Ambiente

5 cose da fare quando parli con un negazionista climatico

Sembra assurdo, eppure nel 2023 c’è ancora chi crede che il climate change non esista o sia poco importante. In questi casi, come comportarsi?
Credit: Ricardo Aguilera

Sembra inverosimile, eppure è così: nel 2023 ci tocca ancora convivere con persone che negano l’evidenza del cambiamento climatico. Peggio: non solo persone “comuni”, ma anche giornalisti e politici.

Ma come comportarsi se si ha che fare con un negazionista climatico?

1. Mai mettersi a discutere delle evidenze climatiche

Il principale errore è mettersi a discutere con un negazionista climatico. Stravolto dalla sua visione ideologica, non è in grado di vedere nulla. Se gli mostrassi un cadavere squarciato, sarebbe in grado di dire che la persona è viva e che le cause della morte non sono di origine umana.

Inutile, quindi, parlare con lui o con lei dei ghiacciai che fondono, degli ecosistemi che collassano, della siccità che prosciuga laghi e fiumi. Proprio come un no vax, tirerà fuori dal cappello i suoi scienziati, le sue prove, in un profluvio di certezza e arroganza di fronte al quale ben poco potresti fare.

2. Trattarlo come una persona disturbata

Tempo fa il geologo Mario Tozzi scrisse in un pezzo che i negazionisti andrebbero emarginati e trattati come appestati.

Se non si vuole arrivare a tanto, comunque il negazionista va trattato come qualcuno che, se non è in malafede, allora è disturbato; una persona che chiaramente ha dei problemi e con la quale è meglio non avere a che fare.

Il negazionista non va preso sul serio: va isolato, marginalizzato, soprattutto a livello etico e teoretico.

3. Usare il sarcasmo

Un atteggiamento utile, se proprio si vuole interagire col negazionista, è il sarcasmo. Qualche battuta ironica senza metterci troppo pathos andrà bene.

Per esempio, si potrebbe chiedere (ma senza scendere a livello di argomentazione, quanto appunto di battuta) come si può essere così felici nel negare che il riscaldamento globale non sia mano degli esseri umani. Perché a rovesciarla, questa tesi, vuol dire che in pratica il mondo si sta riscaldando senza che noi possiamo fare nulla.

Ma si può anche reagire alla frase “ha fatto sempre caldo d’estate” spegnendo il condizionatore al negazionista per 24 ore nel momento più torrido dell’anno.

Si tratta, appunto, solo di piccole provocazioni, che andrebbero sempre avvolte da ironia e sostanziale disinteresse.

4. Ignorarlo (e bannarlo)

Continuare a vivere come se il negazionista non esistesse. Dunque, non dargli peso, anche nella mente, non sprecare energie con lui o lei, non leggere i suoi giornali o post.

Ovviamente, questo comporta che, sui profili social, ogni negazionista andrà bloccato e bannato. E se i tuoi cari amici sono negazionisti: spiega loro che, se parlano di clima negando, saranno cancellati (non sul resto).

I post e le argomentazioni negazionistiche sporcano mente e cuore, e noi abbiamo diritto a mantenere le nostre menti pulite, a togliere ogni spazzatura che può intossicarci la vita. Anche perché il contrasto alla crisi climatica già ci toglie ogni energia.

5. Togliere alla persona ogni autorità

E se il negazionista è un giornalista o politico famoso? Purtroppo, ci troviamo di fronte all’amaro paradosso di un Ordine dei giornalisti che sanziona i giornalisti per inezie, mentre tace riguardo la questione chiave della crisi climatica.

Quello che possiamo fare è evitare il più possibile di seguire e vedere siti, tg, e profili negazionisti, o comunque anche solo indifferenti alla crisi climatica.

Meglio scegliere con cura i propri riferimenti, che siano carismatici, intelligenti e visionari. E se per caso si incappa nel giornalista destrorso negazionista, beh: di nuovo, usare l’ironia, o anche il sarcasmo, come Twitter insegna.

Prenderlo per i fondelli, senza offendere né diffamare, farlo sentire soprattutto ridicolo e al tempo stesso ininfluente, privandolo di quell’autorità che crede di avere come giornalista e che, invece, non può davvero avere scrivendo cose false, infondate e pericolose.

Aggiornamento 1 agosto

Il mio articolo su come trattare un negazionista ha suscitato alcune critiche. Qui cerco di spiegare meglio la mia posizione. Che resta tuttavia quella per cui non è possibile discutere con chi nega la realtà.

“Il negazionista climatico va emarginato”. “È una persona che non cambierà mai idea rispetto alla sua posizione, inutile perdere tempo con lui”. “È anche, una persona in un certo senso disturbata”. Queste sono state alcune delle tesi del un mio pezzo pubblicato e che hanno provocato alcune critiche, alle quali cercherò di rispondere.

Il negazionista non è una persona che ha dubbi

Anzitutto, vorrei spiegare meglio chi è il negazionista climatico. Non è un cittadino dubbioso, una persona che non sa bene se il clima è cambiato oppure no e come, che si interroga e non ha certezza. È qualcuno che nega in maniera definitiva e totale che esista un cambiamento climatico e/ che questo cambiamento sia dovuto all’azione dell’uomo. Non tutti i negazionisti sono uguali, ma non tanto rispetto alle loro tesi, più o meno simili e argomentate nello stesso modo, ma rispetto al potere che hanno. Se sono giornalisti o politici, infatti, la loro responsabilità è enormemente più grave. Era soprattutto verso questi che il mio articolo si rivolgeva.

Quella del negazionista non è una opinione, ma una falsa visione

Ma venendo anche a un negazionista comune, che sia un vostro amico o parente. Se è davvero tale, non cambierà mai la sua opinione. Perché, semplicemente, ragiona in maniera ideologica, negando i fatti, rifiutando di vedere il reale, negando la scienza, di cui prenderà solo quelle minuscole parti (lo 0,01 della comunità scientifica) che servono alla conferma della sua tesi. In questo senso, quella dei negazionisti non è una opinione al pari delle altre, è una falsa notizia, una falsa visione, che l’intera comunità scientifica ha classificato come tale. E dunque è del tutto inutile discutere con loro, come ormai tutti i climatologi sostengono. Quei climatologi che ormai si rifiutano di sedersi al tavolo con dei negazionisti, anche nei media, perché in questo modo potrebbe sembrare che negazionismo e riconoscimento della crisi climatica siano due opinioni pari e dunque rispettabili entrambi.

Discutereste con chi nega la Shoah? O che la terra sia tonda?

Eppure nessuno si siederebbe a discutere con qualcuno che afferma che la terra è piatta: perché allora con chi afferma che non esiste il cambiamento climatico sì? Nessuno discuterebbe con chi sostiene che un arresto cardiaco si cura schiacciando una persona sotto un masso invece che praticando la defibrillazione: perché invece chi nega il cambiamento climatico dovrebbe avere un trattamento diverso? E con chi nega l’esistenza della Shoah? La quasi totalità della comunità scientifica ha già detto tutto quello che c’era da dire, la questione dell’esistenza o meno del cambiamento climatico è alle nostre spalle. Dare spazio a questi individui, specie se potenti, è pericolosissimo e rischia di creare confusione e diffondere falsa scienza.

Tutte le energie devono andare per risolvere la crisi

Quello che occorre capire è che non è possibile dialogare con tutti, includere tutti, come qualcuno ha scritto, soprattutto non è possibile dialogare con chi non vuole dialogare né essere incluso, come è stato ampiamente dimostrato durante la pandemia (e anche qui parlo di chi ha negato l’esistenza stessa del covid, non tanto chi aveva dubbi sui vaccini che tutti abbiamo avuto).Alcuni hanno obiettato sulla parola “disturbato”. Può essere una scelta poco felice ma intendevo sottolineare in questo un qualcosa di patologico. Definisco patologico chi nega la realtà perché crea danni irreversibili. In quanto tale, ripeto, crea danni irreversibili, specie quando i negazionisti hanno microfoni, giornali oppure scranni in parlamento, come si è visto in queste settimane. Per questo ripeto: non ha senso parlare con costoro. Oggi la discussione deve vertere unicamente sulle diverse soluzioni per risolvere la crisi climatica, prima che il mondo vada distrutto. Concentriamoci su questo, senza perdere tempo con chi ancora crede che il riscaldamento non esiste oppure esiste ma non è di origine antropica (che, tra l’altro, dovrebbe gettare costoro nel panico più assoluto, perché se non è tale allora come possiamo fermarlo? Ma appunto il loro non è un piano logico).

Impossibile discutere con chi nega la realtà

E dunque, più o meno serenamente lasciamoci alla spalle chi cita Zichichi e Franco Prodi, chi scrive articoli assurdi sulla Groenlandia un tempo verde, chi mostra articoli di giornale, sempre gli stessi, di anni fa, come se un solo articolo smontasse una discussione scientifica di decenni che ormai è arrivata a punti fermi che nessuno mette più in dubbio. La responsabilità dei negazionisti è enorme, in proporzione al loro potere, perché è ovvio che un conto è un ministro un conto un semplice cittadino. Ma chiunque sia, con un negazionista radicale non discuto perché perderei solo tempo prezioso. Mio figlio potrebbe non avere un futuro, io stessa potrei non averlo. La mia mente e le mie energie devono essere finalizzate a come proteggerlo e al tempo stesso a come sopravvivere. Come giornalista continuerò a definire delittuosa la posizione di chi nega la crisi climatica e continuerò a scrivere su come possiamo cercare di mitigarne gli effetti. Su questo punto spazi di discussione si possono ovviamente aprire, perché non esistono ricette assolute.Ma un conto è riflettere sui possibili limiti dell’auto elettrica, un conto sedermi di fronte a chi mi dice che i roghi, le alluvioni, i cinquanta gradi, la grandine di un chilo è sempre esistita. Non posso farlo, perché ne sarei screditata anche io. Mentre, a tempo stesso, legittimerei i miei interlocutori. Sarebbe un errore madornale.

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