Ambiente

Siamo pronti a cambiare per l’ambiente, ma i governi devono incoraggiarci

Il nuovo sondaggio Ocse condotto su 17.000 famiglie svela che i cittadini sono disposti a scelte meno impattanti purché non incidano troppo su portafoglio e convenienza
Credit: Lau Mejía
Tempo di lettura 6 min lettura
16 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

Tutti pronti a cambiare stile di vita per l’ambiente a patto che ciò non colpisca direttamente portafoglio e convenienza per le famiglie. Quest’ultime sono disposte a sforzi comuni ma devono essere i governi a incoraggiare scelte più sostenibili.

Questo è ciò che emerge da un nuovo sondaggio dell’Ocse che ha coinvolto diversi Paesi europei, Canada, Stati Uniti e Israele, concludendo come sia “fondamentale rendere le opzioni rispettose dell’ambiente più accessibili e convenienti, così come creare incentivi concreti per il cambiamento comportamentale”.

Nella terza indagine dell’Ocse sulle politiche ambientali e il cambiamento del comportamento individuale (Epic) emerge infatti che le famiglie dovrebbero avere “opzioni sostenibili e reali a fare scelte che possono ridurre l’impronta ambientale, che vanno dalla capacità delle famiglie di scegliere l’elettricità generata da fonti rinnovabili o di caricare le batterie dei veicoli elettrici con energia pulita”.

I trasporti pubblici dovrebbero essere “migliorati grazie a servizi più frequenti, una migliore copertura della rete e tariffe più basse”, così come “i premi per un comportamento più ecologico possono anche guidare abitudini sostenibili: a esempio gli acquirenti che portano contenitori riutilizzabili potrebbero ricevere sconti su prodotti alimentari sostenibili”.

Le scelte sostenibili però non dovrebbero essere “limitate a piccoli segmenti della popolazione, come le famiglie a reddito più elevato, i proprietari di case e coloro che vivono in case unifamiliari” ma anche pensate per le famiglie a basso reddito, gli inquilini e coloro che vivono nei condomini.

In totale l’Ocse ha intervistato quasi 17.000 famiglie e oltre la metà degli intervistati si aspetta che i cambiamenti climatici e le questioni ambientali riducano la qualità della vita sia per le generazioni attuali che per quelle future.

Due terzi (65%) indicano di essere disposti a scendere a compromessi personali sul proprio stile di vita a beneficio dell’ambiente. Tuttavia, per molti intervistati questi compromessi non dovrebbero comportare un costo finanziario. Il 63% degli intervistati concorda sul fatto che le politiche ambientali non dovrebbero imporre fuoriuscite extra di denaro. Circa il 40% degli intervistati concorda con entrambe queste affermazioni, indicando una probabile sfida per i governi nell’attuazione di misure legate alla domanda”, spiega l’Ocse.

“Questa indagine mostra che la disponibilità, l’accessibilità e la convenienza sono i fattori chiave che spingono le persone a prendere decisioni rispettose dell’ambiente, e c’è ancora molto margine di miglioramento”, sostiene il direttore dell’ambiente dell’Ocse, Jo Tyndall.

“I governi dovrebbero dunque cercare di rimuovere gli ostacoli alle scelte sostenibili e migliorare gli incentivi per fare queste scelte. Le famiglie hanno bisogno di un maggiore accesso a tutti i tipi di opzioni più sostenibili: dal trasporto pubblico potenziato e stazioni di ricarica per auto accessibili all’energia rinnovabile e ai servizi di raccolta per diversi tipi di rifiuti”.

Complessivamente il 42% degli intervistati riferisce che “la sicurezza personale è una questione molto importante” al pari delle “preoccupazioni economiche”. Il 35% pensa che il cambiamento climatico o altre questioni ambientali siano molto importanti e la preoccupazione tende a essere maggiore tra le donne, gli intervistati più anziani e coloro che hanno un’istruzione superiore. Infine, una serie di risposte al sondaggio a seconda dei vari settori.

Se si parla di energia “è più probabile che le persone intraprendano azioni di risparmio energetico che richiedono poco sforzo, come spegnere le luci quando si esce da una stanza (92% degli intervistati) piuttosto che comportamenti più difficili da adottare, come ridurre al minimo il riscaldamento o l’aria condizionata (68%)”.

La diffusione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica “è più limitata anche quando sono disponibili opzioni. Tra le famiglie per le quali è possibile l’installazione, meno di un terzo ha installato pompe di calore (30%), pannelli solari (29%) e batterie di accumulo (27%)”.

Se invece guardiamo ai trasporti “la maggior parte delle famiglie fa ancora affidamento su auto alimentate a combustibili fossili, con il 75% che riferisce che almeno un membro della famiglia ne usa una regolarmente”.

Tra gli utenti abituali di auto “il 54% ha affermato che guiderebbe di meno se il trasporto pubblico fosse migliore, a esempio se fosse più economico, più frequente o più diffuso. La mancanza di un’infrastruttura di ricarica sembra rimanere un ostacolo all’adozione dei veicoli elettrici, con il 33% degli intervistati che dichiara che non ci sono stazioni di ricarica entro 3 km da dove vivono”.

Passando ai rifiuti “molte famiglie usano borse della spesa riutilizzabili (83%), ma meno acquistano articoli di seconda mano (37%) o noleggiano beni dove questa potrebbe essere un’opzione praticabile (20%)”.

Le famiglie con accesso alla raccolta differenziata o sistemi di raccolta “vicini” producono in media il 26% e il 42% in meno di rifiuti misti rispetto alle famiglie prive di tali servizi, sottolineando l’importanza dell’accesso a opzioni convenienti. Il 16% delle famiglie smaltisce le apparecchiature elettriche ed elettroniche indesiderate insieme ai rifiuti misti.

A livello di cibo e alimenti, “per gli intervistati l’accessibilità, il gusto, la freschezza e il valore nutritivo sono più importanti delle considerazioni ambientali quando si effettuano acquisti di cibo. I latticini sono i prodotti animali più frequentemente consumati, con il 69% delle famiglie che dichiara di consumarli più volte.

Complessivamente il 24% delle famiglie riferisce di mangiare carne rossa più volte alla settimana e meno della metà degli intervistati sarebbe disposta a sostituire la carne con un’alternativa coltivata in laboratorio”.

Infine, uno sguardo legato ai cambiamenti dovuti dalla pandemia. Il 57% degli intervistati prevede infatti di “volare tanto quanto prima dopo il Covid-19 e solo il 28% prevede di volare di meno. Sulle abitudini alimentari, il 29% si aspetta di mangiare fuori meno frequentemente dopo il Covid-19 e il 17% si aspetta di farlo più spesso. Allo stesso modo, il 25% prevede di ordinare da asporto meno spesso, mentre il 15% prevede di farlo più spesso”.

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