Bambini

Come stanno i bimbi?

La tredicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia - realizzata da Save The Children - fa luce sulle numerose criticità riguardo la salute e il benessere psicofisico dei più piccoli
Credit: Ksenia Shabanskaya
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
19 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

“Come stai?” Una domanda semplice, che molti bambini e ragazzi avrebbero voluto sentirsi rivolgere dal 2019 a oggi, ma che invece molto spesso non hanno ricevuto. Ma, effettivamente, come stanno i bambini e i ragazzi in Italia?

A dare una risposta ci ha provato Save the Children, attraverso la tredicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia. Ciò che è emerso è prima di tutto che quasi 1 milione e 400.000 minori vivono in povertà assoluta (circa 14,2% del totale, con una crescita di due punti percentuali nel Mezzogiorno). Un dato che fotografa forti disuguaglianze socioeconomiche che impattano sulla salute dei bambini, penalizzando le frange più fragili della popolazione, soprattutto per quanto riguarda i servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico.

Per contrastare il fenomeno è nato il Data hub di Save the Children, uno spazio virtuale aperto a tutti dedicato alla raccolta e alla diffusione costante di informazioni, dati, analisi e ricerche sull’infanzia e sull’adolescenza, in Italia e nel mondo.

Aspettative di vita

Tornando al report, se in Italia la speranza di vita alla nascita al 2021 è pari a 82,4 anni, l’aspettativa oscilla notevolmente nascendo a Caltanissetta (80,2) o a Firenze (83,9). La forbice è ancora più ampia per quanto riguarda l’aspettativa di vita in buona salute, con oltre 12 anni di differenza, per esempio, tra chi nasce nella provincia di Bolzano (67,2 anni) e chi in Calabria (54,4 anni).

Per le femmine la situazione è peggiore, con gli anni di differenza che arrivano a essere 15 in meno in Calabria rispetto al Trentino.

Effetti della pandemia

Nel biennio 2020-21, gli effetti della pandemia hanno inciso più o meno direttamente anche sulla salute dei bambini. Per esempio, le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione e si è verificata una contrazione drastica delle diagnosi di tumore pediatrico (-33% nel 2020).

Le conseguenze del periodo pandemico hanno riguardato anche la salute mentale di preadolescenti e adolescenti. In 9 regioni monitorate i ricoveri per patologie neuropsichiatriche infantili sono infatti cresciuti del 39,5% tra il 2019 e il 2021, rischiando di portare al collasso i reparti specifici. Le prime due cause di queste patologie sono psicosi e disturbi del comportamento alimentare e in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza.

Quella appena descritta non è tuttavia una problematica sorta parallelamente al Covid-19. Secondo le stime, infatti, già prima delle ondate pandemiche 200 bambini e ragazzi su 1.000 manifestavano un disturbo neuropsichiatrico. Di questi appena un terzo poteva accedere a un servizio territoriale di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e nella metà dei casi non riusciva ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate nel proprio territorio.

Tra i 3 e i 10 anni a entrare in gioco e creare i primi divari è anche il fattore ambientale. La cementificazione dei centri urbani, l’assenza di spazi verdi, la deprivazione abitativa, il caro bollette gravano direttamente o indirettamente sul benessere psicofisico dei ragazzi.

Lo stesso vale per la situazione economia familiare: per i nuclei più poveri quasi metà del bilancio mensile è destinato all’abitazione (47% circa al Centro Nord e 41% nel Mezzogiorno), mentre le più abbienti spendono in termini assoluti il triplo per questa voce che incide però solo per il 1/3 del loro bilancio familiare.

Inclusione scolastica

Nel caso dei bambini con disabilità o limitazioni funzionali, il modello italiano di inclusione scolastica è tra i più avanzati al mondo, ma l’attuazione lascia a desiderare. In media, solo il 32% delle scuole, infatti, è privo di barriere architettoniche per alunni con disabilità motoria.

Anche in questo caso però esistono differenze visto che si supera appena il 40% nelle due regioni considerate più organizzate (Lombardia e Marche) e si crolla al 23% in Campania e la Liguria. Solo una scuola su 100, invece, è dotata di ausili per agevolare l’accessibilità degli alunni ipovedenti o con cecità.

A scarseggiare sono anche gli insegnanti di sostegno. Nello specifico si calcola che nell’anno scolastico 2020/2021 le alunne e gli alunni disabili nel sistema scolastico pubblico ammontassero a più di 268.000, il 3,6% del totale degli studenti, e gli insegnanti di sostegno erano appena 152.000 circa, di cui un terzo senza una formazione specifica.

Come stanno gli adolescenti?

Gli adolescenti vanno incontro a difficoltà particolari. Secondo un recente studio svolto tra 30.000 studenti delle scuole superiori e dell’università, più di 1 su 4 nei primi mesi del 2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari (28%), il 15,5% ha sperimentato atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe e il 12% di alcol in quantità eccessive. Nel 2021, poi, fumava circa un adolescente tra i 14 e i 19 anni su 10.

Anche l’isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti. Tolte le condizioni peculiari imposte dalle restrizioni per il Covid-19 e delle uscite per recarsi a scuola, il 5,6% degli studenti riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche.

C’è poi la spinosa questione dell’educazione sessuale. Nonostante l’Oms raccomandi di predisporre programmi educativi, considerandoli elementi imprescindibili tutelare la salute ma prevenire fenomeni di abuso e bullismo, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali i corsi di educazione sessuale non sono obbligatori.

Nella fase adolescenziale anche le disuguaglianze di genere incidono profondamente. La possibilità di andare incontro a una pubertà precoce, per esempio, è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine e anche la celiachia o i disturbi alimentari hanno una prevalenza femminile, mentre le problematiche legate allo spettro autistico, invece, sono 4 volte più frequenti nei maschi.

Come stanno i piccoli migranti?

Non meno importanti le difficoltà psicofisiche a cui vanno incontro i bambini e gli adolescenti che affrontano una migrazione.

I minori stranieri non accompagnati in Italia sono circa 17.000 e tra di loro si segnalano depressione e disturbo post traumatico da stress nei primi anni dopo il reinsediamento, a causa di traumi e violenze subite durante la fuga dal loro Paese e viaggi che possono protrarsi per mesi o addirittura anni.

A fronte di quanto emerso dall’osservatorio, le richieste più urgenti mosse da Save The Children sono quelle di attivare nuove Case della Comunità finanziate dal Pnrr come presidio per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza, colmare il gap di 1.400 pediatri assenti per assicurare il sevizio a tutti i bambini, garantire a livello regionale i più avanzati screening neonatali, realizzare interventi sistematici per la prevenzione e la cura del disagio mentale degli adolescenti, ma anche assicurare la mensa scolastica e attività sportive gratuite per combattere povertà alimentare e promuovere stili di vita più sani.

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