Diritti

Gli stupri sono commessi soprattutto dagli stranieri?

È una notizia che ritorna periodicamente e che periodicamente viene smentita. Ecco cosa dicono i dati
Credit: Mika Baumeister

“Il 40% degli stupri è commesso da stranieri”.

È una “notizia” che ritorna ciclicamente. Questa volta a pubblicarla è Libero, che è partito da una dichiarazione rilasciata ad Adnkronos a Valerio Verni, zio e avvocato di Pamela Mastropietro – la 18enne violentata e uccisa a Macerata dallo spacciatore nigeriano Innocent Oseghale nel 2018 – per dimostrare che 4 stupratori su 10 sono stranieri.

Non è la prima volta che il quotidiano di Feltri e Sallusti condivide questo dato: lo aveva già fatto in un articolo del 2017, in compagnia de Il Giornale (che ha ripubblicato la notizia anche nel 2019 e nel 2020) e Repubblica.

Un anno fa, era stata la volta de La Verità e, prima ancora, nel 2019, era stato Il Tempo a elaborare dei grafici che erano diventati virali sui social. Nel 2018 era stata la oggi Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a condividere quella che sarebbe una statistica effettivamente impressionante, se fosse vera.

Sì, perché assieme a dato-shock, che riemerge quasi sempre a seguito di una violenza sessuale ai danni di una donna italiana da parte di un cittadino straniero, sono stati pubblicati più e più volte articoli che spiegano perché quell’informazione “è inesatta e fuorviante”. Eppure, a distanza di 6 anni continua a essere rilanciata come indicazione che non dobbiamo aprire i nostri confini agli stupratori. Cerchiamo di capire perché non è proprio così.

Violenza sessuale non è sinonimo di stupro

Come ha spiegato in due diverse occasioni Pagella Politica – per smentire il dato riportato prima da Meloni e poi da La Verità – prima di entrare nel merito dei dati è necessaria una premessa.

I titoli e gli articoli fanno riferimento indistintamente a “violenza sessuale” e “stupro”, un termine che però non viene mai menzionato nel nostro codice penale e che rientra all’interno dell’articolo 609 bis del codice penale, che punisce “chi costringe taluno a compiere o subire atti sessuali”. Anche l’ultimo articolo di Libero cita “violenze sessuali” nel titolo ma poi dedica un box per mostrare i grafici degli “stupri commessi in Italia dagli immigrati”, salvo chiarire in piccolo che si tratta del “totale delle violenze sessuali (italiani e stranieri)”.

La violenza sessuale è un fenomeno ampio, di cui lo stupro non è che la manifestazione più estrema (e, quindi, un sottoinsieme). Anche per l’Istat, che è la fonte a partire dalla quale sono stati elaborati i grafici – oltre al report Donne vittime di violenza, condiviso l’8 marzo 2023 dal Viminale, che riporta il dato di 5.991 violenze nel 2022 – il concetto di “violenza sessuale” è molto più generico e comprende “tutti gli episodi in cui la donna è costretta, contro la propria volontà, ad attività sessuali degradanti e umilianti, ad avere rapporti sessuali con terzi o rapporti non desiderati perché vissuti come violenza, a subire molestie fisiche sessuali, tentati stupri, stupri, a essere vittima di altre forme di abusi sessuali”.

Il Ministero dell’Interno, l’Istat e il ministero della Giustizia hanno confermato a Pagella Politica già nel 2018 che “non è possibile individuare il numero dei colpevoli per “stupro” in base alla nazionalità, neppure all’interno del casellario giudiziario”.

Il grande sommerso della violenza sessuale

Anche allargando il focus a tutti gli atti di violenza sessuale, però, la situazione è più complessa di quanto titoli e grafici vogliano dipingere.

Secondo i dati Istat, infatti, è vero che il 40,4% delle persone denunciate nel 2021 per violenza sessuale sono stranieri, ovvero 2.007 su 5.073 e che nel 2017 il 41,5%, dei condannati con sentenza irrevocabile per violenza sessuale non era italiano. Quello che è altrettanto vero, però, come segnala la stessa Istat, è che i reati di violenza sessuale “hanno una dimensione sommersa molto elevata” e che, come sappiamo fin troppo bene, tantissimi casi non vengono denunciati: “i tassi di denuncia riguardano il 12,2% delle violenza da partner e il 6% di quelle da non partner”.

Ma l’enorme sommerso dei casi che rimangono nascosti non è l’unico aspetto da considerare: nel 2017, l’allora presidente dell’Istat Giorgio Alleva aveva dichiarato durante un’audizione in Parlamento che “è interessante sottolineare che il comportamento di denuncia delle italiane risulta cambiare notevolmente se l’autore della violenza sia straniero. […] La quota di vittime di stupro da un autore straniero che dichiara di aver sporto denuncia è infatti oltre 6 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore è italiano. Per il tentato stupro, la differenza è ancora più marcata: la quota di donne che denunciano, nel caso di un autore straniero, è 10 volte più alta rispetto al caso in cui l’autore sia un italiano”.

Insomma, la nazionalità può fare davvero la differenza, ma non tanto in una presunta “predisposizione” allo stupro quanto piuttosto nel diverso comportamento delle donne rispetto alla denuncia: “solo il 4,4% delle donne che hanno dichiarato di essere state vittima di stupro da parte di un italiano ha sporto denuncia, mentre se l’autore è straniero la frequenza della denuncia è sei volte maggiore: 24,7%”.

Più numerosi in carcere, quindi più colpevoli?

Sempre secondo i dati Istat, i detenuti stranieri in carcere per i “delitti di violenza sessuale” nel 2022 erano 1.531 su un totale di 3.631. Di nuovo, una percentuale di poco superiore al 40% (42,1%). È la conferma che 4 stupratori su 10 sono stranieri? Anche in questo caso, la risposta è più complessa.

Sappiamo che tra la popolazione carceraria gli stranieri tendono a essere sovrarappresentati rispetto alla percentuale sul totale della popolazione – al 15 giugno 2023 erano il 31,3% della popolazione detenuta e l’8,6% dei residenti nel Paese – e non perché siano più portati a delinquere. Come ha spiegato sempre Pagella Politica, infatti, “i cittadini stranieri hanno, per esempio, maggiore difficoltà ad accedere a misure alternative al carcere (come la libertà vigilata), a sanzioni sostitutive (come la libertà controllata) e a quelle non detentive (come i lavori di pubblica utilità)”.

4 stupratori su 10 sono stranieri, quindi?

Ci sono però altri dati che devono essere presi in considerazione e che sono stati diffusi sempre dall’Istituto di Statistica, a partire da un rapporto del 2014 dal titolo “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, che ha stimato e isolato anche i dati sugli stupri.

Nel rapporto si legge che “il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente” mentre “gli sconosciuti sono nella maggior parte dei casi autori di molestie sessuali (76,8%)”.

Per le donne straniere il rischio di violenza fisica o sessuale nel corso della vita è simile a quello delle italiane (31,3% contro il 31,5%). Tuttavia, la violenza fisica è più frequente fra le prime (25,7% contro il 19,6% per le italiane), mentre la violenza sessuale è più frequente fra le seconde (16,2% delle straniere contro il 21,5% delle italiane). Le forme più gravi, come stupri e tentati stupri, sono invece più diffuse tra le straniere (7,7% e 5,1%). Ciò significa che le italiane subiscono soprattutto violenze sessuali meno gravi, come le molestie, soprattutto da parte di sconosciuti.

Secondo i dati condivisi da Alleva durante l’Audizione in Parlamento del 2018, “gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi da italiani in oltre l’80% dei casi (81,6%), da autori stranieri in circa il 15% dei casi (15,1%). Per le vittime straniere, l’autore delle violenze è un connazionale una volta su due, esclusi i casi meno gravi di violenza e molestie dove l’autore è prevalentemente italiano. Gli stupri subiti dalle donne straniere sono stati commessi da connazionali in circa 3 casi su 4 (73,2%), da italiani e altri stranieri rispettivamente nel 18 e nell’11% (10,9%) dei casi”.

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