Diritti

In Africa un tessuto aiuta le vittime di violenza sessuale a voltare pagina

Nel centro City of Joy situato nella Repubblica Democratica del Congo, la moda è usata come strumento di fuoriuscita dalla violenza, emancipazione e reinserimento nella società
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13 agosto 2023 Aggiornato alle 20:00

Dimenticate Il dialogo della moda e della morte, in cui Leopardi apre un confronto tra le personificazioni delle due, esplicando lo stretto legame che le unisce. Mettete persino da parte l’inquinamento causato dal fast fashion. Non è la moda a fare questo, è l’essere umano. La moda, se utilizzata correttamente, è un potentissimo strumento, un catalizzatore in grado di attuare rivoluzioni e cambiamenti sociali.

Anche grazie a essa infatti, nella Repubblica Democratica del Congo, una terra martoriata dalla guerra, il centro City of Joy sta offrendo un nuovo inizio alle donne che hanno subito atroci abusi.

Fondata dal ginecologo e premio Nobel per la pace Denis Mukwege, insieme all’attivista congolese Christine Schuler Deschryver e alla drammaturga e attivista americana V (Eve Ensler), si caratterizza in un centro antiviolenza e in una piattaforma di cambiamento sociale che offre alle vittime di violenza sessuale un percorso di guarigione e riabilitazione.

Le guerre che per decenni hanno lacerato il Paese, portando a milioni di morti, sono state scandite anche dall’uso indiscriminato degli stupri di massa da parte di gruppi di ribelli, forze governative e civili.

Ogni giorno, più di 1.000 donne sono vittime di stupri nella Repubblica Democratica del Congo. Un martirio che ha preso il via all’inizio della seconda guerra, nel 1998, quando donne e bambine furono costrette a vivere l’orrore della violenza sessuale inflitta dai gruppi armati, in particolare dalle FDLR, Democratic Forces for the Liberation of Rwanda.

City of Joy è un luogo di speranza per le sopravvissute, alle quali offre supporto psicologico, istruzione e competenze per diventare economicamente indipendenti. Ogni sei mesi, il centro accoglie circa 90 ospiti tra i 18 e i 30 anni, coinvolgendole in un programma comprensivo di corsi di autodifesa, alimentazione, alfabetizzazione, informatica e comunicazione e supportandole nello sviluppo di abilità pratiche come cucito, preparazione del cibo, produzione di sapone e creazione di gioielli. Al termine del percorso viene consegnato loro un diploma e assicurato sostegno finanziario e telefoni per mantenere i contatti.

Ma in City of Joy il potere ristoratore si manifesta anche attraverso un tessuto a stampa wax diffuso in tutta l’Africa occidentale noto come Pagne, che si trasforma nelle vesti tradizionali che raccontano storie di identità, cultura e resistenza.

Prodotto con cura dai maestri tessitori olandesi di Vlisco, emana forza ed è simbolo di speranza e rinascita. Ricevere in dono questo tessuto è emblema di riappropriazione di quella dignità che gli uomini violenti hanno cercato di cancellare, e proprio per questo viene consegnato a ogni ospite al suo arrivo.

Avvolte da questa preziosa stoffa trovano conforto, forza e dignità ed è come se il calore avvolgente del tessuto avesse il potere di lenire le ferite dell’anima e guarire le cicatrici del passato.

La bellezza di questa stoffa va quindi oltre la moda e lo stile. È un simbolo di trasformazione, un’armatura che protegge e unisce, un testimone silenzioso di ogni passo verso la guarigione.

Queste donne, infatti, non vogliono più parlare delle tragedie vissute, ma del futuro. I responsabili del centro sognano per loro la London, la New York e la Paris Fashion Week e nel frattempo, avvolte da questa forza rigeneratrice, le ospiti della classe del 2020, hanno partecipato a una sfilata, indossando abiti creati da giovani stilisti locali, realizzati proprio col prezioso tessuto.

City of Joy continua a crescere, tanto che ha già laureato oltre 1.977 donne, diventate ambasciatrici di cambiamento nelle loro comunità, partecipa a importanti eventi di moda in tutto il mondo e ha ispirare un documentario Netflix dal titolo omonimo uscito nel 2018.

La sua storia è un potente esempio di come la moda e la sostenibilità sociale possano confluire per trasformare vite spezzate in opportunità di cambiamento e crescita. La strada è ancora lunga e il futuro non è privo di sfide, ma questa realtà continua a illuminare il cammino di migliaia di donne, dimostrando che una vita migliore è possibile.

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