Futuro

AI Vs lavoro: le donne rischiano più degli uomini?

Il 79% delle lavoratrici è impiegato in settori - come istruzione, assistenza sanitaria e supporto amministrativo - che saranno maggiormente colpiti dall’adozione dell’intelligenza artificiale
Credit: Align Towards Spine
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11 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

Presto, dietro un articolo come questo, potrei non esserci più io, con i miei occhiali, le mie bollette da pagare e altri comuni problemi da essere umano, ma un’intelligenza artificiale generativa, cioè quel tipo di IA in grado di generare testo, immagini, video, musica e altri media in base alle richieste dell’utente. Statisticamente, infatti, ho tutte le carte in regola per soccombere nel confronto macchina - essere umano: lavoro nell’ambito della comunicazione e sono una lavoratrice donna.

E se qualche mese fa un report diffuso da Goldman Sachs dal titolo The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, individuava il settore dei media come uno dei 15 più a rischio di automazione, ora una nuova ricerca indica che sono le donne a svolgere i mestieri più minacciati dall’intelligenza artificiale.

Condotto dal think thank Kenan Institute of Private Enterprise, lo studio mette a confronto i risultati ottenuti dal report di Goldman Sachs – secondo cui negli Stati Uniti e in Europa, a causa della democratizzazione di strumenti di intelligenza artificiale, sarebbero in pericolo ben 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno – con i dati delle statistiche sull’occupazione e sui salari negli Stati Uniti.

Il risultato? Il 79% delle donne impiegate negli Stati Uniti svolge occupazioni esposte al rischio di automazione, contro il 58% degli uomini. “Otto donne su dieci sono impiegate in occupazioni fortemente esposte all’automazione tramite intelligenza artificiale generativa, rispetto a sei uomini su dieci”, scrive Mark McNeilly, professore di marketing presso la Kenan-Flagler School e principale autore della ricerca. Con “fortemente esposte” si intende che dal 25% al 50% dei compiti che queste persone svolgono abitualmente si prestano a essere sostituiti dall’IA.

Tra le professioni più minacciate ci sono quelle di supporto amministrativo in ufficio, che occupano per il 71.9% le donne e per il 28.1% gli uomini. Altri settori sono quello dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e dei servizi sociali e di pubblica utilità.

Tra gli uomini c’è una divisione 50-50 tra colletti bianchi e colletti blu. Ma tra le donne lavoratrici, il 70% sono impiegate e il 30% operaie”, spiega McNeilly. “Dunque, le donne sono più colpite per il semplice fatto che sono più numerose nei settori interessati dall’automatizzazione generata dall’intelligenza artificiale”.

Tuttavia, è ancora prematuro formulare delle previsioni attendibili e capire ora come cambierà in futuro il mondo del lavoro. Innanzitutto, perché l’introduzione di prodotti di intelligenza artificiale come ChatGpt, Bing Chat, Bard, Midjourney, che consentono a chiunque di generare testo, immagini, musica o video per uso aziendale o personale, è ancora troppo recente. Per di più, si tratta di strumenti che vengono aggiornati continuamente e la cui offerta sul mercato viene rinnovata settimanalmente.

In secondo luogo, le categorie occupazionali sono molto ampie e, all’interno di ognuna, ci sono delle sottocategorie che verranno colpite più di altre. “Per esempio, scrive McNeilly, nella professione legale, il 52,6% dei dipendenti sono donne. Tuttavia, la sottocategoria paralegale, che avrà maggiori probabilità di essere colpita rispetto ad altre sottocategorie dello stesso settore, è composta per l’83,2% da donne”. Pertanto, per determinare in modo più dettagliato l’impatto che avrà l’intelligenza artificiale sul futuro delle professioni, sarebbe più utile condurre una ricerca a livello di sottocategoria.

Se è presto per fare delle previsioni accurate, chiarisce McNeilly, è altrettanto vero che non è ancora possibile capire come affrontare i problemi sociali creati dall’intelligenza artificiale. Ciò che possiamo fare, per il momento, è coglierne le opportunità e rispondere in modo positivo al cambiamento. Per esempio, nel settore sanitario, questi strumenti potrebbero velocizzare i processi di diagnosi e cura, lasciando più spazio al rapporto umano tra paziente e operatore. In modo simile, potrebbero sgravare alcuni lavoratori dalle attività più noiose e ripetitive, permettendo di concentrarsi sugli aspetti umani più insostituibili, come la creatività.

Sarà cruciale acquisire familiarità con i nuovi tool e rimanere aggiornati sulle nuove tendenze dell’IA e comprendere come integrare questi strumenti nella propria professione.

“Il fatto che i cambiamenti siano positivi o negativi, per i singoli lavoratori”, dice McNeilly “dipenderà dalla loro occupazione, azienda, capacità individuali e di adattamento. Alcuni si adatteranno meglio di altri. Ci saranno vincitori e vinti”.

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