Futuro

Carne sintetica, ancora divisiva

La Food and Drug Administration ha autorizzato il prelievo di cellule animali per produrre alimenti “coltivati” in laboratorio. Una rivoluzione che non piace al governo Meloni. Coldiretti: «Cibo Frankenstein»
Credit: GreenBiz/ Julia Vann
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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23 novembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Via libera alla carne sintetica negli Usa. La Food and Drug Administration (Fda), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per la prima volta ha autorizzato il prelievo, da parte dell’azienda californiana Upside Foods, di cellule animali per la produzione di carne ottenuta in laboratorio destinata al consumo.

«Il mondo sta vivendo una rivoluzione alimentare e la Food and Drug Administration degli Stati Uniti è impegnata a sostenere l’innovazione nell’approvvigionamento alimentare. Come esempio di tale impegno, oggi annunciamo di aver completato la nostra prima consultazione pre-commerciale di un alimento umano ottenuto da cellule animali coltivate», si legge in una nota di commento della Fda.

È il primo passo di un iter che prevede come prossime tappe l’ispezione dello stabilimento di produzione e del prodotto stesso da parte del Food Safety and Inspection Service (Fsis) in capo al Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda), prima della definitiva immissione sul mercato.

«I progressi nella tecnologia delle colture cellulari – prosegue la nota –stanno consentendo agli sviluppatori di alimenti di utilizzare cellule animali ottenute da bestiame, pollame e frutti di mare nella produzione di alimenti che dovrebbero essere pronti per il mercato statunitense nel prossimo futuro.

«Upside Foods produce carne coltivata. Non è vegana o vegetariana, è deliziosa carne coltivata direttamente da cellule animali», ha affermato il ceo e fondatore dell’azienda Uma Valeti, che in una campagna scritta in una fantomatica “lingua dei polli” e pubblicata a tutta pagina sul New York Times immagina un futuro in cui «potremmo mangiare tanta carne quanta ne abbiamo sempre mangiata. Ma molti meno animali dovranno soffrire per questo».

Il primo Paese ad aprire la strada alla carne sintetica è stato Singapore nel 2020, e i suoi sostenitori la presentano come un’alternativa più rispettosa verso gli animali – in quanto contribuirebbe a ridurre la macellazione – e una scelta che renderebbe più sostenibile il sistema alimentare, responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra, provenienti in larga parte dall’agricoltura animale.

Ma qualcuno solleva domande e perplessità. A cominciare dalla Coldiretti, che ha etichettato i prodotti alimentari sintetici come “carne Frankenstein” e il 10 novembre ha lanciato una raccolta firme per arginare quella che la principale Organizzazione nazionale degli imprenditori agricoli definisce «una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy».

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha parlato di «una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione». Posizioni che trovano d’accordo il nuovo esecutivo, dalla premier Giorgia Meloni al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

A guardare con sospetto la “carne in provetta” è anche l’associazione no-profit Slow Food, che nel 2020 ha realizzato uno studio sul tema intitolato “I sostituti della carne”. «Il rischio evidente – ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – è che il cibo, diventato una commodity, una merce di scambio sui grandi mercati internazionali come tante altre, diventi oggetto di una deriva tecnologica che lo priva di qualunque significato culturale, del legame con i territori e con le comunità che ci vivono, con i loro saperi e tradizioni».

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