Ambiente

Baiamonti, Museo della Resistenza: nuovo stop ai cantieri

L’associazione Animal King ha dimostrato come le piante dell’area siano habitat di insetti e piccoli animali; bloccati quindi i lavori che minacciano la nidificazione: tregua alla potatura fino al 30 settembre
Museo della Resistenza, Milano. Progetto Herzog & De Meuron
Museo della Resistenza, Milano. Progetto Herzog & De Meuron
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10 luglio 2023 Aggiornato alle 11:00

La minaccia non è solo per la flora, con il glicine e i tigli: ora c’è anche la fauna, con i nidi di merli e passeri.

Non c’è pace in piazzale Baiamonti a Milano per la costruzione del nuovo Museo della Resistenza. Da mesi il cantiere è oggetto di polemiche tra stop forzati e riaperture che hanno portato molti cittadini a chiedersi se c’era bisogno di questo progetto, proprio in questa parte di città.

A fine maggio, la disputa relativa al salvataggio degli alberi a Porta Volta si era conclusa con una mediazione tra ambientalisti e amministrazione comunale. La questione, però, non sembra essere del tutto chiarita visto che i lavori sono stati nuovamente bloccati per salvaguardare i nidi di merli e passeri.

Museo della Resistenza: genesi di un progetto discusso

A fine 2019 ci fu l’annuncio: a Milano sarebbe stato costruito il Museo Nazionale della Resistenza. A darne notizia, l’ex ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, insieme al sindaco della città Giuseppe Sala.

Per questo progetto il Governo, con il Ministero dei Beni e delle attività culturali, avrebbe stanziato altri 15 milioni di euro dopo i 2,5 già predisposti in passato, per un totale di 7,5 milioni di euro.

Fu annunciata anche la sede: 2.500 metri quadrati in piazzale Baiamonti con una seconda piramide (dell’architetto Jacques Herzog) di fronte alla prima di Fondazione Feltrinelli. Secondo il progetto dello studio Herzog & de Meuron, ci sarebbe stata un’ampia area verde pubblica, intesa come estensione e prolungamento dei viali esistenti.

Ed è proprio attorno al tema del verde che si sono accese le polemiche e le battaglie mediatiche all’apertura dei cantieri. Il progetto iniziale di queste aree intorno all’edificio, infatti, prevedeva la rimozione totale di 2 piante di glicine (il cui valore è stato quantificato in 500 euro), di 4 tigli e 1 bagolaro, piante ritenute preziose e protette dalle associazioni ambientaliste.

Cantiere Baiamonti: primi stop e ripartenze

Primo stop ai cantieri per la questione alberi, che ha modificato di fatto l’iniziale progetto del Museo Nazionale della Resistenza: verrà cambiata la parte esterna per fare spazio al glicine e alle altre alberature. Il Museo si farà, quindi, ma salvando le piante dopo una mobilitazione della cittadinanza con varie manifestazioni e più di 50.000 firme raccolte.

Il cantiere è ripartito a inizio giugno ma ora la questione si è spostata anche sulla fauna presente. Il Comitato Baiamonti Verde Comune, insieme all’associazione Animal King ha presentato infatti una perizia dimostrando che tutte le piante sono habitat di fauna e di colonie di insetti e piccoli animali.

Quindi, avvalendosi della legge nazionale 157/1992, il DM 256/2023 e i Regolamenti del verde e degli animali del Comune di Milano che tutelano il periodo riproduttivo e nidificatorio di queste specie, il comitato ha ottenuto una tregua alla potatura delle piante fino al prossimo 30 settembre.

Perciò il cantiere continuerà a essere sotto sorveglianza da parte delle associazioni per garantire che le norme vengano rispettate, come spiega a La Svolta Rosy Calderone, vicepresidente di Animal King e presidente di Aeop (Associazione Europea Operatori di Polizia): «Su questi alberi ci sono dei nidi ed esiste un regolamento del Comune di Milano, articolo 31 comma 8, che specifica che i lavori che interessano alberi e non solo, non possono essere fatti da marzo a settembre perché è periodo riproduttivo della flora e della fauna. Per questo siamo usciti come guardie zoofile Aeop e abbiamo bloccato i lavori; abbiamo solo fatto valere una norma del Comune».

«I tigli e i glicini (secolari) - continua Calderone - sono un bene collettivo: tagliandoli si va a ledere anche il bene ambientale e collettivo delle persone. Si potranno fare i lavori per il museo l’importante è non toccare gli alberi».

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