Futuro

Ricreare la musica dei Pink Floyd “leggendo” il pensiero delle persone

Un team di ricerca dell’University of California (Berkeley) ha ricostruito una celebre canzone della band britannica tramite le registrazioni dell’attività cerebrale di alcuni pazienti
Credit: EPA/BALAZS MOHAI HUNGARY OUT
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5 settembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Ricostruire una canzone completamente da zero, utilizzando le registrazioni dell’attività cerebrale umana svolte durante un intervento chirurgico al cervello, è possibile.

E a dimostrarlo sono i neuroscienziati dell’Università della California Berkeley, che hanno ricreato una celebre canzone rock targata Pink Floyd: Another Brick in the Wall (Part 1).

Una meticolosa lettura del nostro cervello eseguita tramite un computer addestrato per analizzare le sue attività, i processi e le onde cerebrali. L’operazione sembra semplice, ma è frutto di un duro e costante lavoro svolto nel tempo: mentre si ascolta la musica, il computer capta gli schemi neuronali creati dal cervello e ricrea la melodia da zero.

A provarlo sulla propria pelle sono stati 29 pazienti a cui è stata fatta ascoltare, nel periodo 2009–2015, la celebre canzone dei Pink Floyd mentre venivano sottoposti a un intervento chirurgico per trattare l’epilessia.

Sorprendentemente gli scienziati hanno ricostruito la canzone tramite il monitoraggio delle onde cerebrali, seppur con un suono leggermente ovattato.

I risultati sono stati pubblicati su Plos Biology. «È possibile ascoltare il cervello e ripristinare la musica che le persone hanno sentito», spiega al Nyt Gerwin Schalk, neuroscienziato che ha partecipato alla raccolta dati dello studio. Ai pazienti è stata impiantata nel cervello una rete formata da 2.668 elettrodi in grado di registrare l’attività cerebrale.

La tecnica utilizzata è quella dell’elettroencefalogramma intracranico (Eeg), che registra i segnali della corteccia cerebrale. Sono stati analizzati i dati di ogni singolo paziente per capire quali parti del loro cervello si attivavano durante l’ascolto della canzone e a quali frequenze queste aree reagivano.

Per ricostruire Another Brick in the Wall sono state utilizzate 128 bande di frequenza. E non è mancato l’aiuto dell’intelligenza artificiale, utilizzata per decodificare le registrazioni del cervello per poi codificare una riproduzione di suoni e parole

Il team di ricerca, con lo studio in questione, ha fatto un significativo passo avanti verso lo sviluppo di dispositivi che assistono le persone che hanno perso alcune capacità neurologiche e cognitive a causa di ictus o altre lesioni cerebrali, come a esempio quella di parlare.

Queste persone potrebbero riacquistare la parola attraverso dispositivi innovativi, come protesi vocali, in grado di trasformare i loro pensieri in voce.

I ricercatori hanno anche scoperto che quando i volontari dello studio ascoltavano una canzone, l’emisfero del cervello più coinvolto è stato quello destro. Mentre quando le persone ascoltavano un discorso parlato, a essersi maggiormente attivato è stato l’emisfero sinistro. Questo spiega come alcune persone colpite da ictus riescano a cantare alcune canzoni ma non a parlare bene.

Altri gruppi di ricerca stanno adesso realizzando esperimenti simili utilizzando altre tipologie di strumenti, come la risonanza magnetica funzionale o scanner cerebrali non invasivi, in grado di scansionare ed esaminare l’intero cervello.

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