5 non saranno in grado di leggere entro l’età di 10 anni”.

Secondo la Ceo di Save the Children, Inger Ashing: «La partecipazione dei minori è fondamentale per perseguire con successo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e, in ultima analisi, per garantire i loro diritti, tra cui quello di esprimere le proprie opinioni e partecipare al processo decisionale pubblico su questioni che riguardano la loro vita».

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