Economia

La Pubblica amministrazione è in buona salute?

Secondo la Relazione realizzata dal Cnel, è fondamentale puntare su digitalizzazione e inclusione per rendere il settore più attraente e accessibile, soprattutto per i giovani. Migliora la lotta all’evasione fiscale
Credit: Mizuno K
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7 luglio 2023 Aggiornato alle 13:00

Il ruolo della Pubblica amministrazione è sempre stato centrale in Italia, ma dopo la pandemia la sua centralità si è rafforzata. L’obiettivo che ci si pone è quello di «conoscere per migliorare», così ha dichiarato Renato Brunetta in occasione della presentazione della Relazione 2022 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche centrali e locali alle imprese e i cittadini a opera del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), di cui è Presidente.

Per la stesura della relazione è stata di essenziale rilevanza la collaborazione con l’Istat, il Presidente Francesco Maria Chelli, infatti, ha voluto sottolineare l’importanza di fornire un quadro generale, mettendo in mostra le luci e le ombre della Pa, che grazie ai progetti, alle riforme e agli investimenti previsti dal Pnrr può realmente fare un salto di qualità non indifferente.

«Non smetterò mai di investire sulla qualità del settore pubblico», così Brunetta ha ribadito la centralità dei servizi pubblici, che rappresentano il fulcro dell’efficienza di una comunità sia sociale che economica.

Ma andiamo nel dettaglio: com’è la situazione dei servizi pubblici nel nostro Paese? Per quanto riguarda la sanità, i servizi pubblici italiani hanno manifestato una reazione formidabile alla pandemia, soprattutto durante la campagna vaccinale ma, nonostante questo, emergono forti criticità. Come dichiarato dal consigliere del Cnel, Alessandro Geria, dal 2015 a oggi si registrano 15.000 specialisti in meno negli ospedali, circa 5.000 medici generali in meno e un’ulteriore riduzione degli operatori di pronto soccorso.

I princìpi fondamentali che devono essere alla base della Pa sono essenzialmente 2: inclusione e digitalizzazione. Il divario territoriale è molto evidente: migliorano i comuni medi, mentre la spesa è ancora troppo bassa per i comuni più piccoli, in particolare nel Mezzogiorno.

Tuttavia, il gap territoriale si sta pian piano riducendo, passando da un divario territoriale tra il Nord-Est e il Sud del 128% all’89%, nel futuro, quindi, si hanno segni di riequilibrio territoriale.

Per quanto riguarda la digitalizzazione, il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha dichiarato che l’obiettivo principale consiste nel rendere più attrattiva e semplice la Pa anche per i giovani. Secondo i dati, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per il rapporto tra residenti e dipendenti pubblici, il che significa che vi è un grande bisogno di nuove assunzioni. Basti pensare che negli anni che vanno dal 2010 al 2020 la Pa ha perso quasi 300.000 persone.

Semplificazione, quindi, per il reclutamento e la selezione, con l’avvio di un portale digitalizzato per le procedure concorsuali, così da renderle più rapide, e l’istituzione di un termine massimo di tali procedure di 6 mesi anziché di 2 anni, come è avvenuto nel passato.

Per quanto riguarda l’istruzione, la situazione non è così florida. Per i servizi da 0 a 3 anni la copertura è pari al 27%, ma anche in questo caso si registrano fortissimi divari territoriali con la Campania e la Calabria che raggiungono a malapena una copertura del 12%. A tutto ciò, si aggiunge un altro dato estremamente preoccupante: a causa del forte calo delle nascite, si stima che nel 2034 il corpo studentesco calerà del 17%. L’eterogeneità territoriale prosegue nell’istruzione primaria e si amplia maggiormente nella secondaria.

Inoltre, l’Italia è l’ultimo Paese Ocse per quota di laureati in età di lavoro, con una percentuale del 20% nella fascia d’età 25-64 anni. Il nostro Paese si pone anche al di sotto della media europea per la spesa a favore dell’istruzione, raggiungendo uno dei valori più bassi in Ue (4,3% del Pil). In questo senso, si sottolinea l’importanza del Pnrr che può fornire una spinta non indifferente: grazie ai fondi messi a disposizione dal Pnrr, infatti, è stato raggiunto l’obiettivo del 33% (Strategia di Lisbona) per i servizi da 0 a 6 anni.

Miglioramenti per quanto riguarda, invece, l’evasione fiscale anche grazie all’introduzione di due misure importanti come lo split payment e l’obbligo della fatturazione elettronica. Per la trasformazione digitale, invece, entro il 2030 dovremo raggiungere 5 obiettivi: almeno l’80% della popolazione dovrà avere un’identità digitale, favorire l’adozione del Cloud nella Pa, almeno il 75% della popolazione dovrà avere le competenze digitali di base, l’80% della popolazione dovrà avere accesso ai servizi pubblici online e il 100% delle famiglie dovrà avere una connessione a banda ultre-larga.

Tanti, quindi, gli obiettivi per il futuro a cui si aggiunge un impegno che il Presidente del Cnel Renato Brunetta ha dichiarato durante la presentazione: «premiare le amministrazioni più virtuose per dare una mappa al nostro Paese in termine di raggiungimento degli obiettivi».

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