Diritti

Le regole Ue per accogliere cani e gatti ucraini

Dall’inizio del conflitto, centinaia di profughi hanno lasciato Kyiv con i loro animali domestici. Ma negli Stati dell’Unione ci sono alcune norme sanitarie da rispettare
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22 marzo 2022 Aggiornato alle 17:00

Non è mai facile portarli con sé, immaginate con un coprifuoco, con le bombe, con una guerra sotto casa. Tra i milioni di ucraini che dall’inizio del conflitto hanno lasciato il Paese, ci sono anche loro, gli animali domestici, parte di famiglie distrutte dalla guerra.

Tra le immagini che hanno fatto il giro del mondo, quella delle stazioni della metropolitana di Kyiv diventata rifugio per i cittadini ucraini, spesso immortalati insieme agli animali domestici, accampati tra un vagone e un altro o per le strade deserte tra i palazzi distrutti. Oggi, centinaia di migliaia i cani e gatti ucraini sono in cerca di accoglienza, con diversi trattamenti a loro riservati all’arrivo nei paesi europei confinanti con l’Ucraina.

Una situazione completamente diversa da conflitti passati: quando a Londra scoppiò la Seconda guerra mondiale, chi possedeva animali domestici si precipitò a sopprimerli.

A causa della scarsità di cibo, il governo britannico istituì cliniche per l’eutanasia dicendo ai proprietari che sarebbe stato meglio farli morire subito per risparmiarli dall’orrore della guerra. Da allora però sono cambiate molte cose e nella cultura occidentale gli animali domestici sono considerati al pari di un membro della famiglia.

Nel 2015, durante la grande ondata di rifugiati che l’Europa ha visto negli ultimi anni, quasi nessun siriano o afgano aveva con sé un animale domestico. Ciò è in parte dovuto ai lunghi viaggi per raggiungere uno dei Paesi membri, così come lo spazio limitato a bordo delle barche che li hanno portati sulle coste del Mediterraneo. Ma anche perché la maggior parte delle società musulmane non considera gli animali da compagnia come persone.

Tornando all’Ucraina, sono tante le associazioni che tutelano la salute e il benessere dei 4 zampe che in queste settimane si sono mobilitate per mettere in salvo anche gli animali, per lo più quelli rimasti randagi dopo aver perso la famiglia o gli ospiti dei canili ucraini dove le provviste stanno finendo.

Per lasciare la propria casa però, esistono delle norme dell’Ue che agevolano i viaggi in un altro Paese membro (i 27 paesi dell’Unione, oltre a Norvegia e Irlanda del Nord) con cani, gatti e furetti.

Norme che riguardano anche i viaggi verso l’Ue da un Paese o un territorio al di fuori, a condizione che l’animale soddisfi alcune caratteristiche. Dalla presenza di un microchip o tatuaggio chiaramente leggibile se applicato prima del luglio 2011, alla vaccinazione contro la rabbia, fino a un trattamento contro la tenia Echinococcus multilocularis - se la zona di destinazione fa parte di quelle non affette da tenia, come Finlandia, Irlanda, Malta, Norvegia e Irlanda del Nord.

Inoltre, ogni animale deve essere in possesso di un passaporto europeo per animali da compagnia in corso di validità - se si viaggia da un Paese dell’Ue o dall’Irlanda del Nord verso un altro Paese europeo o verso l’Irlanda del Nord -, in alternativa, se si viaggia verso un Paese terzo, bisogna avere un certificato sanitario europeo.

Per far fronte all’emergenza in Ucraina, la Commissione europea ha fortemente consigliato agli Stati membri di ridurre la burocrazia per i cittadini ucraini che fuggono dalla guerra per mettersi in salvo nell’Ue con i loro animali da compagnia.

Sul portale Visit Ukraine Today, è possibile reperire tutte le informazioni necessarie se si scappa con un animale al seguito, tra regole, application, quarantene e questionari da compilare. Senza vaccinazioni, i Paesi che richiedono la quarantena per gli amici a 4 zampe sono Repubblica Ceca, Lituania, Belgio, Norvegia e Slovenia; l’isolamento in Svizzera ed Estonia viene invece valutato all’arrivo dalle autorità competenti. E nei Paesi con l’afflusso più numeroso di rifugiati?

In Polonia, senza microchip e vaccinazioni, la procedura cambia a seconda della destinazione finale del rifugiato: in caso il padrone decida di rimanere, l’animale riceverà gratuitamente i trattamenti necessari. Aperti i confini di Ungheria, Romania e Moldavia, con regole diverse all’arrivo, tutte verso una politica di accoglienza inclusiva anche per gli amici a 4 zampe.

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