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Kink: cosa significa?


Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Credit: Colin Lloyd
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 2 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 15:28

Il termine inglese kink (come il suo derivato kinkiness e l’aggettivo kinky) descrive una gamma di pratiche sessuali non convenzionali, come feticismi o Bdsm (schiavitù, disciplina, sadismo e masochismo). Esempi di pratiche kinky sono il gioco con la cera, il bondage, lo spanking, il pony-play e altri giochi di dominazione-sottomissione o umiliazione erotica, ma anche l’esibizionismo, i fetish e secondo alcuni il sesso di gruppo. Il termine è generalmente contrapposto a vanilla, che definisce le pratiche più usuali.

Molto spesso le persone kinky (kinkster) subiscono stigma, discriminazioni, patologizzazione e talvolta perfino ostacoli alla custodia deə propriə figliə a causa dei loro comportamenti sessuali: del resto, l’immagine preferita dagli omofobi per screditare le persone Lgbtqai+ è quella di uomini in perizoma di pelle (spesso fotografati in occasione del Pride) a cui, ci viene chiesto, “affidereste mai dei bambini?”.

I punti di contatto con le persone queer sono numero: per questo, secondo alcune persone, all’acronimo Lgbtqai+ dovrebbe essere aggiunta la K di Kink. Su questo punto, la comunità Lgbtqai+ ha pareri contrastanti.

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