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Kinsey Scale: che cos’è?


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Credit: Carlos de Toro @carlosdetoro
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 15:28

Nel 1948 Alfred Kinsey e i suoi colleghi Wardell Pomeroy e Clyde Martin pubblicarono la ricerca Sexual behaviour in the Human Male, in cui si diceva che il 10% della popolazione fosse omosessuale (erano stati “più o meno esclusivamente omosessuali per almeno tre anni nell’età tra i 16 e i 55 anni”).

Secondo i risultati dello studio, quasi il 46% dei soggetti maschi ha “reagito” sessualmente a persone di entrambi i sessi nel corso della sua vita adulta e il 37% ha avuto almeno una esperienza omosessuale. L’11,6% degli uomini bianchi tra i 20-35 anni aveva “comportamento o attrazione ugualmente eterosessuale e omosessuale”.

Il 7% delle donne single tra i 20–35 anni e il 4% di donne tra i 20–35 anni che erano state sposate aveva “comportamento o attrazione ugualmente eterosessuale e omosessuale”.

Dal 2% al 6% delle donne di età tra i 20–35 anni era “prevalentemente omosessuale” e tra l’1% e il 3% di donne non sposate tra i 20–35 anni era “esclusivamente omosessuale”.

Crollava così la tesi che l’eterosessualità fosse norma indiscutibile e l’omosessualità una devianza che interessava un piccolissimo numero di diversi.

Questo da un lato portò a riconsiderare il fenomeno dell’omosessualità, dall’altro permise ai singoli omosessuali di comprendere che non erano soli. I dati del Rapporto Kinsey, tuttavia, non sono ritenuti attendibili, poiché il campione d’indagine fu abbastanza limitato e la valutazione degli intervistati non rispose, spesso, al loro comportamento sessuale effettivo.

Per la valutazione degli intervistati, la ricerca introduceva la cosiddetta Scala Kinsey (o Heterosexual-Homosexual Rating Scale) che, nonostante le sue limitazioni, è stata la prima scala scientifica a suggerire che la sessualità umana e l’attrazione sessuale sono un continuum e non si limitano esclusivamente agli orientamenti eterosessuali o omosessuali.

“Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso”, spiegò Kinsey per illustrare il modo in cui la sessualità umana non è divisa in compartimenti stagni, ma varia secondo un criterio di gradualità anche nel medesimo individuo, a seconda delle circostanze ambientali e legate all’età.

La scala Kinsey è formata da 7 livelli, va da 0 a 6 e include una categoria aggiuntiva denominata “X”. Ecco le varie classificazioni e le loro definizioni:

0: Comportamento o attrazione esclusivamente di sesso opposto/eterosessuale

1: Prevalentemente eterosessuale, ma leggermente incline a essere attratto dallo stesso sesso o ad assumere comportamenti omosessuali

2: Prevalentemente eterosessuale, ma più che leggermente incline a essere attratto dallo stesso sesso o ad assumere comportamenti omosessuali

3: comportamento o attrazione ugualmente eterosessuale e omosessuale

4: Prevalentemente omosessuale, ma più che leggermente incline a essere attratto dal sesso opposto o ad assumere comportamenti eterosessuali

5: Prevalentemente omosessuale, ma leggermente incline a essere attratto dal sesso opposto o ad assumere comportamenti eterosessuali

6: Comportamento o attrazione esclusivamente omosessuale/omosessuale

X: Nessun contatto o reazione socio-sessuale/asessuale

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