Diritti

Quei baby migranti che sbarcano da soli in Italia

Sono quasi 10.000 i minori arrivati senza genitori nel nostro Paese nel 2021. E sono sempre più piccoli. Una legge del 2017 li tutela, ma le comunità di accoglienza faticano ad aiutarli
Credit: Flavio Gasperini
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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28 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

Nel 2021 sono sbarcati sulle coste italiane 10.000 minori stranieri non accompagnati, più del doppio rispetto al 2020: 9.699 contro 4.687 dell’anno precedente. Sono i dati riportati dal Dipartimento della pubblica sicurezza. Una cifra allarmante, che da settembre 2021 ha messo a dura prova le strutture d’accoglienza.

Secondo l’associazione Terre des Hommes, l’età media dei ragazzi che giungono in Italia via mare si è abbassata notevolmente negli ultimi mesi del 2021. Sono sempre più giovani i minori imbarcati da soli, molto spesso non hanno nemmeno 15 anni. Baby migranti che «devono poter avere un’accoglienza che li rassicuri, non possono rimanere con gli adulti sulle navi quarantena, non possono aspettare perché si tratta di bambini» afferma Federica Giannotta, Responsabile progetti per l’Italia della Ong Terre des Hommes Italia. Il rapporto 2020 del Sistema Accoglienza Integrazione rivela che il primo Paese di provenienza è la Nigeria, con 1.742 minori non accompagnati sbarcati sulle coste della nostra Penisola.

I ragazzi che sbarcano sulle nostre coste versano in una condizione psicologica molto delicata. Secondo la procedura stabilita dal Ministero dell’Interno per i minori migranti non accompagnati, dovrebbero subito essere ospitati in strutture adeguate, con psicologi e assistenti sociali in grado di gestire l’impatto emotivo di un lungo viaggio, le possibili violenze subite e la paura di un futuro da soli in terra straniera.

Le procedure si differenziano a seconda dei casi. Di base i cittadini stranieri soccorsi vengono condotti in centri governativi localizzati nei pressi delle aree di sbarco per la prima assistenza sanitaria, il fotosegnalamento e un’iniziale identificazione. Chi manifesta la volontà di richiedere asilo in Italia viene trasferito presso i Centri di prima accoglienza (Cpa), strutture di primo livello dove si rimane il tempo necessario per l’avvio della procedura d’esame della richiesta di asilo. Per i minori non accompagnati, ma anche per i richiedenti asilo e coloro che già risultano titolari di protezione internazionale, esiste anche il Sistema di accoglienza e integrazione: è uno step ulteriore, volto a favorire l’integrazione della persona nel tessuto sociale. Si prevedono corsi di Italiano e di avviamento al lavoro, e la regolarizzazione dei documenti.

Assieme ad altre Ong, l’organizzazione di Terre des Hommes si è battuta per l’approvazione della legge Zampa (prende il nome dalla senatrice firmataria Sandra Zampa), precisamente la 47 del 2017 e finanziata ogni anno per circa 925.550 euro. Una normativa necessaria per assicurare che i minori migranti non accompagnati (indicati con la sigla: Msna) vengano assistiti sin dai primi momenti, una volta arrivati in Italia. «Purtroppo dopo anni di discussioni, la situazione non è ancora del tutto risolta: mancano molti decreti che diano concreta applicazione agli articoli della normativa, soprattutto non esiste un raccordo tra le varie istituzioni territoriali e nazionali» spiega Giannotta.

In teoria, il Tavolo accoglienza minori migranti, voluto dai dicasteri Esteri e Interno e composto da diverse ong nazionali, sarebbe volto proprio a questo. Tuttavia, fatica ad amministrare lo smistamento e la cura dei bambini. «Bisogna intensificare i rapporti tra le prefetture a cui vengono segnalati i minori sbarcati soli e le strutture che per legge devono accoglierli. Il rischio è che le comunità non si rendano disponibili e che i ragazzini finiscano in hotel pagati dal ministero, dove non vengono seguiti da nessuno». Per meglio assistere il percorso di integrazione dei minori non accompagnati, la legge del 2017 ha istituito per la prima volta la figura del tutore volontario. Un ruolo ibrido che serve a dare assistenza al minore, sia come legale tutore del ragazzo sia come aiuto nelle scelte della sua vita quotidiana nella comunità di accoglienza.

Sono nate anche molte associazioni operanti sul territorio, per esempio Tutori Lombardia per Msna Odv, che coordina circa 400 volontari, iscritti dal 2018 nelle liste dei tribunali per i minorenni di Milano e Brescia e nominati per la tutela dei minori stranieri residenti nelle comunità di accoglienza della Regione. La figura del tutore, preparato in un corso regionale dopo l’iscrizione a un bando, segue le direttive del Tribunale per i minorenni e della comunità dove risiede il ragazzo. A Milano vengono ospitati circa 940 minori in 80 strutture dislocate nella città metropolitana, ma le cose non vanno comunque bene: mancano posti per garantire l’accoglienza ai minori tanto che non di rado vengono reindirizzati a siti predisposti per adulti. Inoltre, è stata depennata una risorsa importante dei fondi Fami (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), che fino allo scorso giugno si occupava delle nomine dei tutori, coadiuvando l’attività del Tribunale.

Laddove poi manchino posti, i ragazzi vengono condotti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) ma, per evitarlo, i minori sbarcati da soli contattano spesso i connazionali presenti in città per fuggire e provare a vivere nell’illegalità prima di oltrepassare la frontiera.

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