Economia

Mutui in rialzo: guardiamoci dentro

Con l’aumento dei tassi crescono anche i costi dei prestiti. Ma cosa sono? E cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? Facciamo un po’ di chiarezza
Christine Lagarde, presidente dell'European Central Bank, in conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio Direttivo della BCE nel  marzo 2022
Christine Lagarde, presidente dell'European Central Bank, in conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio Direttivo della BCE nel marzo 2022 Credit: EPA/RONALD WITTEK / POOL
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6 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

L’Italia, come molti Paesi nel mondo, sta affrontando in questi mesi l’ennesima congiuntura economica complicata. Inflazione, crisi energetica, alimentare, invasione russa in Ucraina e pandemia sono solo alcuni dei fattori che stanno portando i prezzi dei beni e dei servizi a livelli elevatissimi.

Negli ultimi giorni abbiamo visto come negli Stati Uniti la FED abbia rialzato i tassi dello 0,75% per tentare di combattere l’inflazione e ora anche la BCE (Banca Centrale Europea) ha innalzato i suoi tre tassi d’interesse di riferimento di 75 punti.

Con l’aumento dei tassi crescono i costi di prestiti e mutui, specialmente per chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile. Ma facciamo un passo indietro e analizziamo come è cambiata la situazione in Italia da inizio settembre a oggi.

Cos’è un mutuo?

Per prima cosa, spieghiamo cos’è un mutuo. È un contratto che coinvolge due parti: la banca, che si impegna a pagare una certa quantità di denaro e la persona che, sottoscrivendo il mutuo, si impegna a restituire il medesimo ammontare di denaro erogato, con l’aggiunta degli interessi prestabiliti. Questi interessi passivi vengono calcolati sulla base di tassi di riferimento specifici e sono restituiti insieme al capitale erogato tramite versamenti periodici, detti rate, spalmati durante l’intera durata del mutuo.

In Italia abbiamo 3 tipi diversi di mutuo che si richiedono in base alle necessità e alla disponibilità economica delle famiglie: a tasso fisso, a tasso variabile e a tasso variabile CAP. Per tutti e 3 i titoli possono variare il tipo di rata e il piano d’ammortamento e nella maggior parte dei casi l’importo prestato non eccede l’80% del valore del bene che si andrà ad acquistare.

Il primo viene erogato dalla banca o dalle maggiori società finanziarie con un tasso d’interesse costante per tutta la durata dello stesso e la rata di rimborso deve avere un ammontare fisso nel tempo che deve essere noto dalla stipula del contratto.

Il secondo, quello a tasso variabile, è un finanziamento il cui tasso d’interesse è legato all’oscillazione di un indice finanziario di rendimento, che è generalmente l’Euribor.

Terzo e ultimo, è un compromesso tra formula a tasso fisso e formula a tasso variabile; l’unica cosa che lo differenzia da quest’ultimo è la presenza di una soglia massima, prefissata al momento della stipula, detta CAP, che non può essere oltrepassata nella rata mensile.

Cos’è l’Euribor?

Perché in questi giorni sentiamo molto parlare di Euribor? L’Euribor, che oggi si attesta all1,3% per via dellaumento dei tassi della BCE, è un parametro di riferimento che le banche utilizzano per decidere quale tasso applicare sui mutui a tasso variabile e viene definito come tasso interbancario di riferimento comunicato generalmente dalla European Money Markets Institute. Viene calcolato come media fra i vari instituiti bancari dell’Area Euro (19 in tutto), che consentono di avere interessi attivi per prestiti interbancari con altri istituti dell’eurozona.

Nel bollettino economico pubblicato l’8 settembre 2022, la BCE ha affermato che l’aumento dei tassi era un male inevitabile e necessario per controllare l’inflazione. Solo tra il 1 e il 21 luglio, l’Euribor è aumentato dal -0,51% al -0,26% e a 3 mesi di distanza si è spostato di 31 centesimi arrivando allo +0,13%. E questo può essere un problema.

A farne le spese saranno, infatti, soprattutto quanti hanno un mutuo a tasso variabile sulla casa ma anche coloro che hanno richiesto prestiti personali per un ammontare più modesto poiché non disponevano di un reddito sufficientemente elevato. Quindi, i soggetti più fragili.

Non è solo un tema europeo: leconomia americana è in contrazione da due trimestri consecutivi e con laumento dei tassi di interesse e il rallentamento dei consumi, le imprese potrebbero rispondere tagliando i costi, ovvero licenziando parte della propria forza lavoro. Questo può far sì che il tasso di disoccupazione, fisso al 3,7% nel mese di agosto, riprenda ad aumentare.

Cosa possiamo aspettarci in Ue?

Secondo il bollettino ufficiale della BCE, è in arrivo un ulteriore aumento dei tassi mirato a frenare la domanda e mettere i consumatori al riparo dal rischio di un continuo incremento delle aspettative inflazionistiche (dal momento che l’inflazione, secondo la stima preliminare dell’Eurostat, ad agosto ha raggiunto il 9,1% e continua ad aumentare).

Anche gli esperti della Banca Centrale temono un rialzo dell’inflazione: le proiezioni sull’inflazione sono state riviste al rialzo con stime che arrivano all’8,1% per la fine del 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.

Come abbiamo già visto, a rimetterci saranno i consumatori. Lo conferma anche l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, che ha monitorato i costi dei mutui, a tasso fisso e variabile, nel 2021 e nel 2022, rilevando preoccupanti tendenze al rialzo. Un esempio? Stipulando un mutuo a tasso fisso oggi, si avrebbe una rata più onerosa del 24% rispetto a quella di un mutuo a tasso fisso stipulato a dicembre 2021.

È fondamentale che il nuovo governo vigili sull’andamento dei tassi applicati sui mutui affinché all’aumento dei tassi non si aggiungano fenomeni speculativi da parte degli instituiti di credito.

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