Futuro

Vivere con un animale fa bene al cervello: lo dice la scienza

Uno studio durato 6 anni a cura dell’American Academy of Neurology ha mostrato come cani, gatti, pesci criceti ritardino il nostro declino cognitivo. In Spagna, intanto, una legge potrebbe presto tutelare i pets e vietarne la vendita nei negozi
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
25 febbraio 2022 Aggiornato alle 17:00

Cani, gatti conigli, criceti, uccelli, pesci, rettili: tutti questi animali fanno bene alla nostra salute cognitiva, lo dice la scienza.

Secondo uno studio dell‘American Academy of Neurology avere un compagno con pelo, piume o squame può ritardare la perdita della memoria. Si tratta del primo studio a considerare l’effetto della durata del possesso di animali domestici sulla salute cognitiva: lo ha spiegato alla Bbc Jennifer Applebaum, autrice dello studio, dottoranda in Sociologia e borsista al National Institute of Health all’Università della Florida.

La ricerca, durata 6 anni, ha mostrato che possedere animali domestici per 5 o più anni ha ritardato il declino cognitivo di 1,2 punti rispetto a chi vive senza cani, gatti o criceti: «Questi risultati forniscono prove preliminari per suggerire che la proprietà a lungo termine di animali domestici potrebbe essere protettiva contro il declino della nostra mente» ha detto all’emittente britannica la neuroimmunologa clinica dell’Università del Michigan Tiffany Braley. Sui1.369 adulti che hanno partecipato, con un’età media di circa 65 anni, il 53% possedeva un animale domestico, il 32% da 5 anni o più: dopo aver condotto per 6 anni alcuni test cognitivi, i ricercatori hanno monitorato i risultati, e hanno capito la rilevanza della fauna nella nostra vita per un periodo prolungato.

Lo studio, che verrà presentato ad aprile al 74esimo incontro annuale dell’Accademia americana di neurologia, a Seattle, non ha saputo spiegare il perché di questa associazione, ma ricerche precedenti hanno mostrato come la presenza di animali diminuisca anche lo stress, i livelli di cortisolo – l’ormone derivante dal colesterolo – e la pressione sanguigna. «Fattori che, a lungo termine, possono avere un impatto sulla salute cognitiva» ha aggiunto Braley. Secondo gli esperti, avere un animale domestico fa bene anche alla socialità e al proprio senso del dovere e dello scopo che, combinati con impegno cognitivo e attività fisica, possono intervenire sui fattori legati anche al morbo di Alzheimer.

I ricercatori del National Institute of Health non sono i soli ad aver compreso l’importanza degli animali domestici: in Spagna è appena stata lanciata una proposta di legge che vuole vietarne la vendita nei negozi, convertire gli zoo in centri di recupero della fauna selvatica e infliggere pene detentive a chi li maltratta da 18 a 24 mesi di carcere. Lo ha riportato l’agenzia britannica Reuters, che spiega come il disegno di legge dovrà affrontare un’audizione pubblica, un’altra lettura in gabinetto e un voto parlamentare. Ma, se mai passerà, vieterà anche lo sfruttamento di animali selvatici nei circhi. Sono escluse le eutanasie da parte dei veterinari.

«Stiamo iniziando a colmare il divario tra il buon senso che cerca di proteggere le creature che vivono con noi e la legge» ha detto alla Reuters il ministro dei diritti sociali Ione Belarra. Gli spagnoli, secondo il politico, «stanno diventando ogni giorno più sensibili ai diritti degli animali». Eppure, c’è un evento molto famoso nella terra dei tori che rimane tagliato fuori da questa proposta: la celebre Corrida.

Secondo il governo il tradizionale pilastro della cultura spagnola dovrebbe essere affrontato separatamente. Animal Equality Italia, che fa parte dell’organizzazione internazionale per la Protezione Animale, spiega a La Svolta che «Utilizzare i tori per la corrida significa condannarli a provare stress, ansia e sofferenza a causa delle ferite inflitte oltre che a una morte indegna. Se la Spagna intende davvero impegnarsi per il benessere animale, la corrida deve essere tassativamente vietata».

La Corrida è una pratica nata in Spagna nell’II secolo circa, e da lì si è diffusa in Portogallo, nella Francia del Sud e in America Latina. Ha origine dalla tauromachia greca e romana, e comprende sei combattimenti in cui 3 matadores affrontano 2 tori ciascuno. «È in contrasto con qualsiasi forma di tutela e protezione degli animali e come organizzazione, fin dalla nostra fondazione nel 2006, ci siamo battuti per chiedere che venisse abbandonata» continua Animal Equality Italia. «Oggi siamo focalizzati sugli animali allevati a scopo alimentare, ma in questo caso ci teniamo a dire che vietare questa pratica crudele è una scelta di civiltà e di coerenza contro ogni forma di violenza e per tutelare quello che viene dichiarato anche nei trattati europei: gli animali sono esseri senzienti e qualunque attività che provochi loro sofferenza inutile va vietata».

In Italia la tutela degli animali è stata inserita nella nostra Costituzione poche settimane fa: è giusto che la Spagna faccia lo stesso, ma senza discriminazioni, perché anche la scienza lo dice, gli animali fanno bene all’uomo. È giusto che anche l’uomo faccia bene a loro.

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