Ambiente

Lo strano caso dei ratti di Chicago

Il team del Rat Project cittadino ha scoperto che i roditori sopravvissuti ai topicidi hanno maggiori probabilità di portare malattie nelle case. Ecco perché
Credit: Emma Benitez
Tempo di lettura 4 min lettura
14 giugno 2023 Aggiornato alle 17:00

Si contende il primato con New York e a livello europeo con Londra e Parigi. Ma non è un traguardo così ambito: Chicago è infatti tra le città americane dove la presenza di ratti è più massiccia, infestante e al centro delle principali lamentele dei cittadini.

In un suo intervento su Knowable Magazine, Maureen Murray, ecologista della fauna selvatica e alla guida del Chicago Rat Project che dal 2018 monitora e studia la distribuzione dei roditori nella città, racconta di essere stata attratta (per modo di dire) dal contenuto dello stomaco di un ratto di un colore blu brillante, durante una delle sue analisi. Era la traccia di un rodenticida, il più comune veleno usato per uccidere i topi che in alcuni Stati è stato messo al bando perché incidentalmente può essere ingerito anche dagli animali domestici o dai predatori dei piccoli mammiferi.

Grazie a una successiva ricerca svolta sempre dal gruppo scientifico che segue il Rat Project, ci si è accorti che 99 ratti intrappolati e sopravvissuti all’avvelenamento avevano tre volte più probabilità di portare la leptospirosi rispetto a esemplari mai esposti al veleno. La motivazione potrebbe essere data dal fatto che i composti usati per avvelenarli influenzano il loro sistema immunitario e li espongono all’attacco dei parassiti.

La leptospirosi è la malattia zoonotica più diffusa al mondo. Come spiega Maureen Murray, si può contrarre se si viene a contatto con le urine dei ratti e causa febbre, dolore e insufficienza renale. È più comune nelle aree tropicali soggette a inondazioni ma può colpire anche nelle zone urbane infestate e sta diventando comune nei cani domestici. Anche le feci possono contenere salmonella e superbatteri antibiotico-resistenti.

Un’altra sorpresa del team è stato scoprire che sono i quartieri più ricchi ad aver maggior probabilità di contrarre la leptospirosi, per la presenza di edifici più grandi e antichi dove c’è maggior acqua stagnante nelle cantine e per la possibilità economica di ricorrere a disinfestatori professionisti, che usano grandi quantità di topicida.

Più scontato, invece, scoprire che gli appartamenti dove si notano di più gli escrementi sono quelle a basso reddito. Così come dove c’è spazzatura più accessibile c’è anche un numero maggiore di ratti che “banchettano”.

Tra le soluzioni proposte dal Rat Project per contenere e prevenire i contatti sgraditi c’è seguire l’esempio di New York.

La Grande Mela ha approvato una legge che obbliga i residenti a mettere fuori la spazzatura molto più tardi la notte e ha adottato un programma di compostaggio municipale. Mentre nella Columbia britannica è stato limitato l’uso di pesticidi solo alle strutture pubbliche come gli ospedali, le mense e i ristoranti.

«Bisogna anche cambiare il comportamento umano per impedire ai ratti di prosperare o di ammalarsi o di entrare nelle case», spiega Murray. «Nel 2021 abbiamo intervistato quasi 700 persone in tutta Chicago e solo il 30% sapeva che i ratti possono portare le malattie. Conoscere i rischi potrebbe incoraggiare più persone a usare guanti e candeggina quando puliscono».

E chissà che questi suggerimenti non vengano colti anche al di qua dell’oceano, dalla consigliera ecologista di Parigi Douchka Markovic che la scorsa estate si era schierata a favore dei roditori per le strade della Capitale: «Non chiamiamoli topi, ma surmolotti», aveva detto scatenando le ironie sui social. Aggiungendo: «Possiamo anche considerarli ausiliari nel trattamento dei rifiuti». A Chicago non sarebbero affatto d’accordo.

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