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Pride Month: un mese orgoglioso e rigoglioso

Dal 1969, giugno è dedicato alla comunità Lgbtq+. Un’occasione per ricordarci quanto è importante stare insieme, incontrarsi e, soprattutto, far vedere la propria normalità. La propria allegria, il proprio amore
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10 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Le parole sono cose strane, con tante facce. Una parola può voler dire una cosa sola, tante cose insieme o tante cose, ma una per volta. Una parola che non vuol dire una cosa sola ma tante è “orgoglio”.

Il dizionario recita così: “Orgoglio. Stima eccessiva di sé […] per cui ci si considera superiori agli altri”. In questo caso, l’orgoglio non è una gran bella cosa, perché fa sentire piccoli gli altri. Ma orgoglio vuol dire anche (e questo lo dice sempre il dizionario): “giustificata fierezza”. In questo caso, l’orgoglio è una cosa giusta: vuol dire essere contenti di sé, di quello che si è o che si è fatto, senza dar fastidio agli altri. Per finire, orgoglio è un sinonimo - cioè un altro modo di dire la stessa cosa - di “rigoglio”. Una pianta rigogliosa, tu lo sai, è una pianta che è diventata pienamente sé stessa, sbocciata, felice e con le fronde al vento.

Dal 1969, giugno è il Pride Month. In inglese vuol dire “mese dell’orgoglio”. Non è il mese di ogni tipo di orgoglio, però. Nello specifico, è il mese dell’orgoglio Lgbtq+ e si festeggia in tutto il mondo. Durante questo mese color arcobaleno, si organizzano manifestazioni, eventi, dibattiti, incontri, concerti. Per stare insieme, incontrarsi e, soprattutto, farsi vedere, smettere di nascondersi e, come la pianta di cui ti parlavo prima, sbocciare e spampanarsi.

Lgbtqia+ è un’altra parola strana, un acronimo, che vuol dire tante cose insieme. Raggruppa un gran numero di persone con due cose in comune: la prima è quella di non essere eterosessuali e cisgender. Una persona eterosessuale è una persona che, quando s’innamora, lo fa di una persona del sesso opposto: un maschio che s’innamora di una femmina e viceversa, insomma.

Cisgender vuol dire una persona che si riconosce nel proprio genere: quando si guarda allo specchio, nuda e spelacchiata, riconosce il suo corpo come quello del suo genere. Si riconosce anche nelle forme in cui il genere - maschio o femmina - si esprime in altri ambiti: nei vestiti, nella cultura, nelle attese della gente.

Le persone non eterosessuali e non cisgender sono tante e sono molto diverse fra loro. Ci sono maschi che s’innamorano di altri maschi, femmine a cui piacciono le femmine e persone a cui piacciono sia gli uni che le altre.

Ci sono persone che, quando si guardano allo specchio, non si riconoscono in quello che vedono e, pur avendo un corpo di maschio o di femmina, sanno di avere un’anima diversa.

Ci sono persone a cui le coccole non piacciono ma che sanno amare fortissimo. Ci sono persone che non capiscono proprio come il mondo possa essere diviso in due sole grandi categorie e che amano viaggiare nella loro identità, cambiando, provando, giocando.

Ci sono persone che sono nate con un corpo con delle caratteristiche dei maschi e altre caratteristiche delle femmine e che devono trovare, in questa mescolanza imprevista del corpo, il posto per il loro cuoricino. E ci sono persone che non hanno una risposta e la cercano.

L’altro grande punto in comune che tutte queste persone diversissime hanno, purtroppo, è quello di essere maltrattate dalla società. Ci sono Paesi nel mondo in cui due maschi che si tengono per mano possono andare in prigione. E pure da noi, in Italia, dove abbiamo il bellissimo diritto di essere chi vogliamo e di amare chi amiamo, tante persone vorrebbero che le persone Lgbtq+ se ne stessero rinchiuse in un cassetto.

Le persone Lgbtq+ sono troppo spesso offese per strada, malmenate, allontanate dalle proprie famiglie o dagli amici. Possono essere discriminate sul posto di lavoro. Ultimamente, in Italia, le famiglie arcobaleno stanno affrontando una brutta battaglia perché la legge impedisce di registrare i loro bambini all’anagrafe.

Un bambino che non è registrato all’anagrafe è come se non esistesse. Un genitore il cui bambino non è registrato all’anagrafe è come se non fosse un genitore. A una famiglia che non può esistere all’anagrafe perché ci sono due mamme o due papà che si amano si vuole dire che l’amore tra due mamme o due papà non può esistere. Però esiste, esiste eccome, ed esiste da quando esiste l’amore.

Giugno, allora, serve proprio a questo, a farsi vedere, a far vedere la propria normalità, la propria allegria, il proprio amore. E a essere rigogliosi come tante bellissime piante in fiore. Quando saranno finite le botte, le offese, le leggi cattive, anche la grandissima comunità Lgbtq+ non avrà più bisogno di un mese per essere orgogliosa, perché avrà tutto l’anno per essere rigogliosa. Ma per ora il sole che splende indisturbato è ancora lontano: allora aggrappiamoci all’arcobaleno.

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