Economia

Cibo bio: sempre più italiani lo scelgono

Secondo l’Osservatorio Sana, promosso da BolognaFiere e curato da Nomisma, nel 2022 sono cresciuti sia i consumi interni sia l’export di prodotti alimentari biologici
Credit: Cottonbro studio
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17 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

Il settore alimentare biologico in Italia ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 10 anni, con un forte incremento di vendite di prodotti, sia interna sia per il mercato estero, e un numero sempre maggiore di consumatori.

I 2.349.880 ettari di terra utilizzati per la coltivazione di prodotti bio nel nostro Paese costituiscono una grandissima parte (18,7%) dei terreni usati per la produzione agricola e sei regioni, Basilicata, Calabria, Lazio, Marche, Sicilia e Toscana, hanno convertito in questa direzione il 25% della superficie coltivabile.

L’Italia si guadagna così il vanto di essere tra le poche nazioni ad aver centrato il senso della strategia Farm to Fork, ideata e presentata il 21 maggio del 2020 a Bruxelles, e considerata il primo vero tentativo di politica agroalimentare integrata al centro del Green Deal. Il documento della Camera riguardante tale strategia dichiarava che “i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta” e che “la sostenibilità deve ora diventare l’obiettivo chiave da raggiungere”.

Ad essere in salita sono anzitutto i dati riguardanti il mercato interno: nel 2022 a spiccare è stata sicuramente l’esportazione dei prodotti italiani bio, che ha registrato un incremento del 16% rispetto al 2021 e un guadagno di circa 3,4 miliardi di euro. Bene anche il mercato interno, con le vendite di prodotti biologici pari a circa 5,4 miliardi di euro (+3,5%).

La crescita è dovuta però soprattutto ai consumi fuori casa, cresciuti del +53%, mentre quelli domestici sono scesi dello -0,8%, probabilmente anche a causa della presenza di prodotti omologhi convenzionali.

Supermercati e ipermercati si confermano i principali veicoli di distribuzione: già dallo scorso anno, infatti, si era segnalata una crescita del mercato del 53% rispetto al 2021 grazie a questi canali (1,5 miliardi di profitto), che gestiscono in grande misura (57% delle vendite) la distribuzione della merce bio made in Italy.

Tra le categorie merceologiche di maggior successo si trovano quelle i cui prodotti possono essere economicamente sostituibili ai loro omologhi convenzionali senza pesare sul portafoglio delle famiglie come le uova fresche, con un aumento delle vendite del 6,8%, il cui prezzo di acquisto si avvicina più che in altri casi all’omologo convenzionale.

In misura molto più lieve l’aumento del consumo di prodotti ittici (+3,1%), e di carni fresche e trasformate, con un unico +3,7%, mentre rallentano i prodotti più rappresentativi del comparto: ortofrutta (-2,8%) e derivati dei cereali (-3,4%), insieme a vini e spumanti biologici (-3,7%).

Il 2022 aveva segnato anche la ripresa del biologico nel comparto zootecnico (bovini +10,5%; suini +12,1% e avicoli (+16,9 per cento).

La netta differenza di prezzi tra produzione bio e prodotti convenzionali è data dalla tendenza al risparmio e a scelte a volte poco consapevoli. Ma una migliore educazione al consumo biologico potrebbe portare gradualmente a incrementare la produzione, generando così una conseguente diminuzione dei prezzi.

Come sottolinea infatti Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, il biologico può essere la chiave non solo per un’alimentazione sostenibile, ma anche per l’educazione alla valorizzazione dei territori e la creazione di nuove possibilità occupazionali. L’unica condizione per far sì che questo accada nel migliore dei modi è «trovare un adeguato riscontro anche dal punto di vista dei consumi - con - un impegno maggiore nelle campagne di comunicazione che coinvolgano anche nuovi comparti come il fuori-casa».

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