Ambiente

Fotovoltaico sui tetti: soluzione per decarbonizzare l’Italia?

L’ultimo studio Cerved ha individuato 300 chilometri quadrati di tetti dove installare pannelli fotovoltaici. E poter così raggiungere la decarbonizzazione entro il 2030
Credit: Manny Becerra
Tempo di lettura 4 min lettura
29 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

Per l’Italia è possibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030. Il come, almeno a livello teorico, è abbastanza semplice: basterebbe ricoprire i tetti delle aree industriali di pannelli fotovoltaici.

Un recente studio condotto da Cerved ha infatti individuato spazi per 300 chilometri quadrati disponibili sui tetti più estesi degli edifici lungo tutta la penisola: con questa strategia si potrebbe coprire fino al 75% delle nuove istallazioni fotovoltaiche necessarie da qui ai prossimi sette anni.

Un’idea che aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi del pacchetto europeo Fit-for-55 che prevede che, entro il 2030, il 65% dell’energia elettrica sia prodotta da fonti rinnovabili. Nello specifico, per il nostro Paese, si tratta di installare tra 70 e 75 gigawatt di nuova capacità rinnovabile, raddoppiando dunque il parco delle energie green attualmente in servizio.

Il fotovoltaico non è l’unica risorsa disponibile, certo, ma per quel che riguarda l’eolico, a esempio, è necessaria la sostituzione degli impianti attuali con tecnologie “repowering”, più efficienti. E la ragione è semplice: le aree in cui l’intensità del vento è maggiore sono già stati occupate.

Ma il repowering potrebbe portare a numeri importanti. Erg, il gruppo leader nel settore in Italia, ha fatto sapere che la sostituzione delle pale potrà triplicare la potenza installata: le nuove pale, infatti, sono in grado di generare all’anno l’equivalente di 10 ettari di campi solari.

In questo contesto, però, è chiaro che l’eolico, on shore (sulla terraferma) “potenziato” oppure off-shore (a largo delle coste), non è in grado, da solo, di raggiungere gli obiettivi previsti dal Fit-for-55. Ed ecco che entra in gioco il fotovoltaico con gli spazi disponibili sui tetti dei siti industriali.

Come detto, Cerved, tolte le aree in cui sono già presenti impianti fotovoltaici, tolte le “ostruzioni” che rappresentano, pressappoco, il 3% della superficie, e selezionati solo i tetti piatti e orientati verso sud-sudovest (il 65% circa del totale), ha individuato una superficie pari a 300 chilometri quadrati su circa 100.000 tetti.

Che cosa succederebbe se tutta la superficie individuata fosse ricoperta di pannelli? Presto detto: si arriverebbe a una potenza installata pari a 30 gigawatt di nuovi impianti. In altri termini, si avrebbe il 75% degli obiettivi di nuova potenza fotovoltaica e il 60% di potenza aggiuntiva, pari a 50 gigawatt di produzione.

Secondo Andrea Mignanelli, Amministratore delegato del gruppo Cerved, spiega che, però, si tratta di una soluzione le cui potenzialità non sono colte da tutti, trovando una certa resistenza: «Abbiamo sempre meno tempo per reagire perché la rapidità del cambiamento sta accorciando i cicli di innovazione. I dati e le tecnologie avranno un ruolo centrale per affrontare le sfide che abbiamo davanti, di cui dobbiamo comprendere i rischi ma anche le opportunità».

Sulla stessa lunghezza d’onda si pone l’iniziativa di Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, che però si concentra sugli edifici a uso residenziale. Secondo gli esperti, «per soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del settore residenziale nazionale servirebbe installare pannelli fotovoltaici sul 30% circa della superficie complessiva dei tetti degli edifici a uso abitativo del nostro Paese, che equivale alla quasi totalità dell’area idonea all’installazione di questi dispositivi».

Ancora, «nel nostro Paese gli edifici a uso residenziale sono oltre 12 milioni con una superficie complessiva dei tetti di circa 1,500 chilometri quadrati, di cui solo 450 (il 30% del totale circa) potrebbe avere caratteristiche adeguate all’installazione di pannelli fotovoltaici».

L’obiettivo ideale di Enea, dunque, sarebbe quello di occupare tutto il potenziale spazio occupabile, generando quasi 80.000 gigawatt di energia per una potenza complessiva installata di 62 gigagwatt.

Se non si riuscisse a sfruttare l’intera area a disposizione, comunque, si otterrebbero buoni risultati: l’energia prodotta, infatti, «sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico del settore residenziale pari a un consumo medio annuo di circa 65.500 mila gigawatt».

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