Ambiente

Le Hawaii, alle prese col più grave incendio della loro storia

Finora, il disastro ha mietuto 55 vittime. La combinazione tra temperature elevate, siccità, diminuzione delle zone umide, urbanizzazione ed eventi estremi ha provocato una maggiore estensione delle fiamme
Credit: CODY GODWIN, USA TODAY
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11 agosto 2023 Aggiornato alle 16:00

Continua ad aggravarsi la situazione nell’isola hawaiana di Maui, che a partire dallo scorso martedì è stata colpita da una serie di gravissimi incendi che hanno portato alla distruzione di diverse località e numerose vittime.

Per il momento le autorità hanno stimato 55 morti e oltre 1700 edifici distrutti, mentre gli incendi non sono ancora stati soppressi del tutto, con alcuni focolai che stanno venendo contrastati dalle molteplici squadre di pompieri.

«Quello che abbiamo visto è stato probabilmente il più grande disastro naturale nella storia dello Stato delle Hawaii. Tutti noi abbiamo una persona cara qui a Maui che ha perso una casa, che ha perso un amico», ha dichiarato il governatore Josh Green nella conferenza stampa di giovedì, dopo aver visitato le aree distrutte.

Una delle zone più colpite risulta il “vecchio quartiere” di Lahaina, un centro economico che ogni anno attira milioni di visitatori e rappresenta uno dei principali poli del settore turistico delle isole hawaiane.

Le case sono state completamente distrutte nell’arco di 72 ore, mentre molti cittadini e cittadine sono dovuti scappare in auto o in barca in mezzo al fumo densissimo, con alcuni che si sono gettati nell’oceano per evitare le fiamme. Di questi, circa 17 persone sono state recuperate dalla Guardia Costiera americana, mentre altre 40 sono sopravvissute sulla riva. Allo stato attuale oltre 10.000 unità abitative e commerciali sono prive di elettricità, mentre gli insufficienti rifugi di lunga permanenza stanno ospitando più di 1.300 persone evacuate dalle aree a rischio.

Il presidente statunitense Biden ha dichiarato lo stato d’emergenza e approvato gli aiuti federali per sostenere la popolazione colpita, avviando le operazioni di soccorso e ripristino da parte della Federal Emergency Management Agency (Fema): «Ogni risorsa che abbiamo sarà a loro disposizione». La Fema si coordinerà con la guardia costiera, la marina e l’esercito, per assistere le strutture locali di risposta alle emergenze.

I terribili incendi che hanno investito le Hawaii sono risultati i più mortali dopo quelli dello Stato della California del 2018, che avevano causato 85 vittime. Il violento impatto ha allarmato la comunità scientifica che si occupa della crisi climatica-ambientale, in quanto le isole non erano notoriamente soggette a incendi naturali di vaste proporzioni secondo il Department of Land and Natural Resources americano.

Una combinazione di fattori sarebbe alla base delle enormi e rapide fiamme che hanno interessato l’isola di Maui, dovute anche all’aggravamento del cambiamento climatico: «Sta portando a queste combinazioni imprevedibili o impreviste che stiamo vedendo in questo momento e che stanno alimentando questo clima di fuoco estremo. Ciò che questi catastrofici incendi boschivi stanno rivelando è che nessun luogo è immune al problema», ha affermato Kelsey Copes-Gerbitz, ricercatrice della facoltà di silvicoltura della University of British Columbia.

L’aumento delle temperature globali sta avendo ripercussioni in ogni area del globo e nel caso delle Hawaii la combinazione fra elevate temperature, rapidi fenomeni siccitosi, diminuzione delle zone umide, urbanizzazione ed eventi estremi, ha provocato una maggiore estensione delle fiamme: «Le piante stanno diventando molto, molto secche. In qualche modo è tutto legato all’acqua. Gli incendi più distruttivi di solito si verificano durante la siccità. Se un’area finisce rapidamente in siccità, significa che c’è una finestra di tempo più lunga per il verificarsi degli incendi. Il rischio di incendi distruttivi potrebbe aumentare in futuro se le siccità improvvise diventeranno più comuni, come hanno indicato alcuni studi», ha ammonito l’idrologo Venkat Lakshmi della University of Virginia.

Le fiamme si sono diffuse rapidamente anche a causa dei forti venti alimentati dall’uragano Dora. Secondo la direttrice dell’Oregon Climate Change Research Institute Erica Fleishman «c’è una tendenza all’aumento dell’intensità degli uragani in tutto il mondo, in parte perché l’aria calda trattiene più acqua. Oltre a questo, il livello del mare sta aumentando in tutto il Pianeta, quindi si tenderà a subire inondazioni più gravi a causa delle onde generate dall’uragano che si abbatte sulla costa».

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