Economia

Tassa sugli extraprofitti: come cambiano i mutui?

Aumento per quelli non ancora accesi (fissi e variabili), per i quali si prevede un esborso aggiuntivo di 5.300 euro entro luglio 2024; gli under 36 possono far affidamento al Fondo garanzia per l’acquisto della prima casa
Credit: Tierra Mallorca
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17 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

L’approvazione della tassa sugli extraprofitti delle banche del decreto omnibus durante il Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di aiutare famiglie in difficoltà e di combattere il caro-mutui, porterà con sé importanti cambiamenti. Ma procediamo con ordine.

Che cos’è la tassa sugli extraprofitti?

Si tratta di un’imposta straordinaria che si calcola sui margini di interesse, ovvero la differenza tra gli interessi attivi (in linea con i tassi della Banca centrale europea, incassati dall’istituto di credito quando viene concesso un prestito o un mutuo) e gli interessi passivi (quelli che la banca deve pagare al cliente sui conti correnti oppure sui conti depositi). Si parla di extraprofitti per definire i guadagni incassati in più dalle banche a seguito del rialzo dei tassi di interesse.

L’intero importo sarà a carico degli intermediari finanziari e scatterà soltanto se il margine di interesse rispetto al 2021 è cresciuto del 5% nel 2022 e del 10% nel 2023. Sarà del 40%, ma non potrà essere superiore allo 0,1% dell’attivo di ogni singola banca; inoltre, dovrà essere pagata nel 2024. Non si è fatta attendere la reazione dei mercati, che nella giornata dell’8 agosto hanno registrato un crollo delle borse pari a circa 10 miliardi di euro.

Quali saranno le conseguenze sui mutui?

Innanzitutto, coloro che hanno già acceso un mutuo, sia fisso che variabile, non dovranno preoccuparsi. Si prevede, però, un rincaro per i nuovi mutui. “Secondo le nostre aspettative, almeno fino alla fine dell’anno i mutuatari con un finanziamento a tasso variabile dovranno fronteggiare ulteriori aumenti e, sia pur lentamente, da dicembre 2023 i tassi prima si stabilizzeranno per poi cominciare a diminuire e tornare sotto al 3%, presumibilmente, dalla metà del 2025”, si legge nel comunicato stampa di Facile.it.

Inoltre, considerando che chi ha sottoscritto un mutuo medio a tasso variabile a gennaio 2022 ha subìto un esborso totale aggiuntivo di oltre 2.300 euro in appena 1 anno e mezzo, si stima che la spesa arrivi a superare i 5.300 euro entro luglio 2024. Tutto questo potrebbe spingere gli istituti di credito a aumentare il costo dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie, e ci si potrebbe trovare di fronte a un aumento fino allo 0,5% del costo dei prestiti per le aziende e delle rate dei nuovi mutui accesi nella seconda parte del 2023

E per i giovani?

Come specificato dal ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini, si tratta di «una norma di equità sociale» e che «tutti gli introiti saranno destinati a due voci: aiuto ai mutui prima casa e taglio delle tasse». Per i giovani under 36, inoltre, è possibile usufruire del Fondo garanzia per l’acquisto della prima casa.

Si tratta di un’agevolazione destinata a chi ha meno di 36 anni. L’importo del finanziamento non deve superare i 250.000 euro e si prevede una garanzia pubblica del 50%; con il decreto sostegni bis, inoltre, si ha la possibilità di innalzare la garanzia dell’80% per coloro che possiedono un Isee inferiore a 40.000 euro annui e che richiedono un mutuo superiore all’80% del prezzo d’acquisto dell’immobile, comprensivo di oneri accessori.

Questa garanzia è stata prorogata dal 30 giugno al 30 settembre 2023 con la legge 3 luglio 2023, n.87; la priorità spetta a determinate categorie:

- coppia coniugata o convivente more uxorio il cui nucleo sia stato costituito da almeno 2 anni e in cui uno dei componenti d’età non superiore ai 35 anni (in questo caso il mutuo deve essere richiesto dai componenti la coppia congiuntamente);

- nuclei familiari monogenitoriali con figli minori;

- conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari;

- giovani che non hanno compiuto 36 anni.

Infine i richiedenti, all’atto della presentazione della domanda, non devono risultare proprietari di altri immobili a uso abitativo, a eccezione di quelli acquisiti per successione a causa di morte, anche in comunione con altro successore, e che siano in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli.

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