Ambiente

Isole Marshall: sparito il fondo di risarcimento per i test nucleari

Tra il ‘46 e il ‘58, gli Usa effettuarono 67 esplosioni atomiche negli atolli del Pacifico: gravissime le conseguenze umane e ambientali. Ma il denaro destinato ad aiutare le popolazioni locali è quasi esaurito
Credit: United States Department of Defense
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21 luglio 2023 Aggiornato alle 21:00

Mentre il mondo è in attesa di vedere il monumentale film sul fisico americano Robert Oppenheimer, il padre dell’atomica, nelle lontane isole Marshall dell’Oceano Pacifico si sta consumando uno scandalo politico per il crac di un fondo di risarcimento che rischia di affamare la popolazione e di creare un incidente diplomatico con gli Stati Uniti.

Per capire questa intricata storia bisogna però fare un salto indietro nel tempo e tornare al momento in cui i 167 abitanti dell’atollo di Bikini vengono evacuati per consentire agli Usa di effettuare l’operazione Crossroads: 67 test nucleari a partire dal 1946 e fino al 1958.

La ricostruzione dei fatti

Hiroshima e Nagasaki sono già consegnate alla storia, ma l’avvio della Guerra fredda rende necessaria una prova di forza ulteriore e gli Stati Uniti corrono letteralmente alle armi atomiche. Il test più devastante mai effettuato (nome in codice Castle Bravo) è datato 1° marzo 1954 e ha come zona di esplosione l’isola di Namu nell’atollo di Bikini, scelto non per la sua indiscussa bellezza ma perché remoto e poco abitato.

La bomba termonucleare è circa 1.000 volte più potente di quella sganciata su Hiroshima. L’esplosione contamina un’area più vasta del previsto, includendo gli atolli di Rongrik e Rongelap che non erano stati inclusi nel programma di evacuazione e che vedono per la prima volta cadere la neve: è la cenere dovuta al fallout radioattivo. Il cratere creato nel reef è lungo un miglio ed è ancora visibile dallo spazio.

I costi umani, sanitari ed ecologici di quel momento di sfrenata corsa atomica sono altissimi. Come scrive il New Yorker in un articolo per i 70 anni dei test, “per gli abitanti delle Marshall divenne un’eredità di malattie e devastazioni ambientali. La lingua locale è diventata piena di espressioni orribili per i difetti alla nascita: ‘medusa’ per indicare bambini nati senza ossa, ‘uva’ per gli aborti spontanei”.

Protettorato tedesco nel 19°secolo, occupato poi dal Giappone, dopo la seconda guerra mondiale le Marshall divennero un territorio fiduciario delle Nazioni Unite, amministrato dagli Stati Uniti e poi Repubblica indipendente nel 1979.

Nel 1982 il Congresso Usa istituì il Fondo di reinsediamento per i bikiniani, stanziando 110 milioni di dollari. “Il denaro era inizialmente destinato alla bonifica dell’atollo di Bikini e al rimpatrio dei suoi residenti - scrive in una recentissima inchiesta il Wall Street Journal - Quando ciò si è rivelato troppo costoso, i fondi sono stati invece destinati ad aiutare il funzionamento del consiglio di Governo locale, che sovrintende alle isole Kili, Bikini e Ejit, noto come KBE”.

A Kili si stabilirono i residenti di Bikini e i loro discendenti trovando 1.000 difficoltà: non potevano più vivere di pesca perché le acque dell’oceano erano contaminate né riuscivano a coltivare le poche terre fertili a disposizione. Alcuni decisero di emigrare verso gli Stati Uniti; per chi rimase, la dipendenza dal Fondo divenne invece fondamentale per pagare alloggi, cibo, istruzione.

“Ma a febbraio 2023, per la prima volta dall’inizio dei pagamenti, gli assegni non sono arrivati - scrive il Wsj - Il Governo locale ha smesso di emetterli dopo che il fondo fiduciario istituito per coprire le spese operative è sceso a 100.000 dollari, dai 59 milioni del 2017. I costosi acquisti effettuati dai leader di Bikini, tra cui un aereo fermo in un aeroporto di Taiwan e un terreno alle Hawaii, hanno prosciugato la cassa”.

Cosa sta succedendo oggi?

Sull’isola di Kili, oggi, la corrente è razionata, gli impiegati statali non vengono più salariati e chi ha contratto prestiti con futuri pagamenti fiduciari come garanzia risulta inadempiente. Da 6 settimane la popolazione è scesa in strada per protestare. “Anderson Jibas, sindaco del Governo di Bikini che controlla gli esborsi del fondo dal 2017, ha riconosciuto che le persone sono in difficoltà e ha incolpato gli Stati Uniti per non aver fornito abbastanza denaro” scrive il Wsj.

A Washington intanto, riporta il sito Pacific News Service, un gruppo di senatori e deputati delle Commissioni che hanno la supervisione sui finanziamenti alle Isole Marshall hanno scritto al segretario degli Interni Deb Haaland “per sapere dove sono finiti i soldi e perché il Dipartimento, che in passato gestiva il fondo fiduciario, non è intervenuto”.

“Senza la supervisione degli Stati Uniti, gli estratti conto e le revisioni contabili mostrano che Jibas e l’avvocato della KBE, l’ex dipendente degli Interni Gordon Benjamin, hanno fatto spese folli” denuncia il Wsj. Si parla di 300.000 dollari per viaggi, hotel e altri eventi e di 50.000 finiti sul conto personale del sindaco.

Traditi da una promessa di ritorno a casa che mai è avvenuta, i bikiniani attendono ora di capire quale sarà il loro prossimo destino. Secondo lo studio del 2019 pubblicato su Pnas, la rivista scientifica della National Academy of Sciences, i livelli di radiazioni campionati in 9 isole di 4 atolli delle Marshall sono ancora altissimi e superano quelli di Chernobyl e Fukushima.

A Runit, una delle 40 isole dell’atollo di Enewetak, è stato eretto nel 1980 un deposito con le scorie radioattive di tutti i test nucleari effettuati nella zona. Ma la cupola in calcestruzzo (che le popolazioni locali chiamano “la tomba”) ora si sta crepando. “Il livello del mare intorno alle Isole Marshall sta aumentando - riporta il sito Science Alert - Entro il 2030 potrebbe essere da 3 a 16 cm più alto ed entro il 2100 la cupola rischia di essere sommersa nell’acqua”.

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