Ambiente

Gli animali prevedono i terremoti?

Grazie al biologging, gli studiosi del Max Plank Institute tedesco hanno registrato gli spostamenti di mucche, cani e pecore nelle Marche in occasione di 18.000 micro e macrosismi. Con risultati sorprendenti
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 febbraio 2022 Aggiornato alle 11:00

La prima testimonianza dell’insolito comportamento degli animali di fronte a una catastrofe naturale imminente risale al 373 a.C. Lo storico greco Tucidide raccontava che topi, cani, serpenti e donnole fuggivano dalla città di Elice alla vigilia del tragico evento. In tempi più recenti, nella Napoli del 1805, pecore, buoi, cani e oche avevano lanciato segnali di allarme all’unisono nei minuti precedenti alle scosse.

Lì dove tecnologie avanzate non riescono a prevedere disastri naturali alle porte, se non quando ormai è troppo tardi, gli animali sembrano avere dei sensori infallibili. Quando nel 2004, uno tsunami di magnitudo 9.1 si abbatté sull’Indonesia, uccidendo 225.000 persone, nei minuti e nelle ore precedenti all’impatto, secondo numerose testimonianze, gli elefanti si spostarono verso le alture, i fenicotteri abbandonarono le aree di nidificazione basse e i cani si rifiutarono di uscire all’aperto.

Nel 2017 l’Organizzazione meteorologica mondiale ha dichiarato che circa 100 Paesi non dispongono ancora di sistemi di allerta per i disastri naturali a cui sono soggetti. Proprio i resoconti di chi è sopravvissuto hanno spinto i ricercatori a studiare il comportamento animale di fronte a catastrofi naturali imminenti. Potrebbe essere utile nell’elaborazione di un sistema di allerta tempestivo per gli esseri umani?

Una delle indagini più interessanti in materia è stata condotta da un team guidato da Martin Wikelski del Max Planck Institute of Animal Behavior in Germania. Gli scienziati hanno registrato dei modelli di movimento di diversi animali (mucche, pecore e cani) – un processo noto come biologging – in un’azienda agricola marchigiana. A ciascun animale sono stati applicati collari con chip, che hanno inviato i dati sui movimenti a un computer centrale in lassi di tempo regolari tra ottobre 2016 e aprile 2017.

Durante questo periodo, le statistiche ufficiali hanno registrato oltre 18.000 terremoti nella regione, da scosse impercettibili di magnitudo 0,4 a veri e propri terremoti di magnitudo 4° più, incluso il devastante terremoto di Norcia di magnitudo 6,6.

Il team ha raccolto prove del cambiamento nei comportamenti degli animali, in genere entro le 20 ore prima dell’evento sismico. Gli animali da allevamento monitorati dagli esperti sono stati complessivamente molto più attivi del solito (+50%) per oltre 45 minuti: i ricercatori hanno previsto 7 degli 8 terremoti di magnitudo superiore a 4,0 con questo metodo.

«Più gli animali erano vicini all’epicentro, prima hanno cambiato il loro comportamento», ha detto Wikelski nel 2020, quando lo studio è stato pubblicato.

Un’ altra ricerca, sempre condotta da Wikelski, che monitorava i movimenti delle capre sulle pendici dell’Etna ha rivelato che gli animali sembravano anticipare in qualche modo i risvegli del vulcano.

In Sud America, l’etologa comportamentale Rachel Grant, ora alla London South Bank University, ha riscontrato risultati simili. Ha effettuato il biologging dei modelli di movimento degli animali utilizzando telecamere attivate dal movimento all’interno del Parco Nazionale di Yanachaga nelle Ande peruviane in un periodo che includeva il terremoto di Contamana di magnitudo 7,0 nel 2011.

Grant ha rilevato una serie di forti perturbazioni nelle cariche elettriche atmosferiche locali ogni 2 o 4 minuti, a partire da 2 settimane prima del terremoto. I fenomeni sismici sono invariabilmente preceduti da un periodo di stress tettonico, in grado di generare un fenomeno aereo luminoso chiamato “luce del terremoto”: onde elettromagnetiche a frequenza estremamente bassa che potrebbero fornire un segnale agli animali.

Alcuni scienziati ipotizzano che il mondo animale potrebbe aver sviluppato una sorta di meccanismo di fuga sismico, forse captando le onde in anticipo o percependo i cambiamenti nel campo elettrico in prossimità delle linee di faglia, quando la roccia inizia a comprimersi.

Potrebbe anche trattarsi di mutamenti chimici. A pochi giorni dal terremoto di magnitudo 7,7 del Gujarat, in India, nel 2001, i satelliti avevano registrato su una regione di 100 km quadrati un vertiginoso aumento dei livelli di monossido di carbonio, proprio in corrispondenza dell’epicentro. Secondo gli scienziati questo potrebbe essere una delle conseguenze dello stress sismico.

Molti animali, ovviamente, sono dotati di sensi altamente sviluppati, in grado di avvertire segnali in natura, per noi impercettibili. Potrebbero riuscire ad annusare sostanze chimiche sgradevoli, a percepire onde a bassa frequenza e la pelliccia o le piume potrebbero reagire all’aria ionizzata.

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