Ambiente

La deforestazione rallenta troppo lentamente

È calata solo del 6,3% nel 2021, secondo il rapporto della Forest Declaration Platform. Buoni risultati dall’Asia tropicale, mentre Africa e America Latina arrancano
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30 ottobre 2022 Aggiornato alle 07:00

I progressi fatti a livello globale contro la scomparsa delle foreste sono ancora insufficienti per raggiungere i principali target entro il 2030. A dirlo è il nuovo rapporto della Forest Declaration Platform, secondo il quale la deforestazione è calata solo di un modesto 6,3% nel 2021, rispetto al periodo 2018-2020. «È un buon inizio, ma non siamo sulla buona strada» ha dichiarato l’autrice del rapporto Erin Matson, della Climate Focus, una società di consulenza con sede a Amsterdam.

L’unica regione che ha registrato consistenti miglioramenti e in linea con gli obiettivi stabiliti è quella dell’Asia tropicale, mentre Africa e America Latina arrancano, con una perdita netta di 100 milioni di ettari a livello globale. Il risultato ottimale asiatico è dovuto principalmente alle politiche messe in atto dal governo indonesiano per ridurre l’impatto delle coltivazioni dell’olio di palma, con una moratoria imposta nel 2018.

Ma questi sforzi sono ancora troppo pochi rispetto alle decisioni prese nel 2014 con la New York Declaration on Forests (dichiarazione politica volontaria e non giuridicamente vincolante per dimezzare il tasso di deforestazione entro il 2020) e poi ribadite l’anno scorso alla Cop26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), dove oltre 100 leader mondiali hanno promesso di invertire le pratiche distruttive nei confronti degli habitat naturali entro i prossimi 8 anni, ricostruendo 350 milioni di ettari di paesaggio forestale.

Inoltre gli investimenti nel settore sono meno dell’1% di quello che effettivamente sarebbe necessario, tanto che alcuni analisti stimano che dovrebbero essere aumentati anche di 200 volte entro la fine del decennio, rispetto alle cifre attuali.

La continua perdita delle foreste, oltre a determinare conseguenze negative per la biodiversità, ha anche un impatto sul cambiamento climatico in corso, tanto che solo nel 2021 la deforestazione ha determinato il rilascio di 3,8 miliardi di tonnellate di gas alteranti nell’atmosfera. «Non c’è un percorso per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi stabilito nell’Accordo di Parigi o invertire la perdita di biodiversità senza fermare la deforestazione e la riconversione dei terreni. È tempo di una leadership coraggiosa e di soluzioni audaci per invertire questa tendenza allarmante» ha ammonito Fran Price del WWF.

Le preoccupazioni più forti sono determinate dalle condizioni dell’Amazzonia, che sotto la presidenza di Jair Bolsonaro ha subito gravi danni con un’accelerazione delle pratiche nocive di disboscamento e trasformazione della foresta pluviale in terreni agricoli. Senza rapidi provvedimenti il polmone della Terra potrebbe diventare un punto di non ritorno, con conseguenze drammatiche.

«Vale la pena ricordare a noi stessi che se si arriverà a perdere la foresta pluviale amazzonica, avremo un feedback significativo sul cambiamento climatico globale» ha affermato Timothy Lenton, scienziato della University of Exeter del Regno Unito.

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