3 libri sulla strage di Beslan

Il 1 settembre 2004, nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, oltre 1.127 persone furono prese in ostaggio, senza cibo né acqua, da un commando di fondamentalisti islamici e separatisti ceceni. Il 3 settembre, all’irruzione delle forze speciali russe seguì un massacro: 331 persone – tra cui 186 bambini – vennero uccise e oltre 700 ferite.
Pavel Felgenhauer analista militare moscovita, scrisse sul The Moscow Times del 7 settembre 2004 che il 90% delle persone prese in ostaggio rimase in qualche modo ferito. 437, inclusi 221 bambini, dovettero essere ricoverate in ospedale. Ustioni, colpi d’arma da fuoco, ferite da detriti e mutilazioni causate da mine e bombe furono i motivi principali per cui i più piccoli ebbero bisogno di cure.
Nei mesi e gli anni che seguirono l’attentato, a essere messa sotto accusa è stata anche la risposta dell’amministrazione russa guidata da Vladimir Putin, accusata di essere stata tardiva, inadeguata, eccessivamente brutale e poco professionale. A queste si unirono le accuse di censura nei confronti del governo russo, soprattutto ai danni di giornalisti come Andrej Babickij, condannato a cinque giorni di arresto per teppismo e Anna Politkovskaja, finita in coma dopo essere stata avvelenata su un aereo. Poco prima, le autorità le avevano impedito, per due volte, di imbarcarsi su un volo diretto a Beslan.
Già una settimana dopo la strage, secondo un sondaggio dell’istituto Levada-Center l’83% degli intervistati “credeva che il governo stesse nascondendo almeno una parte della verità dei fatti accaduti a Beslan”.
Il 13 aprile 2017 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Federazione russa a pagare 3 milioni di euro perché “non prese misure adeguate per prevenire l’assedio nella scuola” e ha accusato Mosca per “le serie deficienze nella pianificazione e nel controllo dell’operazione” di salvataggio che “in qualche misura hanno contribuito al tragico epilogo”, per l’uso sproporzionato di armi letali e perché l’inchiesta successiva, condotta dalle autorità russe, non è stata neppure in grado di stabilire se l’uso della forza fosse giustificato in quelle circostanze.
La condanna è arrivata in risposta a una denuncia nei confronti della Russia del 2007 da parte di 89 parenti delle vittime, che sostenevano che i loro diritti fossero stati violati sia durante il sequestro delle persone sia durante il processo.
Ecco alcuni libri che possono aiutarci a ricordare quell’avvenimento drammatico e a capire qualcosa in più dei tanti non detti che ancora rimangono.

Il demone a Beslan, Andrea Tarabba, Bollati Boringhieri, 384 p., 16,50€
Nella strage persero la vita anche 31 dei 32 sequestratori ed è proprio quell’unico sopravvissuto il protagonista del libro di Tarabba.
Il nome è diverso, la biografia immaginaria, ma Marat Bazarev (e non più Nur-Pasha Kulaiev, il vero nome del sequestratore) ha il compito di raccontare, dal carcere, quei 3 giorni. Senza apologie, narra “di sé, delle sue illusioni, delle rabbie e dei delitti; non chiede perdono; viene attraversato da paure, follie, allucinazioni, sogni”. E il lettore lo accompagna in un viaggio attraverso l’orrore – una “una storia di vento e di fango, di sangue e di vendetta” – ma profondamente e intensamente umano.
La trama e i fatti sono inventati, ma documentatissimi e narrano non solo della strage di Beslan e dei demoni che l’hanno propiziata, ma del male. Il libro racconta “l’irraccontabile” e a farlo è proprio chi quell’irraccontabile l’ha compiuto.

Proibito parlare, Anna Politkovskaja, Mondadori, 327 p., 25€
Testimone scomoda, sempre in prima linea, Anna Politkovskaja ha pagato con la vita la sua costante ricerca della verità. Avvelenata nel 2004 su un volo diretto a Beslan, nel 2007 è stata uccisa da colpi da arma da fuoco mentre rincasava nel suo appartamento. Questo libro raccoglie alcune delle sue inchieste più famose, pubblicate prima e dopo la sua morte sulla Novaja Gazeta: Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka, “le verità scomode della Russia di Putin”.
Un libro che non è (solo) su Beslan ma inquadra la strage in cui centinaia di persone, compresi quasi 200 bambini, persero la vita all’interno di una cornice più ampia: quella della Russia. Una storia di corruzione, diritti negati e segreti, di cui ancora oggi è “proibito parlare”.

Beslan. Nessun indagato, Ella Kesaeva, Carabba, 180 p., 15€
Ella Kesaeva ha visto con i suoi occhi cosa è accaduto nella scuola Numero 1 perché è parente di alcune delle vittime. Dal 2004 ricopre la carica di presidente di Golos Beslana, la voce di Beslan, l’unica associazione rimasta a combattere per i diritti delle vittime che ha denunciato l’uso strumentale dell’attentato per instaurare ancor di più “un potere verticale”.
Questo libro è il racconto di una lotta decennale per la verità, una lotta contro la censura e il silenzio, che ha chiesto giustizia non solo per le vittime della strage ma anche per i sopravvissuti e, ancora, per tutti, non solo chi vive in Ossezia: «In Russia esiste anche un terrorismo di Stato, ed è estremamente pericoloso non soltanto per noi abitanti del Caucaso del Nord, ma per il mondo intero».