Ambiente

Brasile Vs Ue: è scontro su export prodotti frutto di deforestazione

Il governo di Lula contesta i regolamenti europei che vietano il commercio di materie prime provenienti da aree in cui gli alberi siano stati abbattuti dopo il 31 dicembre 2020
Credit: Tomas M
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14 agosto 2023 Aggiornato alle 07:00

Cacao, caffè, olio di palma, soia, legname e tutto ciò che contiene o è stato realizzato utilizzando questi prodotti – come cuoio, mobili, cioccolato – sono banditi dall’Ue se le materie prime provengono da zone deforestate o degradate in cui gli alberi siano stati abbattuti dopo il 31 dicembre 2020.

Il piano dell’Europa per ridurre il suo impatto indiretto sulla deforestazione colpisce diversi Paesi nel mondo, in particolare il Brasile, che sotto il governo di Bolsonaro ha visto consumarsi sul proprio suolo una vera e propria mattanza ambientale con la perdita, nel 2022, di una porzione di Foresta Amazzonica ampia 18.000 metri quadrati, un quarto in più dell’anno precedente, già segnato da un record in questo senso.

Il ministro dell’Agricoltura brasiliano Carlos Favaro ha accusato il nuovo regolamento europeo, approvato ad aprile con il voto favorevole del Parlamento di Bruxelles ed entrato in vigore a giugno di quest’anno, sia “un affronto” alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. «Fino a oggi gli scaffali dei nostri supermercati sono stati troppo spesso riempiti con prodotti ricoperti delle ceneri della foresta pluviale bruciata e di ecosistemi irreversibilmente distrutti con danno a piante e animali, ma anche alle popolazioni indigene», ha commentato in sede di approvazione l’Europarlamentare del Lussemburgo Christophe Hansen.

Secondo il Wwf, l’Ue – attraverso le sue importazioni – è responsabile del 16% della deforestazione globale, ed è il secondo distruttore di foreste tropicali dopo la Cina.

Il Brasile, ricco di materie prime, ne è anche uno dei principali fornitori: nel 2022 ha esportato quasi 12 miliardi di dollari di farina di soia, semi di soia, mais e prodotti a base di manzo nell’Ue. Il blocco rischierebbe di colpire la sua economia, e secondo l’attuale governo guidato da Lula anche in maniera ingiusta.

Favaro ha detto che i registri a disposizione del suo Ministero mostrano che solo il 2% degli agricoltori brasiliani commette reati ambientali, inoltre il nuovo esecutivo si sta attivando per combattere il fenomeno, a esempio attraverso l’istituzione di una direzione specializzata della polizia federale focalizzata esclusivamente sull’Amazzonia, la cui deforestazione – secondo la ministra dell’Ambiente Marina Silva – è diminuita del 60% nel luglio di quest’anno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.

Inevitabilmente, dovessero gli appelli di Brasilia restare inascoltati dal Consiglio Ue e gli sforzi per proteggere l’ambiente non riconosciuti, il Paese intensificherebbe i rapporti commerciali con altri partner, come a esempio quelli del blocco Brics che comprende il Brasile e gli altri Stati in via di sviluppo come Russia, India, Cina e Sudafrica.

Di fronte alla risposta corporativa delle lobby agricole brasiliane, la Commissione europea ha affermato che le regole sulla deforestazione si applicheranno a tutti i partner commerciali “in modo equo e non discriminatorio”.

Il sistema di controlli sull’import seguirà uno schema che la Commissione ha tarato sulla base delle fasce di rischio deforestazione: la proporzione di beni controllati sarà del 9% per i Paesi o le regioni considerati a rischio elevato, del 3% per quelli a rischio standard, e dell’1% per quello a basso rischio e avverrà attraverso localizzazione Gps, immagini satellitari e analisi genetiche.

Le aziende brasiliane della soia e della carne hanno messo in dubbio la capacità della Commissione europea di determinare se un prodotto provenga o meno da un’area precedentemente deforestata, ma Bruxelles ha replicato che le materie prime,“anche se provenienti da Paesi con un livello di rischio elevato” possono continuare a essere immesse sul mercato comunitario “a condizione che l’azienda si sottoponga al processo di due diligence richiesto per dimostrare che non provengano da aree deforestate”.

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