Futuro

Ucraina, SpaceX avverte: «Non possiamo più pagare Starlink»

La società di Elon Musk ha chiesto aiuto al Pentagono. Finanziare il servizio satellitare che supporta l’esercito di Kyiv costa troppo
22 marzo 2022, Brandeburgo, Grünheide: Elon Musk, CEO di Tesla, presenzia all'inaugurazione dello stabilimento Tesla di Berlino Brandeburgo.
22 marzo 2022, Brandeburgo, Grünheide: Elon Musk, CEO di Tesla, presenzia all'inaugurazione dello stabilimento Tesla di Berlino Brandeburgo. Credit: Patrick Pleul/dpa-Zentralbild POOL/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
14 ottobre 2022 Aggiornato alle 21:00

Era iniziato tutto a partire da un appello su Twitter del vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov: “Mentre tu cerchi di colonizzare Marte, la Russia tenta di occupare l’Ucraina!”. Si riferiva a Elon Musk, fondatore e Ceo di SpaceX, e chiedeva di “fornire all’Ucraina stazioni Starlink” per supportare il Paese invaso dalla Russia. L’amministratore delegato di Tesla aveva risposto attivando il servizio e inviando dei terminali che consentissero di accedere al servizio Internet satellitare. Da allora ha sempre coperto i costi del servizio, ma quei giorni sono finiti: Elon Musk ha dichiarato che non può più continuare a finanziare Starlink in Ucraina e ha chiesto l’intervento del Pentagono.

La Cnn ha ottenuto dei documenti che mostrano che, a settembre, il direttore delle vendite governative della Space Exploration Technologies ha inviato una lettera al Pentagono in cui chiedeva che il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America si occupasse dei finanziamenti per l’uso militare di Starlink, che secondo SpaceX costerebbe più di 120 milioni di dollari per il resto dell’anno e circa 400 milioni di dollari per i prossimi 12 mesi: “Non siamo in grado di donare ulteriormente terminali all’Ucraina o finanziare i terminali esistenti per un periodo di tempo indefinito”. Le unità satellitari donate finora all’Ucraina sono 20.000 e il costo dell’operazione per SpaceX è stato di “80 milioni di dollari”, ha twittato Musk.

Starlink, che utilizza terminali dotati di antenne per accedere a Internet, ha consentito all’esercito ucraino e all’intera popolazione di servirsi della rete anche dopo che i bombardamenti russi l’avevano impedito. Inoltre, la connessione satellitare è particolarmente utile per l’utilizzo dei droni da parte dell’esercito ucraino, perché consente di identificare i bersagli e correggere il loro fuoco in tempo reale. E serve anche a comunicare con le famiglie che aspettano il ritorno dei soldati al fronte.

Un taglio al servizio, spiega il Washington Post, paralizzerebbe la principale modalità di comunicazione dell’esercito ucraino e potrebbe dare un grande vantaggio alla Russia, che continua a cercare di disturbare i segnali e il servizio telefonico nelle zone orientali e meridionali di combattimento. Fare a meno del servizio Starlink in prima linea «è come combattere senza una pistola», ha commentato un comandante ucraino dopo la fuga di notizie. Alcune figure dell’esercito ucraino hanno detto al Wp che, insieme ai volontari, sarebbero disposti a pagare il servizio da soli, se necessario.

All’inizio di ottobre, Musk ha lanciato un sondaggio su Twitter in merito al suo piano per riappacificare Ucraina e Russia: tra le condizioni ha inserito la possibilità che l’Ucraina rinunci alla Crimea, invasa dalla Russia nel 2014. Il 59% ha cliccato “no”, ma la risposta più eclatante è stata quella dell’ambasciatore di Kyiv in Germania, Andrij Melnyk: non ha apprezzato il gesto, twittando parole poco diplomatiche. A Musk il tweet non è sfuggito, tanto che ha giustificato la sua richiesta al Pentagono con la frase: “Stiamo semplicemente seguendo la sua raccomandazione”.

Dopo l’inchiesta della Cnn, un alto funzionario del Pentagono ha confermato la richiesta del fondatore di SpaceX, aggiungendo: «Musk fa balenare la speranza sulle teste di milioni di persone, poi fa pagare al Dipartimento della Difesa il conto di un sistema che nessuno ha chiesto, ma da cui ora molti dipendono».

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