Diritti

Telegram: il revenge porn è cresciuto del 1260% dal 2020

231 gruppi, 13 milioni di utenti. Su Telegram, i canali dove viene condivisa pornografia non consensuale, anche di minori, sono aumentati vertiginosamente, segnala il report State of Revenge 2022
Credit: isco
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
17 agosto 2023 Aggiornato alle 10:00

“Chi commenta la cagnetta di mia figlia?”. “Scambio foto titktok denudate”. “Chi vuole vedere una 06 in mutandine che si sculaccia?”. “Scambio fida napoletana”. “Mostro milf mia moglie sud Sardegna 45 enne magari qualcuno la riconosce ho solo foto in intimo”. “Chi vuole commentare una foto di mia madre da giovane nuda fatta per un calendario semi-amatoriale? Materiale rarissimo, cimelio di famiglia”.

Questa galleria degli orrori non sono commenti di “mostri”. Sono mariti, padri, fratelli, fidanzati, cugini, amici che si raggruppano in chat Telegram nate con il solo scopo di scambiarsi immagini e video di persone non consenzienti, a volte minori. Troppo spesso minori.

Era l’aprile 2020 e, mentre l’Italia e il mondo restavano a casa, Wired ci portava di nuovo – dopo averlo fatto nel 2018 con l’inchiesta Uscite le minorenni dentro l’orrore, più precisamente nel “più grande network italiano” di quello che con un infelice nome inglese chiamiamo revenge porn e a cui sarebbe meglio riferirsi come “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” o Pnc, Pornografia non consensuale.

Migliaia di uomini, centinaia di migliaia di messaggi e contenuti multimediali condivisi tra perfetti estranei senza che le donne e bambine che di quelle immagini sono il soggetto abbiano voce in capitolo, con il solo scopo di sessualizzarle, umiliarle, violentarle.

Uno sguardo sull’abisso che Lucia Bainotti e Silvia Semenzin avevano portato ancora più a fondo nel loro libro Donne tutte puttane (Durango Edizioni, 143 p., 15€) dal gruppo WhatsApp “creato da una decina di ragazzi allo scopo di scambiarsi foto e video intimi di ragazze senza che le ragazze ritratte ne fossero consapevoli o addirittura scattate a loro insaputa”, in cui uno dei capitoli è dedicato proprio al “caso Telegram”.

Quelle chat ci avevano sconvolto, i giornali ne avevano discusso, la polizia postale aveva fatto chiudere molti gruppi e avevamo detto “mai più”. Eppure, i messaggi che aprono l’articolo non risalgono a 3 anni fa. Un’utente Twitter le ha condivise in questi giorni sul suo profilo, mostrando come il 6 agosto, quando il gruppo è stato chiuso dalla Polizia Postale, gli iscritti fossero 52.000. Cinquantaduemila.

Il gruppo è stato chiuso, certo, ma a centinaia continuano a esistere e a riformarsi rapidissimamente, nuovi canali che il loro desiderio di “stupro” a volte lo scrivono a chiare lettere nel nome.

Invece che diminuire, infatti, dal 2020 a oggi la diffusione di materiali intimi non consensuali è cresciuta, soprattutto su Telegram, dove è aumentata del 21% in un solo anno, tra novembre 2021 e novembre 2022.

A dirlo è State of Revenge 2022, il report annuale di PermessoNegato, la più grande associazione europea contro “la proliferazione della Pornografia Non Consensuale (anche conosciuta come NCII e Revenge Porn e di altre forme Image Based Abuse, mediante identificazione, segnalazione e rimozione (circa 3.500.000 contenuti nell’anno solare) dei contenuti dalle principali piattaforme online”, nata durante la pandemia.

I numeri del rapporto sono sconvolgenti: nel 2022, i canali attivi nella condivisione di materiali intimi non consensuali dedicati solo al pubblico italiano erano 231, gli utenti non unici – un’espressione che indica “il numero degli utenti assidui” – oltre 13 milioni, 4.217.220 in più (+32%) rispetto a 12 mesi prima. Il gruppo più numeroso raccoglieva oltre 540.000 utenti.

Quello è che ancora più sconvolgente, però, è vedere come i numeri siano saliti vertiginosamente negli ultimi anni, in particolare durante e dopo la pandemia che «ha amplificato questi fenomeni. Si sono moltiplicate le condivisioni di contenuti pornografici non consensuali, ed è esploso il problema dei gruppi Telegram», ha spiegato il Presidente di PermessoNegato Matteo Flora in un’intervista.

* febbraio 2020: 17 gruppi/canali per un totale di 1.147.000 utenti non unici;

* maggio 2020: 29 gruppi/canali per un totale di 2.223.336 utenti non unici;

* novembre 2020: 89 gruppi/canali per un totale di 6.013.688 account non univoci;

* novembre 2021: 190 gruppi/canali per un totale di 8.934.900 account non univoci.

* novembre 2022: 231 gruppi/canali per un totale di 13.152.120 account non univoci.

Dietro queste statistiche ci sono le vite delle persone che, ignare, vedono la loro immagine condivisa e umiliata: ora, oltretutto, grazie alla “magia” dell’AI qualsiasi foto può diventare nudo o pornografia, attraverso l’utilizzo del deepfake o di bot che “spogliano” le foto di persone vestite.

“Il fenomeno in Italia ha assunto online tinte inquietanti”, si legge nel report. “Numerosi sono siti e “canali” social dedicati alla diffusione di NCP, che oltretutto incoraggiano in una sorta di “gara” i propri utenti a caricare e video intimi dei loro attuali o ex- partner, al fine di condivisione, di scambio o di mera “valutazione”.

Ad aggravare la situazione, una cospicua parte del materiale viene corredato da nome, cognome e/o collegamenti ai profili social personali delle vittime oltre che - meno spesso - indirizzi email o numeri di cellulare. Le conseguenze di questo fenomeno sono spesso devastanti per la vittima, con ripercussioni non solamente sul piano psicologico e reputazionale, ma sempre più spesso con dirette ripercussioni sul piano lavorativo”.

Quello che è particolarmente grave e preoccupante è lo scambio di contenuti pedopornografici su questi canali, speso richieste con perifrasi “esplicite con la ricerca di ‘scambio bambine’ o di ‘chi ha bambine’”.

“Il canale Telegram di informazione sul Child Abuse fornito dalla Piattaforma e raggiungibile (t.me/stopCA)”, spiega il rapporto di PermessoNegato, “riporta dai 25.000 ai 35.000 gruppi rimossi ogni singolo mese per pedopornografia, sottolineando la gravità ed endemicità del problema”.

A far crescere i numeri, però, è anche l’attenzione mediatica che viene riservata ad alcuni gruppi (non è un caso se le cifre sono iniziate a salire dopo la condivisione delle inchieste nel 2020): «dalle nostre rilevazioni emergono correlazioni che fanno vedere che ogni volta che un gruppo viene citato dai mass media esplode il numero di persone che si iscrivono», ha spiegato Flora, che rispondendo all’utente che oltre agli screen dei messaggi ha mostrato la descrizione del gruppo e i nomi di altri canali simili, ha ricordato «mandare screen con il nome del gruppo è una PESSIMA idea».

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