Ambiente

Firenze e Foggia, dove il recupero degli oggetti è solidale

In Toscana i volontari organizzano i Restart Party, per aiutare le persone a riparare dispositivi elettrici o elettronici. In Puglia, i detenuti lavorano materiali riciclati o tessuti per donarli alle famiglie povere
Credit: cottonbro studio
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8 giugno 2023 Aggiornato alle 10:00

2 città, 2 idee, un unico obiettivo: il recupero solidale. Ed ecco che, in un mondo veloce, qualcuno ha detto no all’obsolescenza programmata dei dispositivi elettrici ed elettronici, ma non solo. Siamo a Firenze e a Foggia.

Iniziamo dal capoluogo toscano, dove alcuni volontari dell’Associazione Restartes organizzano i Restart Party, eventi mensili della durata di 3-4 ore circa in cui persone competenti ne aiutano altre a riparare oggetti elettrici o elettronici: dalle lavatrici ai cellulari, dai pc ai televisori, guasti o mal funzionanti. L’obiettivo è tanto semplice quanto nobile: evitare di sostituire quanto acquistato e combattere l’obsolescenza programmata.

Ma non solo: perché questi incontri sono un modo per condividere le competenze e diffondere la riparazione condivisa. Gianni Trippi, presidente dell’Associazione, spiega che questa è nata «ispirandosi al Restart Project, movimento londinese che ha preso vita da un italiano, Ugo Bellauri, proprio per sensibilizzare le persone alla riparazione degli oggetti, per diffondere la cultura dei nostri nonni quando c’erano meno risorse economiche e si provava a riparare tutto».

E continua: «Abbiamo cominciato con un evento pubblico nel 2014 e non ci siamo più fermati. Non abbiamo una nostra sede, siamo itineranti. Una volta al mese andiamo dove ci invitano altre associazioni del territorio. Arriviamo con i nostri tutor-riparatori e insieme a chi ci porta gli oggetti iniziamo a ripararli. Nasce così una connessione profonda tra il proprietario, l’oggetto e chi lo ripara».

Se sei in zona e hai un dispositivo da riparare, segnati la data del 10 giugno, perché proprio in questa occasione si terrà un altro Party all’ex Gasometro del Pignone, sede dell’Associazione Angeli del Bello.

Trippi conclude: «Le persone arrivano con trolley pieni e portano davvero di tutto, persino vecchi ombrelloni, oggetti cui sono legati da ragione anche affettive. Il nostro slogan è “liberiamo gli oggetti”. Mi spiego: se mi portano un tostapane che è andato in corto, poiché anche qui spesso c’è un circuito elettronico introvabile, noi lo riportiamo indietro nel tempo, cioè lo rimettiamo in funzione con interruttore e timer a molla. La nostra è economia della riparazione. Torniamo al tempo in cui si realizzavano oggetti che dovevano essere indistruttibili».

In Puglia accade, invece, qualcosa di molto simile, ma qui a essere riparati non sono solo gli oggetti ma, come dice don Andrea Pupilla, anche le anime. Ed è proprio da lui, 42enne cappellano della Casa di reclusione di San Severo, in provincia di Foggia, e direttore Caritas, che ha dato vita a M’invento, un laboratorio definito da Pasquale Marchese (presidente Csv - Centri di servizio per il volontariato Foggia) come un «laboratorio di convivenza che tiene aperta una finestra sul mondo esterno».

Ad essere coinvolti, quindi, sono i detenuti, che si impegnano a confezionare materiale di riciclo o tessuti acquistati con l’aiuto del Centro Servizi Volontariato di Foggia, per essere donati alle famiglie povere che, ogni settimana, si rivolgono all’Emporio della Caritas.

«In passato per i detenuti organizzavamo corsi di cucina, laboratori di pasticceria – spiega don Andrea – ma insieme alle insegnanti del Centro di Istruzione per adulti David Maria Sassoli, che opera anche in carcere, abbiamo studiato un progetto che ci permettesse di creare un ponte con il territorio, perché il mondo fuori dal carcere è spesso ancora molto chiuso nei suoi pregiudizi».

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