Diritti

Lavoro: SpaceX discrimina richiedenti asilo e rifugiati?

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intentato una causa contro l’azienda di Elon Musk, che avrebbe scoraggiato i rifugiati e coloro che cercavano asilo a presentarsi per essere assunti
Credit: SpaceX
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
28 agosto 2023 Aggiornato alle 16:00

“Da settembre 2018 a maggio 2022, SpaceX ha regolarmente scoraggiato i richiedenti asilo e i rifugiati dal fare domanda e ha rifiutato di assumerli o prenderli in considerazione, a causa del loro status di cittadinanza, in violazione dell’Immigration and Nationality Act (INA)”. Lo sostiene la causa intentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro l’azienda produttrice di trasporti spaziali e aerospaziali fondata nel 2002 da Elon Musk.

Il testo prosegue sostenendo che SpaceX, che gode di ampi contratti governativi con la Nasa e il Dipartimento della Difesa, ha falsamente affermato nei suoi annunci di lavoro che solo i cittadini statunitensi e i titolari di green card potevano lavorare presso l’azienda a causa delle leggi federali sul controllo delle esportazioni.

La “carta verde”, o Permanent Residence Permit, è un documento che permette di risiedere e lavorare permanentemente negli Stati Uniti: chi lo possiede è in regola per lavorare nel Paese.

La Cnn spiega che sì, è vero, esistono leggi specifiche, come i regolamenti sul traffico internazionale di armi (Itar), che si applicano alle aziende che producono veicoli spaziali e razzi e limitano l’accesso di cittadini stranieri a informazioni chiave sui veicoli per motivi di sicurezza nazionale.

La conformità Itar, infatti, richiede alle aziende soggette di condividere solo con personale statunitense, salvo diversa autorizzazione da parte del Dipartimento di Stato americano, gli elementi presenti sulla United States Munitions List.

Si tratta di un elenco di articoli, servizi e tecnologie correlate designati come legati alla difesa e allo spazio dal governo federale Usa. Ma il Dipartimento di Giustizia sostiene che i regolamenti come l’Itar non impediscono a SpaceX di assumere rifugiati, il cui “permesso di vivere e lavorare negli Stati Uniti non scade e, ai sensi delle leggi sul controllo delle esportazioni, si trovano sullo stesso piano dei cittadini statunitensi”.

In base a queste leggi, insomma, aziende come SpaceX possono assumere richiedenti asilo e rifugiati per le stesse posizioni aperte per cittadini statunitensi e residenti permanenti legittimi. Le linee guida del Dipartimento di Giustizia affermano anche che, una volta assunti, “possono accedere a informazioni e materiali soggetti a controllo sulle esportazioni senza ulteriore approvazione da parte del governo, proprio come i cittadini statunitensi e i legittimi residenti permanenti”. I richiedenti asilo e i rifugiati, spiega il Dipartimento, “sono migranti negli Stati Uniti che sono fuggiti dalle persecuzioni” e, per ottenere il loro status, vengono sottoposti a un accurato controllo da parte del governo degli Stati Uniti.

Nello specifico, il Dipartimento accusa SpaceX di aver scoraggiato richiedenti asilo e rifugiati dal candidarsi per posizioni aperte, attraverso annunci pubblici, domande di lavoro e altre comunicazioni di reclutamento online che li escludevano; di non aver considerato equamente le domande da loro presentate; di aver rifiutato di assumere richiedenti asilo e rifugiati qualificati e di averli ripetutamente respinti a causa del loro status; di aver assunto solo cittadini statunitensi e residenti permanenti legittimi.

L’assistente procuratore generale Kristen Clarke, della divisione per i diritti civili del Dipartimento di Giustizia, ha scritto in una nota che l’indagine ha rilevato che “SpaceX ha imposto quello che equivaleva a un divieto sulla loro assunzione indipendentemente dalla loro qualifica, in violazione della legge federale”.

La causa sostiene che questa politica discriminatoria si sia protratta “da settembre 2018 almeno fino a maggio 2022”, ma l’azione legale include anche delle dichiarazioni di Musk e di altri manager della società spaziale sulla base delle quali, già nel 2012, si indicava che si assumevano solo cittadini e residenti permanenti. Non è chiaro quante persone siano state escluse attraverso queste restrizioni, ma la causa specifica che SpaceX avrebbe “ripetutamente” respinto coloro che si identificavano come richiedenti asilo o rifugiati.

Secondo la denuncia, il Dipartimento di Giustizia avrebbe notificato per la prima volta a SpaceX le sue indagini l’8 giugno 2020. All’epoca la società non avrebbe fornito i documenti relativi all’indagine richiesti e un giudice avrebbe negato il tentativo di revocare un mandato di comparizione il 1° dicembre 2020. SpaceX avrebbe consegnato i documenti solo nell’agosto 2021.

La denuncia chiede “un’equa considerazione e un rimborso per i richiedenti asilo e i rifugiati che sono stati scoraggiati o a cui è stato negato l’impiego presso SpaceX a causa della presunta discriminazione”.

Ma anche sanzioni civili per un importo che sarà determinato dal tribunale e modifiche alle politiche per garantire il rispetto del mandato di non discriminazione dell’Immigration and Nationality Act in futuro. E lancia un appello ai richiedenti asilo o rifugiati che siano stati scartati, scoraggiati dal presentare una domanda all’azienda, o convinti che potesse assumere solo cittadini statunitensi e/o residenti permanenti legittimi: “Ti invitiamo a contattare la Sezione per i diritti degli immigrati e dei dipendenti della Divisione per i diritti civili del dipartimento”.

SpaceX, contattato dalla Cnn, non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento via email.

Leggi anche
Elon Musk
di Luca De Biase 5 min lettura
Discriminazioni
di Chiara Manetti 3 min lettura