Economia

Banca mondiale: le iniziative sono davvero pro ambiente?

Centinaia di progetti sostenuti dalla World Bank, con l’obiettivo di affrontare il climate change, sembrerebbero non avere alcun legame con la mitigazione del clima
Credit: Shubham Dhage
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16 giugno 2023 Aggiornato alle 19:00

Nel 2016, la Banca Mondiale (BM) lanciò un allarme: in assenza di seri provvedimenti su scala globale, il cambiamento climatico avrebbe trascinato in uno stato di povertà almeno 100 milioni di persone. Il 7 aprile di quell’anno, dunque, decise di utilizzare il 28% dei suoi investimenti per il piano climatico Climate Change Action Plan.

L’allora presidente Jim Yong Kim fu il primo finanziatore per i Paesi in via di sviluppo, per aiutarli in una crescita economica, ma anche per uno sviluppo sostenibile e consapevole della crisi climatica cui il Pianeta era soggetto. Le stime prevedevano che entro il 2020 si sarebbero dovuti impiegare circa 29 miliardi di dollari l’anno, soddisfacendo parte dei 100 miliardi promessi dai Paesi industrializzati a COP21, Parigi.

Non avendo raggiunto gli obiettivi auspicati, nell’aprile di quest’anno il meeting primaverile a Washington DC di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale ha trovato come argomento cardine l’aumento degli investimenti per contrastare la crisi climatica e sostenere uno sviluppo a basse emissioni, riducendo il debito delle economie più vulnerabili. L’obiettivo fissato è prestare fino a 50 miliardi di dollari in più per aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere uno stato di benessere che possa essere in linea con le esigenze ambientali.

«Gli Incontri di Primavera del 2023 hanno permesso cambiamenti incrementali, come la Evolution Roadmap della Banca Mondiale; ma è necessario molto di più per ripristinare la fiducia dei Paesi vulnerabili al clima» ha dichiarato Laurence Toubiana, Ceo di European Climate Foundation.

Effettivamente è possibile che la BM possa perdere la fiducia delle iniziative climatiche dopo ciò che è stato scoperto dallo studio di un gruppo di ricercatori del Center for Global Development e del Breakthrough Institute riguardo i progetti climatici della Banca. Sono più di 2.500 le iniziative che l’istituto di credito ha dichiarato essere utili al cambiamento climatico. Centinaia di questi sembrano avere poco a che fare con lo sviluppo dei Paesi in via di sviluppo per una strada sostenibile ed ecologista.

Tantissimi dei piani che sono utili per il benessere di molti Stati bisognosi di aiuti economici sono etichettati come iniziative per l’ambiente. Lo afferma lo stesso neopresidente del gruppo Banca Mondiale, il 63enne Ajay Banga, scelto dal presidente Biden in seguito alle dimissioni anticipate di David Malpass, protetto di Trump. Dopo una lunga esperienza da dirigente nel settore privato (Nestlé, Pepsi, Citi, Mastercard, Exor) si trova a guidare la più grande impresa bancaria del mondo ed è convinto che «La lotta alla povertà e la crisi climatica sono diventate crisi intrecciate». Ogni passo nello sviluppo di questi Paesi comporta un avvicinamento dello Stato alla sostenibilità ambientale.

Dal 2011 viene utilizzato un metodo che divide in percentuale gli investimenti per progetti che hanno più o meno a che fare con la causa ambientale, concedendo per alcune iniziative solo un piccolo co-beneficio. Non è chiaro, in realtà, se alcuni progetti avessero davvero collegamenti con l’ambiente e il miglioramento del clima.

I Paesi in via di sviluppo hanno, oggi, bisogno di tornare a livelli di sostenibilità del debito. Come afferma Toubiana, «l’attuale architettura finanziaria internazionale non è adatta allo scopo e non dà risultati per i Paesi vulnerabili al clima e con problemi di debito. La correzione delle iniquità fondamentali dell’attuale sistema inizia con la crisi del debito. È fondamentale non sprecare lo slancio. Il Vertice per un nuovo patto di finanziamento che si terrà in giugno a Parigi deve produrre risultati concreti per quanto riguarda la riduzione del debito, i nuovi finanziamenti agevolati e le sovvenzioni, nonché la mobilitazione del settore privato».

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