Ambiente

Al Sud si muore di caldo. Letteralmente

In Italia, l’ondata di calore di luglio ha causato il 7% di decessi in più nelle regioni meridionali. Lo ha accertato il sistema di sorveglianza del ministero della Salute che misura gli impatti degli eventi climatici estremi sulla salute
Credit: Ari Spada
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10 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

L’avevano già previsto e ora è arrivata la conferma: gli ultimi dati del Copernicus Climate Change Service (C3S) della Ue hanno confermato che la temperatura media di luglio 2023 è stata la più alta mai registrata sul Pianeta da quando ci sono rilevazioni scientifiche.

Si stima che il mese sia stato di circa 1,5°C più caldo della media 1850-1900. Per Carlo Buontempo, climatologo e direttore di Copernicus, «è improbabile che il record di luglio rimanga isolato quest’anno, le previsioni stagionali indicano che le temperature sulle aree terrestri saranno probabilmente ben al di sopra della media».

Questa ondata di calore eccezionale non ha avuto conseguenze solo sul clima e sugli eventi atmosferici di enorme portata (tempeste, incendi, alluvioni): ha causato anche più decessi. La notizia è del Ministero della Salute che tramite il Sistema di Sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) è in grado di monitorare gli impatti sulla salute associati agli eventi estremi in 51 città italiane.

Nel periodo 1-28 luglio 2023 i grafici hanno evidenziato un eccesso di mortalità al Centro-Sud del 7% con incrementi significativi a Napoli (+10%), Bari (+50%), Taranto (+42%), Reggio Calabria e Catania (+34%).

Di segno opposto la situazione al Nord, dove si segnala in diverse città una mortalità inferiore allatteso (-14%): solo a Bolzano, Brescia e Verona ci sono stati possibili picchi in concomitanza dei giorni di incremento delle temperature.

Nel 2022 l’impatto era stato superiore: secondo unanalisi epidemiologica dellIstituto di Barcellona per la salute globale pubblicata su Nature Medicine, l’anno scorso si sono avuti 61.672 decessi in 35 Paesi europei tra giugno e agosto, con un impatto maggiore sulle donne. In Italia il Ministero della Salute aveva registrato un aumento del 21%, soprattutto nella fascia over 85.

Per fare fronte all’emergenza, lo scorso 17 luglio il Governo ha previsto alcune misure: il “codice calore” nei Pronto Soccorso, l’attivazione degli ambulatori territoriali 7 giorni su 7 per accessi relativi agli effetti del caldo, il potenziamento della guardia medica e la riattivazione delle Uscar (Unità speciali di continuità assistenziale regionale) per favorire lassistenza domiciliare. Proteggiamoci dal Caldo è invece la campagna con le 10 regole per prevenire le grandi ondate di calore dell’estate 2023.

Quali sono? Da quelle di buon senso, come non uscire e non esporsi al sole nelle ore più calde, al miglioramento dellambiente domestico e di lavoro con la schermatura delle finestre esposte a sud e a sud-ovest. Dal mantenimento di una temperatura condizionata tra 25-27 °C a cibi e bevande da assumere (poco alcol e caffè, molta acqua, pasti leggeri), dall’abbigliamento naturale al “memo” per gli animali domestici, anche loro potenziali vittime del caldo record, da tenere sempre all’ombra.

Ma gli avvertimenti più incisivi arrivano dall’Oms, che in un recente documento fa il punto su quanto il cambiamento climatico stia influendo sulla salute planetaria: tra il 2030 e il 2050 il climate change dovrebbe causare circa 250.000 decessi aggiuntivi all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. I costi dei danni diretti alla salute sono stimati tra 2-4 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo.

Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per la salute che l’umanità deve affrontare e gli operatori di tutto il mondo stanno già rispondendo ai danni causati da questa crisi in corso”, si legge nel report.

Secondo l’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, per evitare impatti catastrofici sulla salute e prevenire milioni di decessi il mondo si deve limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, e anche così non saremo al sicuro; ogni decimo in più di grado di riscaldamento avrà un serio impatto sulla vita e sulla longevità delle persone.

Rischiamo di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà e di ampliare ulteriormente le disuguaglianze sanitarie esistenti”, scrive l’Oms. “Oltre 930 milioni di persone - circa il 12% della popolazione mondiale - spendono almeno il 10% del loro bilancio familiare per pagare l’assistenza sanitaria. Con i più poveri in gran parte non assicurati, gli shock e gli stress sanitari spingono già circa 100 milioni di persone in povertà ogni anno, con gli impatti del cambiamento climatico che peggiorano questa tendenza”.

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