Ambiente

Sostenibilità, Espr: ok dal Parlamento Ue. Che cos’è?

L’obiettivo dell’Ecodesign for Sustainable Products Regulation è rendere i prodotti più durevoli, riutilizzabili, facili da riciclare, per accelerare il cammino verso la decarbonizzazione. Ora la votazione del Consiglio
Credit: Bence Lengyel
Tempo di lettura 3 min lettura
21 luglio 2023 Aggiornato alle 11:00

Contrastare il fenomeno del fast fashion e il greenwashing regolamentando le etichette dei capi di abbigliamento: ecco la nuova sfida dell’Unione europea.

La scorsa settimana, il Parlamento europeo ha approvato l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation (Espr), una normativa che si inserisce nell’Ue strategy for sustainable and circular textiles che punta a trasformare il modello di business di oggi per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

L’Espr ha un obiettivo: cambiare rotta in direzione di un’economia circolare e sostenibile, con particolare attenzione all’efficienza energetica e all’impronta di carbonio e idrica.

L’adozione di una legislazione comune introduce vantaggi importanti per i consumatori e per il Mercato Ue, non senza sacrifici economici per le imprese produttrici. Il settore della moda è uno dei più impattanti a livello globale: per limitare i danni ambientali e sociali è necessario un meccanismo di produzione che renda i capi più durevoli e riciclabili.

La sfida al fast fashion parte dai consumatori. Una scelta green è sicuramente più dispendiosa nel breve periodo, ma porterà ad avere capi con una qualità tessile migliore e vita più lunga, oltre che a scoraggiare tutto ciò che riguarda gli sprechi e l’inquinamento relativi al mondo della moda. Tra la vasta gamma di capi d’abbigliamento, come è possibile riconoscere quelli effettivamente green? Come fare a non incombere nelle grinfie dei brand che mettono in campo il greenwashing?

La soluzione proposta nell’Espr è l’introduzione di un passaporto digitale per prodotti (Dpp). Questo strumento altro non è che un’etichetta digitale che permetta ai consumatori di conoscere il processo produttivo e la performance ambientale di uno specifico indumento per valutare se questo corrisponda ai propri valori morali; inoltre la sua entrata in scena sarà d’aiuto alle autorità per combattere la contraffazione, andando a tutelare i marchi di moda, e sanzionare coloro che producono in maniera contraria agli standard imposti dalla legge.

Arrivano anche le critiche da parte dei brand. Alcuni denunciano come la trasparenza possa mettere a repentaglio il segreto aziendale e le tecniche di know how alla base della competitività; altri si oppongono poiché non in linea con le convenzioni minime di sostenibilità eco solidale.

L’Ue rassicura i player del settore: la trasparenza servirà per dotare i consumatori di tutte le informazioni necessarie per l’acquisto dei loro prodotti e non ci sarà alcuna divulgazione incontrollata del processo intellettuale e tecnico per la produzione che possa portare alla creazione di beni contraffatti.

Uno degli obiettivi dell’Espr è quello di mantenere una concorrenza leale sul mercato interno; per questo motivo il suo regolamento si espanderà a tutti i prodotti venduti nei confini Ue al fine di evitare il dumping ecologico, ovvero la pratica con cui un’impresa immette sul mercato dei beni a prezzi più bassi, dal momento che sono stati fabbricati in Paesi senza una legge per la tutela ambientale vigente.

La parola ora passa al Consiglio che chiuderà l’iter legislativo entro l’estate e con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale entro il 2024.

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