Economia

Energia: cosa sono i Power purchase agreement?

Gli accordi Ppa forniscono contratti d’acquisto energetici a medio e lungo termine, con cui il produttore si impegna a utilizzare le rinnovabili al posto dei fossili. Ma in Italia non sono molto diffusi
Credit: EPA/SEBASTIAO MOREIRA
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27 luglio 2023 Aggiornato alle 11:00

Il tema delle energie rinnovabili è sempre più centrale per i Governi e le economie del mondo, pubbliche e private. L’impatto della crisi energetica ha colpito, in particolare, le piccole e medie imprese che non hanno visto solo una riduzione drastica delle loro risorse, ma anche rincari e una fortissima ondata inflazionistica derivata, secondo le Pmi europee, da un’eccessiva dipendenza delle aziende dal fossile.

Nonostante l’Unione Europea si sia già attivata con diversi provvedimenti comunitari per accelerare il passaggio alle energie rinnovabili, sembra che esista una nuova soluzione per aumentare la sostenibilità delle imprese senza agevolazioni pubbliche e per evitare, allo stesso tempo, che le aziende ne risentano da un punto di vista economico e della produzione. Sono gli accordi Ppa (Power purchase agreement) che consistono in contratti di acquisti di energia a medio e lungo termine, con l’obiettivo di facilitare la transizione energetica riducendo, quanto più possibile, le fluttuazioni sui prezzi.

Questo tipo di accordo è necessario per una serie di motivi: da un lato, per il bisogno di affrontare il rincaro e, dall’altro, per concretizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ci sono diversi tipi di contratti Ppa, con una distinzione tra on-site e off-site. Nel primo caso, si tratta di un accordo utile per chi dispone di un terreno in cui costruire una struttura, ma che non ha il capitale necessario per farlo (sono ridotti i costi fi approvvigionamento di energia). I Ppa off-site, invece, prevedono che la fornitura di energia avvenga tramite la rete elettrica pubblica e abbia perciò maggiori costi.

Con questi contratti, il produttore deve impegnarsi nell’utilizzare il rinnovabile a discapito del fossile e a calmierare il prezzo dell’energia nel momento in cui desiderano venderla.

Se, anche grazie allo sviluppo e la diffusione degli accordi Ppa, la media generale europea è sensibilmente ridotta rispetto al 2021 (12%) e l’ammontare dei combustibili fossili utilizzati dalle imprese si aggira intorno al 38,6% (contro il 40% delle fonti rinnovabili), l’Italia fatica ancora. La stragrande maggioranza delle imprese italiane, corrispondenti al 76,6% del totale, ha lamentato un impatto notevole della crisi sull’economia dei privati: per il 77% delle persone intervistate di Beyond Fossil Fuels è importantissimo che le società si distacchino dall’utilizzo di energie non rinnovabili.

Già a febbraio, in vista dell’organizzazione dei fondi del Pnrr, il Governo Meloni si stava attivando per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la riduzione dei consumi.

È vero che, sottoscrivendo un accordo Ppa, secondo Cerved, oltre 3.700 imprese energivore potrebbero risparmiare circa 2,6 miliardi di euro nei prossimi 3 anni, con prezzi dell’energia stabilizzati; soprattutto, potrebbero evitare l’emissione di circa 4 milioni di tonnellate di CO2 con l’impiego del fotovoltaico. Così facendo, queste aziende, che generano 40 miliardi di valore aggiunto (corrispondente al 6%), risparmierebbero soprattutto nel settore dei metalli, della chimica e della plastica.

Tuttavia, sono stati identificati anche alcuni motivi per cui i Ppa sono poco diffusi nel Belpaese. Nel rapporto Renewable Energy 2023, l’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano ha evidenziato i limiti dei Ppa nel nostro Paese: mentre i venditori preferirebbero contratti brevi, i Power purchase agreement sono almeno decennali; a questo si somma il complesso iter autorizzativo per gli impianti, che ha un impatto sia sulla data di inizio della produzione di energia che sulle condizioni a cui fissare il prezzo.

Cerved ha provato a fornire una soluzione a queste problematiche: l’utilizzo di algoritmi satellitari e intelligenza artificiale per velocizzare il processo di autorizzazione per l’installazione. Automatizzando la raccolta delle informazioni, si renderebbe più facile e veloce la bancabilità dei progetti.

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