Ambiente

La legge sul ripristino della natura è salva. Per quanto?

Voto rimandato al 27 giugno e mozione di rigetto bocciata: la norma sulla protezione degli habitat europei continua il suo iter al Parlamento Ue. Ma sono ancora molti i detrattori
Credit: Oziel Gómez
Tempo di lettura 4 min lettura
15 giugno 2023 Aggiornato alle 18:00

Doveva essere il banco di prova “per cambiare la storia”, come chiesto da un comitato di scienziati internazionali in una lettera-appello alla Ue, dalle associazioni ambientaliste italiane al ministro Pichetto Fratin e persino da 50 leader di imprese e istituzioni finanziarie, da Ikea a Unilever.

Invece, la votazione della Legge sul ripristino della natura prevista per oggi in Commissione Ambiente del Parlamento europeo per passare poi al Consiglio dei Ministri è stata rimandata al 27 giugno per un picco di emendamenti, di polemiche, di furbizie politiche nemmeno tanto nascoste. Ma almeno è salva grazie agli 88 eurodeputati che si sono equamente divisi sulla mozione di rigetto presentata dal Partito popolare europeo: 44 a favore, 44 contrari.

Elemento chiave della strategia Ue sulla biodiversità, la proposta di legge parte da un presupposto molto chiaro: con oltre l’80% degli habitat in cattive condizioni, la natura del Vecchio Continente è in “allarmante declino” e la norma consentirebbe di ripristinare le zone umide, i fiumi, le foreste, le praterie, gli ecosistemi marini e le specie che ospitano.

Gli obiettivi di recupero dovrebbero coprire il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi danneggiati nel 2050. Proprio per raggiungere questi traguardi, la proposta di legge non solo è di ampia portata ma scende nel dettaglio degli interventi e pone vincoli giuridici, motivo che ha scatenato le fazioni politiche più conservatrici e alcune lobby di categoria.

Nello specifico, il Nature Restoration Law punta a migliorare e ampliare gli habitat di biodiversità e di specie marine come delfini, squali e focene e a invertire il declino della popolazione di insetti impollinatori. A incrementare la connettività forestale e la presenza di uccelli e ad aumentare la superficie totale di spazio urbano verde e di stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate. A ripristinare le torbiere drenate a uso agricolo e a “identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno 25.000 km di fiumi siano ripristinati in uno stato di libero flusso entro il 2030”.

La querelle politica ha visto opporsi due schieramenti netti: da una parte la coalizione di destra e in particolare i conservatori del Ppe, gli agricoltori e i pescatori, dall’altra i partiti di sinistra, le Ong, i comitati scientifici e persino il mondo delle grandi imprese.

Secondo il Ppe, la legge provocherete perdite economiche enormi per il mondo agricolo e della pesca, mettendo in ginocchio gli approvvigionamenti europei, in difficoltà i consumatori e persino il futuro delle energie rinnovabili. «La stragrande maggioranza degli agricoltori non ha bisogno di alcuna lezione sulla sostenibilità», ha detto il presidente del Partito popolare Manfred Weber.

In risposta, il comitato di scienziati schierato a favore della legge ha confutato punto per punto le dichiarazioni di Weber. Nel documento inviato alla Ue, si esortano i responsabili politici a proseguire l’iter legislativo del Nature Restoration Law e anche del Sur (Regolamento dell’uso sostenibile) in quanto pietre miliari della sicurezza alimentare e della salute umana.

A chi dice che le rese agricole diminuiranno, gli esperti rispondono che la riduzione di pesticidi aumenterà a lungo termine la produzione. Le preoccupazioni per le aree marine che potrebbero danneggiare la pesca sono confutate dai dati che dicono che gli stock ittici protetti saranno anzi meno impattati dai cambiamenti climatici. Agli allarmi sulla perdita di occupazione, controbattono che sono le politiche attuali a far diminuire invece la manodopera.

Aggiungono le 50 imprese firmatarie del messaggio ai capi di Stato e della Ue che “le opportunità commerciali di un’economia positiva per la natura sono immense”. E ricordano come il World Economic Forum stimi che i modelli di business che cercano di invertire la perdita della natura potrebbero offrire opportunità per nuovi prodotti e servizi del valore di 10 trilioni di dollari l’anno.

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