Ambiente

Ultima Generazione e il turista al Colosseo non sono uguali

Cosa li accomuna? “Imbrattare” le opere d’arte? Però ci sono un paio di differenze: gli attivisti lo fanno per la nostra sopravvivenza e le loro azioni non provocano mai danni permanenti. L’incisione con le chiavi, sì
Credit: Simone Fischer 
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30 giugno 2023 Aggiornato alle 06:30

Il 23 giugno un turista americano ha inciso con le chiavi il nome della sua ragazza sulle mura del Colosseo. La scena è stata filmata dalle persone presenti sul posto e ricondivisa sui social, fino ad allertare gli agenti di polizia.

Come riportato da Ansa, il giovane “rischia almeno 15.000 euro di multa e il carcere fino a 5 anni”. Domenica 25 giugno L’Ente Parco Archeologico del Colosseo ha presentato denuncia per il danneggiamento all’Anfiteatro Flavio. Secondo quanto si apprende, la denuncia è stata notificata ai carabinieri di piazza Venezia, che indagano ora per deterioramento dei beni culturali e violazione del regolamento di polizia urbana.

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha commentato su Twitter la vicenda: “Reputo gravissimo, indegno e segno di grande inciviltà, che un turista sfregi uno dei luoghi più celebri al mondo, il Colosseo, per incidere il nome della sua fidanzata. Spero che chi ha compiuto questo gesto venga individuato e sanzionato secondo le nostre leggi”.

Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo, ha detto ai microfoni di Radio Rai 1: «È un atto gravissimo. Credo manchi un’educazione, una formazione al rispetto del Patrimonio. Chi scrive sui monumenti ovviamente non ha avuto un’educazione nei confronti del nostro Patrimonio culturale e dei Beni culturali che rappresentano la nostra memoria. (…) Tra l’altro siamo in un sito Unesco, quindi stiamo parlando del patrimonio dell’umanità. Si tratta di persone che non hanno avuto a scuola, nella famiglia, un’educazione che porti al rispetto. Al rispetto poi anche di sé stessi. Stiamo facendo di tutto per rintracciare questa persona».

Poi, un servizio del Tg1 ha paragonato questa azione a all’attivismo di Ultima Generazione, che in passato ha spruzzato vernice lavabile su opere e monumenti per ottenere visibilità riguardo un tema su cui politica nazionale e internazionale sembra non mostrare tanto interesse: il cambiamento climatico.

Si può discutere all’infinito riguardo l’efficacia di queste forme di protesta, ma la demonizzazione (in atto) ha spesso condotto a diffondere notizie fuorvianti o false. Gli attivisti e le attiviste di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion sono stati, infatti, accusati senza alcuna verifica di non essere andati ad aiutare le città dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione, quando in realtà si erano organizzati, collettivamente o in autonomia, per andare a dare il proprio contributo, lontano dai riflettori social.

Per comprendere davvero le proteste è necessario prendere coscienza del fatto che queste forme di mobilitazione, così diverse da quelle adottate dall’attivismo del passato, sono una diretta conseguenza del ridotto collegamento tra la politica e gli stessi gruppi, che quindi cercano altri modi meno “convenzionali” per esprimere la propria visione.

Il simbolismo di queste forme di proteste è legato all’inesorabilità dello scorrere del tempo, un fenomeno che forse resta fuori dalle opere d’arte e dai monumenti, eterni e immutabili, ma che potrebbe aiutare a ricordarci che il tempo per combattere il cambiamento climatico sta scadendo. Sono più saggi i ragazzi e le ragazze che si preoccupano di non arrecare danni permanenti alle opere prese di mira o i politici che non si assumono la responsabilità di fornire risposte concrete a chi pretende giustizia climatica?

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