Ambiente

La Cop28 appare sempre più lontana dal concetto di “uguaglianza”

Varati pacchetti di sponsorizzazioni milionari, che solo grandi aziende del Nord potranno permettersi. Dallo scandalo mail a quello su Al Jabar, la Conferenza sul Clima è sempre più disuguale
Credit: Henning Kaiser/dpa
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14 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

Profili fake per ribaltare la credibilità. Mail spiate da una delle principali compagnie petrolifere degli Emirati, la Adnoc. Dittatori (il siriano Assad) invitati al vertice. Sponsorizzazioni e operazioni di marketing per favorire le aziende, potenzialmente anche del fossile così come gli interessi dei lobbisti dell’Oil & Gas.

La Cop28 che si terrà a Dubai da fine novembre a metà dicembre - già al centro di furiose polemiche per la scelta di farla presiedere dal sultano Al Jaber, che è anche manager di una azienda petrolifera oltre che impegnato nelle rinnovabili- non trova pace.

Mentre a Bonn in Germania sono in corso i pre negoziati nel tentativo di trovare una quadra sul futuro degli accordi per il clima in un mondo già fortemente diviso fra Nord e Sud, tra produttori (anche di combustibili fossili) e Paesi sfruttati e poco responsabili delle emissioni (che chiedono di essere risarciti), emergono sempre più dettagli sulle incongruenze della Conferenza delle Parti sul clima targata Onu.

Dopo lo scandalo delle mail spiate rivelato da The Guardian, ora il Financial Times aggiunge un tassello sulla vicenda Cop: gli organizzatori della conferenza sul clima stanno proponendo dei pacchetti ai principali sponsor aziendali (legati a diversi tipi di business) per il vertice di Dubai proprio nello stesso momento in cui gli Emirati Arabi Uniti tentano di combattere le crescenti critiche alla leadership di Al Jaber.

Secondo quanto riferisce il Ft la Cop28 ha offerto pacchetti di sponsorizzazione fino a oltre 8 milioni di dollari “per un partner principale per godere di un accesso privilegiato nella zona blu”, quella dove si riuniscono i leader mondiali.

Pacchetti che ovviamente potranno permettersi aziende di un certo spessore, aumentando le disuguaglianze all’interno dello spazio gestito dalle Nazioni Unite.

Lo spazio nella “zona verde” - società civile e piccole imprese - costa invece 7.000 dollari. Una spinta importante a livello di marketing - e tendente a favorire solo chi ha i soldi - che avviene in un periodo complicato: di recente infatti circa 130 tra parlamentari Usa ed europei hanno inviato una lettera per chiedere le dimissioni e la rimozione dal ruolo di leader del sultano Al Jaber a capo della compagnia petrolifera Adnoc.

Proprio per questo diverse agenzie di comunicazioni internazionali importanti si sono smarcate e ora i vertici della Cop28 stanno cercando altre società di consulenza per marketing e comunicazione.

La situazione è in generale complessa e diventa ancor più intricata anche vista la posizione di Al Jaber che ha sì ammesso la necessaria “graduale uscita dal fossile” ma continua a puntare sulle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 che, a detta di chi ci crede, sarebbero in grado di far perdurare in qualche modo l’industria petrolifera e delle altri fonti fossili. Il tutto avviene mentre nel frattempo Adnoc cerca di espandere la propria capacità di produzione del petrolio nei prossimi cinque anni.

Dunque, che partita si sta giocando? Un vertice del clima per chi ha fondi e contatti, oppure uno in cui ragionare seriamente sull’abbassamento delle emissioni che deve passare per la decarbonizzazione, così come sui finanziamenti Loss & Damage ai Paesi meno sviluppati economicamente?

Così come si preannuncia, con interessi più economici che climatici, la Cop sembra puntare alla chiamata a raccolta dei grandi inquinatori piuttosto che alla ricerca di immediate soluzioni alle emissioni. E se Abu Dhabi continuerà in una politica fatta per incrementare i rapporti commerciali con le grande potenze, sembra molto complessa l’ipotesi che i Paesi più vulnerabili possano davvero avere voce in capitolo alla Conferenza delle parti sul clima.

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