Ambiente

Gatti australiani: da sterminatori a sterminati?

Dalla mattanza di massa al coprifuoco notturno, fino a Felixer, il robot che avvelena i felini: da decenni l’Australia approva provvedimenti contro gli animali, rei di distruggere la fauna autoctona
Credit: Clément Falize
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19 settembre 2023 Aggiornato alle 19:00

Non è ancora chiaro quando e come i gatti siano arrivati in Australia: c’è chi dice intorno al ‘600, tramite qualche nave olandese approdata nei porti australiani, e chi ritiene che abbiano messo zampa nella terra dei canguri nel 1788, quando approdò la Prima Flotta, ovvero le 11 navi partite dall’Inghilterra per fondare nel continente una colonia penale.

A bordo delle navi, infatti, si usava portare dei gatti per cacciare i topi e, una volta raggiunta la terra, venivano liberati per cercare cibo altrove.

Ciò che è certo è che dalle poche decine di esemplari sbarcati qualche secolo fa, oggi in territorio australiano il numero di felini più amati dell’uomo si aggira intorno ai 6 milioni, trasformando questi animali in un problema serio e una minaccia incombente per la biodiversità autoctona.

Secondo gli esperti di fauna australiana, infatti, i gatti sono tra le principali cause dell’estinzione di almeno 34 specie di mammiferi australiani e 57 sono le specie attuali che il governo considera minacciate di estinzione dai gatti, mentre, secondo uno studio pubblicato nel 2017 su Biological Conservation, questi felini ogni anno si rendono protagonisti della morte di 377 milioni di uccelli e 649 milioni di rettili australiani.

Già nel 2015 il governo del Paese dei canguri aveva deciso di prendere in mano la situazione e proporre provvedimenti mirati a ridurre la popolazione felina: con un piano quinquennale, l’Australia intendeva uccidere almeno 2 milioni di gatti selvatici entro il 2020. E le modalità erano le più disparate, ma anche le più crudeli.

Alcuni provvedimenti prevedevano libertà di cacciare i felini imbracciando fucili o rilasciando trappole; altri prevedevano, invece, il lancio su ampie porzioni di territorio - note per ospitare migliaia di felini - di salsicce avvelenate fatte con carne di canguro, grasso di pollo, erbe, spezie e veleno 1080, un tipo di veleno inodore e insapore che uccide gli animali in soli 15 minuti.

Nel Queensland, addirittura, era prevista una taglia di 10 dollari australiani (6,30 euro) per ogni gatto catturato e ucciso.

Fin da subito, però, associazioni animaliste si sono rivoltate contro il governo e la maggior parte dei cittadini australiani ha rifiutato di collaborare e rendersi partecipe di questa mattanza: così, il piano che prevedeva lo sterminio dei gatti entro il 2020 è, lentamente, andato sfumando.

Il problema dei gatti in Australia, però, ha continuato a persistere e, nella ricerca di un giusto compromesso tra un cruento e pressoché inutile sterminio di felini e la conservazione della biodiversità autoctona, il governo australiano ha pensato e proposto un nuovo disegno di legge mirato a limitare il numero di animali domestici tramite sterilizzazione e a imporre un particolare coprifuoco notturno per i gatti domestici: secondo gli esperti, infatti, è nell’arco di queste ore che i felini sono in grado di scappare dalle loro abitazioni, sfuggendo al controllo dei proprietari e iniziando una caccia contro i piccoli mammiferi autoctoni, per lo più notturni.

«La notizia può far sorridere, ma il problema qui da noi è molto serio: si stima che i gatti – sia selvatici che domestici – uccidano oltre 2 miliardi di animali endemici ogni anno», spiega Sarah Legge, docente di ecologia alla Australian National University e autrice di molti studi sul tema. «Noi li consideriamo una specie invasiva: sono stati introdotti dai coloni europei nel diciottesimo secolo, e da allora hanno iniziato a fare strage di piccoli mammiferi e di uccelli che non erano stati dotati dall’evoluzione di difese contro quel predatore imprevisto. Tra le tante specie distrutte dai gatti, per esempio, una delle più iconiche era il Chaeropus, un piccolo marsupiale che assomigliava a un topolino, ma saltellava come un canguro e che ora non esiste più».

Controllare le uscite dei felini permettendole solo in orari stabiliti, risulta allora una delle poche strade percorribili per monitorarne i comportamenti e provare ancora a conviverci.

Per questo motivo, solo un anno fa Canberra ha approvato la legge Cat Containment che obbliga i proprietari di gatti a consentirne l’uscita al di fuori del perimetro di casa solo sotto uno stretto e vigile controllo ed esclusivamente se muniti di collare e guinzaglio. La pena? Multe che si aggirano tra i 300 e i 1.600 dollari.

A Freemantle, nell’Australia occidentale, invece, la presenza di gatti liberi è completamente bandita da alcune aree pubbliche.

Si tratta di misure insolite e particolarmente rigide, ma considerate necessarie per contenere una triste cancellazione del patrimonio faunistico di un Paese che detiene già il record mondiale per il numero di estinzioni di mammiferi nei tempi moderni e che vuole fare di tutto per preservarne ciò che ne resta.

Se le misure finora adottate non dovessero funzionare, purtroppo, l’Australia ha già un piano B che non si discosta poi così tanto dalla fallita idea del 2015 di uno sterminio di massa e che già ha suscitato polemiche e reazioni tra cittadini e animalisti: si chiama Felixer ed è un robot addestrato per avvelenare e uccidere volpi e gatti selvatici.

Il Felixer, infatti, è in dispositivo in grado di distinguere tra specie autoctone e gatti selvatici grazie alla presenza di immagini dei bersagli da colpire memorizzate nel suo software: la macchina, che riproduce delle “esche audio” per attirare gli animali bersaglio, funziona solo quando 2 sensori rilevano contemporaneamente la forma di un gatto o di una volpe.

Dopo aver individuato il bersaglio, Felixer - che è alimentato a energia solare e contiene 20 cartucce di gel velenoso - spara il gel tossico sulla pelliccia degli animali che, leccando il prodotto dal loro mantello, porteranno il veleno in circolo e moriranno in una manciata di minuti.

Attualmente il robot è nella fase finale di sperimentazione e il governo australiano sta già investendo per la sua distribuzione in tutto il Paese, al fine di contrastare l’impatto devastante dei gatti sulla fauna selvatica nativa.

Per quanto le misure restrittive imposte finora possano ritenersi adeguate, sembra un destino ormai segnato, quindi, quello dei circa 6 milioni di gatti che abitano l’Australia e la strada della mattanza felina sembra essere quella verso cui il Paese ha comunque intenzione di dirigersi.

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