Economia

Fast food: gli investitori chiedono limiti all’uso di antibiotici

Secondo l’Onu, entro il 2050 il numero di infezioni resistenti ai farmaci potrebbe arrivare a 10 milioni. I rischi economici: un calo del Pil globale fino a 3,4 mila miliardi di dollari
Credit: Polina Tankilevitch
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20 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

Un gruppo di 71 investitori istituzionali, guidato dalla rete FAIRR Initiative, ha preso di mira 12 dei più grandi fast food del Nord America, tra cui McDonald’s, Starbucks, Tyson, Hormel e Yum Brands (che gestisce ristoranti come Pizza Hut e KFC).

L’obiettivo? Ottenere un minor e più consapevole utilizzo di antibiotici nel bestiame, colpevoli secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di rendere più complicato il trattamento di alcune infezioni con farmaci esistenti, contribuendo così a sviluppare la cosiddetta resistenza antimicrobica.

Questi investitori, che gestiscono complessivamente 15,2 mila miliardi di assets (e che comprendono, tra gli altri, Schroders e Legal & General Investment Management, il fondo pensione Hesta e Federated Hermes), chiedono a gran voce un resoconto riguardo l’implementazione delle politiche esistenti e lo sviluppo di nuove misure che tengano conto di tutte le proteine animali vendute, e che prevedano obiettivi precisi e modalità di verifica dei progressi.

Non è la prima volta che la rete si impegna per ottenere passi avanti in questo senso. Già tra il 2016 e il 2019, FAIRR aveva ottenuto, grazie al supporto di 70 investitori istituzionali, la creazione di politiche ad hoc per l’uso di antibiotici nelle catene di approvvigionamento di più di 12 aziende di fast food.

Gli investitori stanno adottando diverse pratiche, tra cui presentare proposte nelle assemblee degli azionisti e tenere colloqui con il management delle aziende, per spingere i dirigenti aziendali verso cambiamenti significativi nell’uso di antibiotici.

Secondo l’amministratore delegato di Hesta, Debby Blakey, la resistenza antimicrobica potrebbe mettere a rischio la stabilità del mercato, poiché in grado di influenzare i rendimenti degli investimenti e minacciare i portafogli degli investitori, sottolineando così l’interconnessione tra salute, ambiente ed economia.

Stando agli avvertimenti delle Nazioni Unite, entro il 2050 il numero di infezioni resistenti ai farmaci potrebbe aumentare da 1 a 10 milioni l’anno. Questa situazione avrebbe un impatto significativo sull’economia globale oltre che sulla salute umana, con una stima della World Bank che indica un calo del prodotto interno lordo globale fino a 3,4 mila miliardi di dollari l’anno nel caso in cui il problema della resistenza antimicrobica non venga affrontato in modo adeguato.

Tra le aziende di fast food coinvolte, tra cui McDonalds, Yum Brands e Tyson, hanno affermato di avere già in atto politiche e programmi ad hoc che promuovono l’uso responsabile di antibiotici, mentre Starbucks e Hormel hanno preferito non commentare l’iniziativa di FAIRR.

Tuttavia, nell’ultima proposta presentata in occasione dell’assemblea degli azionisti per McDonald’s, alcuni investitori istituzionali hanno sostenuto che l’azienda non ha rispettato gli impegni di riduzione nell’uso di antibiotici entro il 2020, assunti 2 anni prima.

Proposta prontamente bocciata dagli azionisti, convinti da McDonald’s a una maggiore flessibilità nell’utilizzo di antibiotici nel caso di malattia del bestiame. Nonostante ciò, il 18,7% di voti favorevoli fa ben sperare per il futuro, in crescita rispetto al 13,4% raccolto nell’analoga proposta dell’anno precedente.

In questa situazione, gli investitori stanno dimostrando di poter essere agenti di cambiamento significativi nel fronteggiare importanti questioni sociali, utilizzando il loro potere d’acquisto per spingere le aziende ad adottare pratiche più responsabili.

La speranza è che il coinvolgimento di grandi aziende alimentari leader di mercato possa avere un effetto domino su altre aziende simili, portando a un cambiamento radicale sull’intera catena di approvvigionamento, accrescendo la consapevolezza sull’importanza dell’impatto sociale e sanitario delle pratiche aziendali.

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