Culture

3 libri sulla strage di Beslan

La narrazione, romanzata, in prima persona di uno degli autori della strage nella quale morirono 331 persone; il racconto di una Russia in cui parlare non è concesso; e quello di una lotta decennale per la verità
Russian President Dmitry Medvedev lays flowers to the Tree of Sorrow, the monument to the 2004 Beslan school siege victims, in Beslan
Russian President Dmitry Medvedev lays flowers to the Tree of Sorrow, the monument to the 2004 Beslan school siege victims, in Beslan Credit: EPA/DMITRY ASTAKHOV/RIA NOVOSTI/KREMLIN POOL

Il 1 settembre 2004, nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, oltre 1.127 persone furono prese in ostaggio, senza cibo né acqua, da un commando di fondamentalisti islamici e separatisti ceceni. Il 3 settembre, all’irruzione delle forze speciali russe seguì un massacro: 331 persone – tra cui 186 bambini – vennero uccise e oltre 700 ferite.

Pavel Felgenhauer analista militare moscovita, scrisse sul The Moscow Times del 7 settembre 2004 che il 90% delle persone prese in ostaggio rimase in qualche modo ferito. 437, inclusi 221 bambini, dovettero essere ricoverate in ospedale. Ustioni, colpi d’arma da fuoco, ferite da detriti e mutilazioni causate da mine e bombe furono i motivi principali per cui i più piccoli ebbero bisogno di cure.

Nei mesi e gli anni che seguirono l’attentato, a essere messa sotto accusa è stata anche la risposta dell’amministrazione russa guidata da Vladimir Putin, accusata di essere stata tardiva, inadeguata, eccessivamente brutale e poco professionale. A queste si unirono le accuse di censura nei confronti del governo russo, soprattutto ai danni di giornalisti come Andrej Babickij, condannato a cinque giorni di arresto per teppismo e Anna Politkovskaja, finita in coma dopo essere stata avvelenata su un aereo. Poco prima, le autorità le avevano impedito, per due volte, di imbarcarsi su un volo diretto a Beslan.

Già una settimana dopo la strage, secondo un sondaggio dell’istituto Levada-Center l’83% degli intervistati “credeva che il governo stesse nascondendo almeno una parte della verità dei fatti accaduti a Beslan”.

Il 13 aprile 2017 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Federazione russa a pagare 3 milioni di euro perché “non prese misure adeguate per prevenire l’assedio nella scuola” e ha accusato Mosca per “le serie deficienze nella pianificazione e nel controllo dell’operazione” di salvataggio che “in qualche misura hanno contribuito al tragico epilogo”, per l’uso sproporzionato di armi letali e perché l’inchiesta successiva, condotta dalle autorità russe, non è stata neppure in grado di stabilire se l’uso della forza fosse giustificato in quelle circostanze.

La condanna è arrivata in risposta a una denuncia nei confronti della Russia del 2007 da parte di 89 parenti delle vittime, che sostenevano che i loro diritti fossero stati violati sia durante il sequestro delle persone sia durante il processo.

Ecco alcuni libri che possono aiutarci a ricordare quell’avvenimento drammatico e a capire qualcosa in più dei tanti non detti che ancora rimangono.

Il demone a Beslan, Andrea Tarabba, Bollati Boringhieri, 384 p., 16,50€

Nella strage persero la vita anche 31 dei 32 sequestratori ed è proprio quell’unico sopravvissuto il protagonista del libro di Tarabba.

Il nome è diverso, la biografia immaginaria, ma Marat Bazarev (e non più Nur-Pasha Kulaiev, il vero nome del sequestratore) ha il compito di raccontare, dal carcere, quei 3 giorni. Senza apologie, narra “di sé, delle sue illusioni, delle rabbie e dei delitti; non chiede perdono; viene attraversato da paure, follie, allucinazioni, sogni”. E il lettore lo accompagna in un viaggio attraverso l’orrore – una “una storia di vento e di fango, di sangue e di vendetta” – ma profondamente e intensamente umano.

La trama e i fatti sono inventati, ma documentatissimi e narrano non solo della strage di Beslan e dei demoni che l’hanno propiziata, ma del male. Il libro racconta “l’irraccontabile” e a farlo è proprio chi quell’irraccontabile l’ha compiuto.

Proibito parlare, Anna Politkovskaja, Mondadori, 327 p., 25€

Testimone scomoda, sempre in prima linea, Anna Politkovskaja ha pagato con la vita la sua costante ricerca della verità. Avvelenata nel 2004 su un volo diretto a Beslan, nel 2007 è stata uccisa da colpi da arma da fuoco mentre rincasava nel suo appartamento. Questo libro raccoglie alcune delle sue inchieste più famose, pubblicate prima e dopo la sua morte sulla Novaja Gazeta: Cecenia, Beslan, Teatro Dubrovka, “le verità scomode della Russia di Putin”.

Un libro che non è (solo) su Beslan ma inquadra la strage in cui centinaia di persone, compresi quasi 200 bambini, persero la vita all’interno di una cornice più ampia: quella della Russia. Una storia di corruzione, diritti negati e segreti, di cui ancora oggi è “proibito parlare”.

Beslan. Nessun indagato, Ella Kesaeva, Carabba, 180 p., 15€

Ella Kesaeva ha visto con i suoi occhi cosa è accaduto nella scuola Numero 1 perché è parente di alcune delle vittime. Dal 2004 ricopre la carica di presidente di Golos Beslana, la voce di Beslan, l’unica associazione rimasta a combattere per i diritti delle vittime che ha denunciato l’uso strumentale dell’attentato per instaurare ancor di più “un potere verticale”.

Questo libro è il racconto di una lotta decennale per la verità, una lotta contro la censura e il silenzio, che ha chiesto giustizia non solo per le vittime della strage ma anche per i sopravvissuti e, ancora, per tutti, non solo chi vive in Ossezia: «In Russia esiste anche un terrorismo di Stato, ed è estremamente pericoloso non soltanto per noi abitanti del Caucaso del Nord, ma per il mondo intero».

Leggi anche
La scuola elementare di Uvalde, in Texas, dove è avvenuta la sparatoria.
esteri
di Silvia Giagnoni 6 min lettura