Diritti

I migranti che in Messico protestano cucendosi le labbra

Per lasciare il Paese e raggiungere gli Stati Uniti hanno bisogno di un visto, ma i tempi di attesa sono lunghissimi. Da qui il gesto estremo per spingere le autorità nazionali ad accelerare l’elaborazione delle pratiche
Un migrante si fa cucire le labbra a Tapachula, in Messico.
Un migrante si fa cucire le labbra a Tapachula, in Messico.
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
18 febbraio 2022 Aggiornato alle 17:00

Tapachula, città del Messico al confine con il Guatemala, è da anni un punto di passaggio per i migranti clandestini diretti verso il nord, in fuga dalla povertà. Per lasciare la città e proseguire il viaggio è necessario avere una documentazione legale di richiesta di asilo che, però, richiede lunghe tempistiche.

In segno di protesta, il 15 febbraio alcune persone si sono cucite le labbra, lasciando solo lo spazio per introdurre liquidi. L’obiettivo: spingere le autorità messicane ad accelerare l’elaborazione delle documentazioni.

Ogni giorno a Tapachula arrivano nuove richieste, a causa dell’aumento del numero di migranti che giungono in Messico (nel 2021 si è registrato l’87% in più di domande di asilo). Conseguentemente, i tempi si allungano: attualmente si sta dando la priorità alle persone vulnerabili, quali bambini, donne incinte, vittime di reati, persone con disabilità e anziani. A gennaio alcuni hanno provato a fuggire, ma sono stati intercettati dalle autorità messicane.

«Che non ci costringano a rimanere qui. Ci concedano visti umanitari o di visita in modo che possiamo proseguire», si legge su Euronews, che riporta le parole di Wilbert Cardenal, uno dei partecipanti alla protesta. «Se proviamo a farlo da soli (senza visti), ci fermano e ci picchiano», ha aggiunto.

Le condizioni di vita dei migranti bloccati sono pessime: le infrastrutture della città non sono adeguate e molti sono costretti a vivere per le strade. «Dormiamo con i bambini in un parco da 15 giorni sott’acqua», si legge sul quotidiano La Jornada. «Lo sto facendo per mia figlia. Non ha mangiato nulla nelle ultime ore e non vedo alcuna soluzione da parte delle autorità», ha spiegato una manifestante all’agenzia di stampa Reuters.

L’Istituto Nazionale delle Migrazioni del Messico considera la protesta un modo per attirare l’attenzione: «È preoccupante che queste misure siano state attuate con il consenso e il sostegno di coloro che affermano di essere i loro rappresentanti, con l’intenzione di esercitare pressioni sulle autorità per l’immigrazione in merito alle cure già fornite», ha affermato l’Istituto in una dichiarazione pubblica. Molti migranti, però, non hanno un impiego né un’abitazione dove vivere: c’è chi sta finendo i soldi a disposizione. Dopodiché, non avrà più risorse per restare.

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