Ambiente

L’Italia non può fermare la carne coltivata

Il Senato ha approvato un ddl che ne vieta la produzione escludendo l’Italia da un mercato che presto prenderà piede in tutta Europa e che ridurrebbe il numero di animali usati nell’industria alimentare
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23 luglio 2023 Aggiornato alle 06:30

Il disegno di legge per vietare la produzione e l’importazione di carne coltivata è passato al Senato con 93 sì, 28 no e 33 astenuti.

L’Italia è diventata così l’unico Paese al mondo ad avere un divieto del genere.

Ma andiamo con ordine: la carne coltivata viene prodotta estraendo le cellule staminali da animali vivi che vengono poi coltivate in un liquido in cui si nutrono, si moltiplicano, si differenziano e si specializzano creando grasso e tessuti muscolari, quindi carne.

La sua introduzione nel mercato potrebbe avere un impatto positivo sotto diversi punti di vista: innanzitutto per quanto riguarda il numero di animali da allevare a scopo alimentare, che potrebbe essere notevolmente ridotto. Attualmente miliardi di esemplari in tutto il mondo vengono sfruttati e uccisi per la produzione di carne e derivati, mentre si stima che da una sola cellula prelevata da un animale si possano ottenere 10.000 chili di carne coltivata in poche settimane.

È chiaro quindi che la promozione di questa alternativa potrebbe portare a un graduale ma irreversibile ridimensionamento dell’allevamento intensivo, con un impatto positivo anche sull’ambiente: alcune ricerche preliminari hanno infatti evidenziato che, rispetto alla carne tradizionale, quella coltivata consentirebbe di utilizzare dal 7 al 45% in meno di energia, il 99% in meno di suolo e dall’82 al 96% in meno di acqua, emettendo tra il 78 e il 96% in meno di emissioni, a seconda del prodotto animale considerato.

Proprio a causa del loro altissimo impatto ambientale le Nazioni Unite hanno già da tempo indicato la riduzione o l’abbandono del consumo di carne e di altri prodotti di origine animale nell’alimentazione come soluzione per contrastare gli effetti inquinanti e dannosi dell’industria alimentare.

La carne coltivata potrebbe dunque essere utile in questa direzione, ma l’Italia ha deciso di frenarne lo sviluppo, in una logica che sembra voler più che altro tutelare l’industria della carne così come è attualmente, senza un vero interesse verso la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente.

Oltre che per gli aspetti etici, questa decisione è un boomerang anche per quanto riguarda l’economia, visto che la decisione esclude l’Italia da un mercato che potrebbe generare un valore stimato di 2,1 miliardi entro il 2033.

Come sottolineano diversi ricercatori italiani che si sono opposti a questo divieto, inoltre, la legge italiana risulterà del tutto inutile quando l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) darà l’autorizzazione alla produzione e alla vendita di questi prodotti. Ed è solo questione di tempo visto che secondo il direttore scientifico Wolfgang Gelbman «la carne sintetica entrerà prima o poi nel mercato alimentare dell’Unione europea».

In questa direzione si inserisce il via libera comunicato pochi giorni fa dall’Olanda ai test sulla carne e sui frutti di mare coltivati in laboratorio. Il governo olandese ha avviato una collaborazione con i produttori Meatable e Mosa Meat e con il rappresentante del settore HollandBio, che permetterà all’Olanda di diventare il primo Paese dell’Unione europea a intraprendere degustazioni di pre-approvazione di cibi coltivati a partire da cellule animali.

Non è la prima iniziativa in tal senso: attraverso il Fondo nazionale per la crescita il Governo olandese ha infatti impegnato 60 milioni per rendere il Paese un hub globale della nuova tecnologia.

Insomma, l’innovazione è iniziata in Europa e non si arresterà, anche se l’Italia ha scelto di stare dalla parte di un sistema crudele, obsoleto e anacronistico invece di cogliere l’opportunità di costruire un mondo più giusto per animali, ambiente e persone attraverso l’uso di questa nuova tecnologia.

Ognuno di noi, però, ha il potere di cambiare il mercato, scegliendo di non consumare carne e derivati animali, ma preferendo alternative 100% vegetali.

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