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Presidenziali Messico: chi è Xóchitl Gálvez?

Nata in una famiglia povera e di origine indigena, è considerata simbolo di rivalsa per le donne messicane. Ma il presidente uscente Obrador teme una sua possibile vittoria lo allontani definitivamente dal potere
Credit: Carlos A. Moreno/ZUMA Press Wire
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24 agosto 2023 Aggiornato alle 10:00

Per ora gira in bicicletta per le strade di Città del Messico, ma presto potrebbe dover salire sulla macchina presidenziale. Xóchitl Gálvez è considerata la vera sorpresa della campagna elettorale per le elezioni messicane del prossimo 2 giugno, quando gli elettori saranno chiamati a rinnovare il Parlamento e a scegliere il nuovo (o la nuova) presidente del Paese.

La candidatura di Gálvez sta preoccupando sempre più il presidente in carica Andrés Manuel López Obrador (ribattezzato “AMLO”), populista di sinistra fino a oggi molto amato dai messicani, ma impossibilitato a ricandidarsi per via della Costituzione del Paese che stabilisce il limite di un mandato per questa carica.

Finora in molti pensavano che a Obrador sarebbe bastato indicare il suo candidato preferito per continuare di fatto a mantenere il controllo sullo Stato. Gálvez sta però acquisendo sempre più popolarità anche a causa della sua storia personale, che la sta rendendo una vera e propria icona per il mondo femminista.

È nata nel 1963 a Tepatec in una famiglia di origini indigene e di condizioni molto umili, con un padre alcolizzato e incline alla violenza. Questa situazione l’ha spinta fin da ragazza a scegliere gli studi matematici come rivalsa, senza farsi fermare dalle difficoltà economiche. Per pagarsi gli studi vendeva dolci per strada e, dopo la laurea in Ingegneria informatica all’Universidad Nacional Autónoma, ha fondato negli anni ‘90 una sua azienda nel settore tecnologico. I suoi successi imprenditoriali le hanno fatto guadagnare un posto tra i “100 leader del mondo del futuro” del Forum di Davos nel 1999.

Il passato di Gálvez è stato anche segnato da un tentativo di stupro subito a 17 anni, quando riuscì a mettere in fuga il suo aggressore con un saldatore. «Da allora non ho più avuto paura di nessuno», racconterà in seguito. Un episodio, quello della tentata molestia sessuale, purtroppo non raro in un contesto come quello messicano, dove i tassi di violenza sulle donne sono molto alti.

La determinazione di Gálvez ha incontrato la politica nel 2000, quando l’ex presidente Vicente Fox l’ha nominata responsabile dell’Ufficio per lo sviluppo dei popoli indigeni. Da allora ha iniziato il suo impegno, diventando nel 2015 sindaca del municipio Miguel Hidalgo di Città del Messico ed entrando poi in Parlamento nel 2018 come indipendente nelle fila del Partito di Azione nazionale, una formazione politica di centrodestra.

Nel corso degli ultimi anni la sua popolarità è cresciuta sempre di più grazie a scelte a volte tacciate di populismo, come quelle di farsi fotografare mentre gira per la città in bicicletta o di presentarsi in Aula travestita da tirannosauro per protestare contro una riforma, a suo dire, «giurassica», voluta da Obrador. Ed è proprio il presidente uscente a essere sempre più turbato dall’ascesa di Gálvez che potrebbe far perdere i suoi delfini, allontanandolo dal potere. I sondaggi considerano questo scenario tutt’altro che improbabile.

E così Obrador è passato all’attacco, tanto da decidere di rendere pubblici i nomi dei clienti delle aziende della sua avversaria nel tentativo di insinuare dubbi sul suo essere “contro il sistema”. La risposta di Gálvez non si è fatta attendere: «Come dice Shakira, “Le donne non piangono – fatturano”. Ho un’attività in regola che va avanti da 31 anni».

Un riferimento non casuale quello a Shakira, diventata nell’ultimo anno molto amata dalle femministe per aver denunciato in una sua hit il tradimento subito dall’ex marito Gerard Piqué. Anche nella politica messicana è arrivata l’ora del riscatto delle donne? Hips don’t lie; i sondaggi vedremo.

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